Via di S.Martino ai Monti

via di s.martino ai monti

Via di S.Martino ai Monti (nella foto sopra) collega via Merulana con la piazza di S.Martino ai Monti, sulla quale si affaccia l’abside e la facciata posteriore dell’omonima chiesa dalla quale prende il nome. Questa via corrisponde all’antico tracciato del “clivus summus suburanus“, prosecuzione del “clivus suburanus“, che dalla Suburra conduceva fino alla porta Esquilina. Fino al 1870 questa via era denominata via della Coroncina, probabilmente per la presenza di una Madonnella inserita in una nicchia di una casa ed ornata con una piccola corona o rosario.

casa del domenichino su via di s.martino ai monti
1 Casa del Domenichino

Al civico 20 di via S.Martino ai Monti si trova la cinquecentesca Casa del Domenichino (nella foto 1), così denominata perché vi abitò il pittore bolognese Domenico Zampieri, detto appunto il Domenichino (1581-1641), come ricorda la targa fiancheggiante il portale centinato ed architravato. L’edificio, ristrutturato nel 1867, ha mantenuto in gran parte i caratteri originari; sopra il bugnato del pianterreno, presenta tre piani ed una sopraelevazione ottocentesca. Tra le opere romane a fresco di questo grande pittore vi sono le decorazioni nelle chiese di S.Gregorio al Celio e di S.Onofrio al Gianicolo, della Cappella di S.Cecilia nella chiesa di S.Luigi dei Francesi (1611-1614), dei pennacchi della cupola e della tribuna di S.Andrea della Valle (1623-28) e di quelli di S.Carlo ai Catinari (1630). Tra le tele sono degne di menzione invece la “Comunione di S.Gerolamo” (1614, Pinacoteca Vaticana), la “Caccia di Diana” e la “Sibilla Cumana” (1617, Galleria Borghese).

portale a via di s.martino ai monti
2 Portale al civico 8

Via di S.Martino ai Monti nasconde anche un altro pezzo pregiato di Roma, questa volta ancora più antico: negli ambienti adibiti a cantine dell’edificio situato al civico 8 (nella foto 2) si trova infatti un altare, scoperto nel 1888, dedicato a Mercurio, divinità protettrice delle attività commerciali. L’ara in marmo costituiva probabilmente la base di una statua ed era sistemata su un alto podio preceduto da una piattaforma in blocchi di tufo con due scalette laterali. Sull’altare è presente la seguente iscrizione: “IMP CAES DIVI F AVGVST PONTIF MAXIMVS COS XI TRIBVNICIA POTEST XIIII E STIPE QVAM POPVLVS ROMANVS K IANVARIIS APSENTI EI CONTVLIT IVLLO ANTONIO AFRICANO FABIO COS MERCVRIO SACRVM“, ovvero “L’imperatore Cesare Augusto, figlio del divo Giulio, Pontefice Maximo, Console per l’undicesima volta, investito del potere tribunizio per la quattordicesima volta dedicò questo monumento con il denaro che il popolo romano donò il primo gennaio, mentre lui era assente, durante il consolato di Iullo Antonio e Fabio Africano. Consacrato a Mercurio”. L’altare venne dedicato quindi nel 10 a.C. per volontà dell’imperatore Augusto, che aveva ripristinato una tradizionale festività romana, le “Compitalia“, con i soldi offerti dal popolo romano proprio in occasione di questa ricorrenza dei primi del mese di gennaio. Nei crocevia delle strade, detti “compita” appunto, dove le strade “competunt” ossia “si incontrano”, venivano realizzati, fin dal periodo arcaico, altari dedicati ai “Lares Compitales“, divinità il cui compito era quello di sorvegliare e proteggere i confini dei campi. In ambito cittadino questi altari, posti negli incroci di maggiore importanza, si trovavano a suddividere i diversi quartieri e, durante queste festività, vi si svolgevano cerimonie officiate dal “Magister vici“.