Piazza di S.Apollinare

piazza di s.apollinare

Piazza di S.Apollinare prende il nome dalla chiesa e dal Palazzo di S.Apollinare, ma probabilmente è Palazzo Altemps (nella foto sopra) quello che dà maggior lustro alla piazza. Il palazzo, costruito alla fine del XV secolo per il nipote di Sisto IV, Girolamo Riario, Generale di Santa Romana Chiesa, si presenta con una facciata semplice a tre piani, con bugnatura marcata agli spigoli e nelle lesene del portale ad arco situato in Via di S.Apollinare. A metà circa del Cinquecento il palazzo passò al Cardinale di Volterra Francesco Soderini e nel 1568 fu acquistato dal Cardinale Marco Sittico Altemps, nipote di Pio IV e figlio del conte Wolfango Altemps.

ariete su tetto di palazzo altemps
1 Ariete, emblema araldico degli Altemps

Fu allora che il palazzo venne completato e rinnovato ad opera di Martino Longhi il Vecchio, il quale vi aggiunse una grande altana con arcate fra lesene binate, sormontata da quattro guglie piramidali e coperta da una cupola su cui poggia un ariete rampante (nella foto 1), emblema araldico della famiglia Altemps. Ai primi del Seicento il secondo duca di Gallese nonché grande mecenate Giovan Angelo Altemps dette grande prestigio al casato ed al palazzo, impegnandosi nella raccolta di grandi opere d’arte e mise su una ricca biblioteca, acquistando tra l’altro nel 1611 quella del Cardinale Colonna (che era stata di Marcello II e del Cardinale Sirleto), passata poi in parte al Vaticano e in parte dispersa in un’asta del 1908. Fu sempre Giovan Angelo a ricevere in dono da Clemente VIII, nel 1604, le spoglie di Papa Aniceto (unico caso di un pontefice sepolto in un palazzo privato), ritrovate, secondo la tradizione cristiana, nelle Catacombe di S.Callisto: furono collocate all’interno di un’urna gialla che, secondo la tradizione, conservarono già le spoglie di un altro grande personaggio della storia, l’Imperatore Alessandro Severo. Oggi quest’urna è conservata nella cosiddetta “Cappella di S.Aniceto”, decorata dal Pomarancio e da Ottavio Leoni. Fu sempre Giovan Angelo a ricavare, nel seminterrato del palazzo, un teatro lungo circa 20 metri, sul quale poi, in epoca moderna, furono costruiti i due “Teatri Goldoni”.
Nel Settecento il palazzo fu affittato al Cardinale Polignac, che rese famoso il cortile (opera di Baldassarre Peruzzi) allestendovi due cerimonie molto importanti: nel 1725 le nozze del Re di Francia con Maria di Polonia e nel 1729 la nascita del loro primo erede maschio. Fu proprio grazie ad affittuari come il Polignac o alle varie accademie che qui si insediarono, come l’Arcadia o la Tiberina, se il palazzo continuò ad essere ben conservato, visto che gli Altemps, passata l’epoca d’oro, non se ne occuparono più molto. Nel 1887 l’edificio fu acquistato dalla Santa Sede e nel 1981 dal Ministero dei Beni Culturali. Oggi è una delle sedi del “Museo Nazionale Romano” (le altre sono la Crypta Balbi, le Terme di Diocleziano e Palazzo Massimo alle Terme) e vi sono custodite:

portico di palazzo altemps
2 Portico con quattro statue

– la Collezione Altemps, iniziata nel Cinquecento dal cardinale Marco Sittico Altemps ed arricchita successivamente da suo nipote Giovan Angelo. Le 120 sculture della raccolta iniziarono ad essere vendute e disperse verso la fine del Settecento. Le vendite continuarono per tutto il secolo successivo: alcuni dei marmi Altemps si trovano attualmente in vari musei d’Europa ed anche a Mosca, come il bel sarcofago dionisiaco ricordato dall’archeologo e storico d’arte Johann Joachim Winckelmann. Dell’originaria collezione si conservano nel palazzo soltanto 15 sculture: tra queste, particolarmente imponenti le quattro statue disposte scenograficamente sotto le arcate del portico settentrionale (nella foto 2), ovvero un giovane Ercole, un atleta in riposo, una Menade ed una Demetra, tutte copie di età romana da originali greci;

