Porta S.Giovanni

porta s.giovanni e mura aureliane

Porta S.Giovanni deve il suo nome alla vicina Basilica di S.Giovanni in Laterano e, come si può osservare nella foto sopra, consiste in un grande arco aperto nelle Mura Aureliane da Giacomo Della Porta secondo alcuni, da Giacomo del Duca secondo altri, sicuramente però per volere di Gregorio XIII (1572-85). L’apertura di questa porta stabilì l’inutilizzo dell’antica “porta Asinaria“, anche per il suo progressivo interramento, divenendo inagibile ed inadatta soprattutto per il traffico rotabile. Porta S.Giovanni venne inaugurata nel 1574 ad un livello molto più alto della succitata “porta Asinaria“, con un modello rappresentante più l’ingresso di una villa che non quello di un’opera militare di difesa e di fortificazione.

porta s.giovanni
1 Porta S.Giovanni

Il portale (nella foto 1 in particolare) si presenta privo di torri laterali e di bastioni e soltanto una bugnatura dentata ed un testone barbuto collocato sulla sommità della porta contribuiscono a rendere questo ingresso alla Città Eterna un qualcosa in più di un semplice fornice moderno. L’iscrizione posta a coronamento esterno della porta ricorda che “GREGORIUS XIII PONT MAX PUBLICAE UTILITATI ET URBIS ORNAMENTO VIAM CAMPANAM CONSTRAVIT PORTAM EXSTRUXIT ANNO MDLXXIIII PONT III“, ovvero “Gregorio XIII Pontefice Maximo, per la pubblica utilità e ad ornamento della città, lastricò la Via Campana (e) eresse la porta nell’Anno 1574, terzo del suo Pontificato”. Da notare che per “via Campana” va intesa la via Appia Nuova e che fu risistemata ed allargata dal pontefice in sostituzione dell’antica “via Asinaria“, della quale ricalcava le prime tre miglia. Gli odierni fornici ai lati della porta furono aperti per motivi di viabilità nei primi anni del Novecento, quando ancora, oltrepassata Porta S.Giovanni, si poteva vedere, al posto dei grandi fabbricati e delle odierne vie intasate dal caotico traffico automobilistico, un paesaggio campestre rappresentato da prati, casali, vigne e pergole di osterie. Qui i romani si recavano per le gite “fôri porta“, in particolare la Notte di S.Giovanni del 23 giugno, la famosa “notte delle streghe”, quando la Porta diveniva tutto uno spettacolo, con la sfilata dei carri, le corse al sacco, l’albero della cuccagna, i fuochi dei porchettari e le rinomate lumache al sugo. La leggenda voleva che il fantasma di Erodiade, la moglie adultera di Erode Antipa che, su istigazione di lei, aveva fatto decapitare S.Giovanni Battista, chiamava a raccolta le streghe sui prati del Laterano durante la notte che preludeva alla festa del Battista (il 24 giugno appunto): i romani allora accorrevano da tutte le parti suonando campanacci e campanelli ed accendendo i cosiddetti “Fuochi di S.Giovanni”, per opporre rumori e luci alla “notte delle streghe”.

monumento a s.francesco d'assisi
2 Monumento a S.Francesco d’Assisi

Anche l’uso di mangiare le lumache aveva un significato ben preciso: la tradizione voleva che durante questa notte vi fosse anche la riconciliazione di chi, durante l’anno, aveva avuto contrasti e divergenze e, visto che le corna anticamente non erano il simbolo del tradimento ma della discordia (non a caso sono divergenti), il mangiare lumache significava seppellire nello stomaco rancori ed inimicizie. Sulla omonima piazza di Porta S.Giovanni, situata all’interno delle Mura Aureliane, segnaliamo il monumento in bronzo a S.Francesco d’Assisi (nella foto 2), di Giuseppe Tonnini (1927), posto sopra un basamento di pietra bigia. Il monumento è composto dal Santo, raffigurato con le braccia levate al cielo e lo sguardo rivolto alla basilica di S.Giovanni in Laterano, e da cinque frati che ricordano i primi discepoli ai quali il Santo dettò le prime regole da seguire.

triclinio leoniano
3 Triclinio Leoniano

Degno di menzione è anche il grande nicchione decorato a mosaico (nella foto 3) situato di fronte alla facciata della basilica di S.Giovanni in Laterano. Seppure si tratti soltanto di una ricostruzione parziale, con qualche frammento autentico, dell’antico “Triclinio Leoniano” (la grande sala da pranzo eretta da papa Leone III), è quanto rimane, insieme all’adiacente Scala Santa, del “Patriarchìo“, l’antico palazzo lateranense sede del Patriarca di Roma. La copia è opera di Ferdinando Fuga e risale al 1743, voluta, come ricorda la grande epigrafe marmorea, da papa Benedetto XIV. Di fondamentale importanza è il mosaico situato sui due lati del catino, a simboleggiare il primato del potere spirituale della Chiesa su quello temporale: il mosaico fu voluto da papa Leone III in occasione dell’istituzione del Sacro Romano Impero.

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