Via dell’Orso collega via dei Portoghesi a via dei Soldati ma anticamente aveva altre denominazioni: “Posterula” (in riferimento alle vicine posterule delle Mura Aureliane), “Sistina” in seguito al rifacimento dovuto a Sisto IV, oltre alla denominazione di “via Papale” o “via Papae“, poiché percorsa dal corteo pontificio in occasione della cavalcata per la presa di possesso che il nuovo papa effettuava, in qualità di Vescovo di Roma, per recarsi da S.Pietro alla basilica di S.Giovanni in Laterano. Nel 1517 la via assunse la denominazione di via dell’Orso probabilmente in concomitanza con l’apertura dell’antico Albergo dell’Orso (nella foto in alto sotto il titolo con il nome attuale di Hostaria), uno dei pochi casi in cui la via prese il nome dalla locanda e non viceversa. Sull’origine stessa del nome che l’albergo assunse vi sono diverse interpretazioni: secondo alcuni deriverebbe da uno dei primi gestori, tal Baccio dell’Orso, secondo altri dall’insegna dell’albergo che raffigurava due orsi.
A sostegno di quest’ultima ipotesi dobbiamo ricordare che in questa via esistevano realmente due rilievi marmorei murati sulle pareti di un edificio: uno (nella foto 1) lo possiamo ancora ammirare all’altezza del civico 87, l’altro si trovava all’angolo con Via dei Soldati. Quest’ultimo, frammento di sarcofago romano del III secolo d.C., venne però trafugato il 9 marzo 1976 e quello che oggi possiamo ammirare (nella foto 2) è soltanto una copia che lo scultore Vincenzo Piovano realizzò due anni dopo sulla base di scarse riproduzioni dell’originale. Ciò che non corrisponde però sono proprio gli animali perché quelli raffigurati non sono orsi, bensì leoni: infatti il primo rilievo raffigura un leone che azzanna un’antilope, il secondo, quello all’angolo con via dei Soldati, un leone che azzanna un cinghiale. Andiamo quindi nel campo delle supposizioni asserendo che forse i due animali, rappresentati non in maniera perfetta, furono scambiati per orsi. L’edificio che oggi ospita l’Hostaria dell’Orso fu costruito nel Quattrocento per una famiglia della piccola nobiltà romana, i Piccioni, e furono proprio loro, nel 1517, a trasformarlo da abitazione in albergo, uno dei migliori della città a quel tempo.
Pochi alberghi possono vantare un Gotha più illustre: è leggenda il fatto che vi abbia soggiornato anche Dante, mentre sicuramente ospitò gli scrittori francesi Rabelais e Montaigne, nonché Gogol, Goethe e tanti altri viaggiatori illustri dell’epoca. Questo fino al 1630, dopodiché troviamo l’albergo piuttosto declassato tanto che vi alloggiavano vetturali, postiglioni e servi di stalla, in considerazione del fatto che la locanda serviva da stazione di posta per viaggi pubblici e privati, come evidenziato dall’acquerello di Ettore Roesler Franz: al centro dell’edificio campeggia una grande insegna in legno con la figura di un orso seduto ed incatenato e, in lettere rosse, la scritta “Albergo e Locanda dell’Orso”. Ai due lati, in italiano ed in francese, la scritta “Vetture per lo Stato e per l’Estero. Spedizioni di Mercanzie e cavalli da Tiro“. Successivamente via dell’Orso divenne famosa in quanto sede di antiquari: in una di queste botteghe il cardinale Joseph Fesch, zio di Napoleone Bonaparte, trovò la seconda parte di una tavola che, unita all’altra già da lui posseduta, si rivelò, dopo la pulitura, il “S.Gerolamo” di Leonardo da Vinci, oggi alla Pinacoteca Vaticana.
Al civico 28 si trova il Palazzo di Antonio Massimo (nella foto 3), fatto costruire dal principe della nobile famiglia dei Massimo nel Cinquecento; nel Settecento l’edificio fu sede della prelatura Carafa. Numerose le modifiche subite nel corso dei secoli dall’edificio, che oggi si presenta con un ammezzato sopra il pianterreno con molte porte di rimessa e negozi, un marcapiano e due piani con finestre architravate.
Nel cortile, a fronte dell’ingresso, si trova una fontana a muro (nella foto 4) all’interno di un’edicola in stucco timpanata. Nel timpano è collocato uno stemma con scudo liscio. Al centro dell’edicola si apre una nicchia con valva di conchiglia nel catino da cui scorre l’acqua. In basso, alcuni elementi di rocaille formano due vaschette simmetriche semicircolari tra le quali si trova una scultura mutila raffigurante una ninfa nuda in posizione sdraiata. Al di sotto è posta una vasca di raccolta dell’acqua, di forma ovale.
Anche l’edificio antistante, al civico 74, conserva una fontana (nella foto 5) situata in fondo al cortile, anche questa proprio di fronte all’ingresso. Entro una riquadratura ad arco si trova, nella parte superiore, un mascherone dalla bocca del quale fuoriesce l’acqua che si versa nelle sottostanti tre vaschette pensili rettangolari, sempre più grandi scendendo verso il basso; la quarta vasca a terra, su un piccolo basamento, risulta rifatta in tempi più recenti. All’altezza del civico 34, sul marcapiano, è situata un’edicola sacra raffigurante la “Vergine con il Bambino ed i Ss.Pietro e Paolo“: si tratta di un olio su tela risalente al XIX secolo.
Nella sezione Roma nell’Arte vedi:
Albergo dell’Orso di E.R.Franz