galata suicida
3 Galata suicida

– la Collezione Ludovisi, proveniente dalla bellissima Villa Ludovisi, con capolavori quali il “Galata suicida” (nella foto 3), una delle sculture più rappresentative della collezione Ludovisi, fonte di ispirazione per artisti e poeti che ravvisarono in essa un romantico anelito alla libertà: copia romana del I secolo a.C. dell’originale bronzeo, probabilmente era situata negli Horti Sallustiani ed ancor prima negli horti di Cesare;
il Trono Ludovisi, un grande rilievo marmoreo risalente probabilmente al V secolo a.C. ed anch’esso un tempo situato negli Horti Sallustiani, dove ornava il “Tempio di Venere Erycina“;

sarcofago grande ludovisi
4 Sarcofago Grande Ludovisi

un’altra meraviglia della Collezione Ludovisi è costituita dal Sarcofago Grande Ludovisi (nella foto 4), risalente alla metà del III secolo d.C., che raffigura i soldati romani che sottomettono i barbari. La scena è rappresentata su tre registri sovrapposti: in basso i feriti ed i caduti, distesi o inginocchiati, al centro la scena con la battaglia, in alto i comandanti romani, i suonatori di tromba e, al centro, il defunto al quale il sarcofago era destinato. L’uomo, raffigurato a cavallo, non combatte ma con il braccio destro alzato dirige ed incita i soldati. Si tratta di Erennio Etrusco, figlio dell’Imperatore Decio, entrambi morti in combattimento contro i Goti nel 251 presso Abritto, nell’attuale Bulgaria. Il sarcofago fu rinvenuto nel 1621 in una tomba fuori Porta Tiburtina e fu subito acquistato dal Cardinale Ludovico Ludovisi per esporlo all’interno di Villa Ludovisi.

– la Collezione Del Drago, proveniente da una raccolta che il Cardinale Francesco Massimo riunì nel Palazzo Albani Del Drago, durante i pochi anni che vi abitò a metà circa del Seicento, e la cui proprietà, insieme a quella del palazzo, giunse ai Del Drago. La collezione era composta da sculture, mosaici, tarsie marmoree, bronzetti, gemme incise e monete. Oggi, nella loggia di Palazzo Altemps, sono esposti quattro rilievi di quella raccolta, monumenti di fondamentale importanza per la storia dell’arte antica in quanto conosciuti e disegnati fin dal secolo XV, e poi resi celebri dalle pubblicazioni del succitato Winckelmann: il “Rilievo con banchetto funebre” (IV-V secolo a.C.), il “Rilievo con figure di divinità” (databile al II secolo d.C.), il “Rilievo di sarcofago con scena di Nova Nupta” (di età antonina) e il “Sarcofago con scene mitologiche di Marte e Venere” (II secolo d.C.);

dace della collezione mattei
5 Dace

– la Collezione Mattei, una raccolta di marmi antichi collocati originariamente all’esterno del casino di Villa Celimontana e trasportati nel 1996 presso Palazzo Altemps per motivi di sicurezza: famosa è la statua colossale del “Dace” in marmo giallo antico (nella foto 5).

Come già menzionato il palazzo ospitò il Teatro Goldoni, inaugurato nella seconda metà dell’Ottocento, e soprannominato “La Trappola”, molto probabilmente in memoria di un avvenimento che fece ridere tutta Roma: durante una rappresentazione, la canzonettista Teresina Naumacher, impaurita per l’improvvisa comparsa di un topo, gridò “Oddio, una sorca!“, ignorando che a Roma il termine “sorca” allude all’organo genitale femminile. Il teatro si specializzò in rappresentazioni di opere dialettali con il nome di “Teatro Romanesco” e chiuse l’attività nel 1911. Nel 1958 aprì il nuovo Teatro Goldoni, sempre negli stessi locali ma con un altro ingresso, di proprietà dell’attrice inglese Lillian Reilly, finché il figlio, Persichetti, lo trasformò in piano bar, chiudendo l’attività nei primi anni Ottanta.

chiesa di s.apollinare a piazza di s.apollinare
6 Chiesa di S.Apollinare

Su Piazza di S.Apollinare è situata l’antichissima chiesa di S.Apollinare (nella foto 6), soprannominata anche “in Archipresbyteratu“, perché fin dai tempi più antichi soggetta ad un arciprete. Fu fondata da Adriano I nel 780 e riedificata dalle fondamenta da Benedetto XIV per opera di Ferdinando Fuga. È dedicata al santo che si dice accompagnò S.Pietro da Antiochia fino a Roma e che divenne in seguito il primo vescovo di Ravenna. L’interno della chiesa, preceduto da un atrio di forma ellittica provvisto di altare, è a navata unica con tre cappelle per lato e volta a botte, sulla quale si trova l’affresco con la “Gloria di S.Apollinare“, opera di Stefano Pozzi. Molto venerata l’immagine della Madonna che, per sfuggire ai saccheggi delle orde di Carlo VIII, fu coperta di calce e così ritenuta dispersa fino al 1648, quando un terremoto staccò l’intonaco che la ricopriva.

palazzo di s.apollinare
7 Palazzo di S.Apollinare

Su Piazza di S.Apollinare, accanto alla chiesa, sorge il quattrocentesco Palazzo di S.Apollinare (nella foto 7), la cui struttura originaria risale al Trecento, quando era abitato dai frati della vicina chiesa di Apollinare. In seguito fu concesso come residenza a cardinali, tra i quali Napoleone Orsini e Pietro de Luna, divenuto poi antipapa con il nome di Benedetto XIII. Nel 1424 divenne sede di un collegio per gli studenti della vicina Sapienza, ma nel 1465 ridivenne sede cardinalizia con il porporato Guglielmo d’Estouville che lo fece ingrandire e restaurare da Baccio Pontelli. Nel 1579 Papa Gregorio XIII vi istituì il Collegio Ungarico, divenuto poi Collegio Germanico Ungarico quando l’anno successivo fu unito (anche fisicamente con l’arco situato su Via di S.Agostino) al Collegio Germanico: gli allievi indossavano una caratteristica tonaca rossa per cui erano soprannominati “gamberi rossi“. Tra il 1745 ed il 1748, contestualmente alla riedificazione dell’attigua chiesa, il palazzo fu restaurato e sopraelevato da Ferdinando Fuga, conferendogli l’aspetto attuale, con la facciata in asse con la chiesa e collocandovi lo stemma di Gregorio XIII. Nel 1811 Napoleone vi trasferì le scuole dell’Accademia di S.Luca, che qui rimasero fino al 1825, quando divenne sede della Pontificia Università Lateranense. Nel 1853 Papa Pio IX lo destinò al Seminario Pio, cosiddetto da Pio VIII: fu in questa occasione che venne aggiunta la sopraelevazione, indubbiamente stonata con il resto dell’edificio. Nel 1914 vi furono accolti i Signori della Missione, nel 1920 Papa Benedetto XV ne fece la sede del Pontificio Istituto S.Apollinare, poi divenne sede del Pontificio Istituto di Studi Arabi e dell’Ordine Equestre del S.Sepolcro: attualmente l’edificio è sede della Pontificia Università della Santa Croce. La facciata in laterizio presenta un attico con campanile a vela, un portale centinato affiancato da sei finestre rettangolari con inferriate, sovrastate da altrettante finestrelle quadrate; la finestra centrale del primo piano, poggiante sul primo marcapiano, è sormontata dallo stemma di Gregorio XIII.