Via Venti Settembre

via venti settembre

Via Venti Settembre ricorda l’entrata dei bersaglieri a Roma attraverso la breccia di Porta Pia, dalla quale la via inizia per terminare all’incrocio di via delle Quattro Fontane. Costruita per volere di Pio IV la michelangiolesca Porta Pia, il papa volle sistemare anche la lunga e diritta via che si apriva dinanzi alla porta e che allora veniva indicata solamente come “via che da Montecavallo va alla porta Nomentana“, ma che in antichità era nota come “Alta Semita“, l’asse viario principale del Quirinale lungo il quale si apriva la “porta Collina“. La via fu terminata nel 1565 (grazie alle consuete tasse) e venne denominata “Strada Pia” in onore del pontefice che l’aveva allargata e riadattata. Conservò questo nome (tranne una piccola parentesi settecentesca durante la quale venne chiamata “stradone di Porta Pia“) fino al 1870, allorché si ritenne opportuno intitolarla alla data fatidica del 20 settembre. Fu in questa occasione che Via Venti Settembre fu limitata alla via delle Quattro Fontane (come sopra menzionato, in quanto prima arrivava fino a “Montecavallo”, ovvero a piazza del Quirinale) mentre il restante tratto assunse il nome di via del Quirinale.

ministero dell'economia e delle finanze a via venti settembre
1 Ministero dell’Economia e delle Finanze

Provenendo da porta Pia, sul lato destro di Via Venti Settembre possiamo notare l’entrata della Villa Paolina (nella foto sotto il titolo), fatta costruire dal cardinale Silvio Valenti Gonzaga, segretario di Stato di papa Benedetto XIV, che acquistò i terreni dai Cicciaporci intorno al 1748. Il casino, progettato da Paolo Posi, ha la forma di un parallelepipedo regolare, a pianta rettangolare: è costituito da due piani, più uno interrato. Una breve scala serve da accesso monumentale al vestibolo che ha un portico adorno di sei colonne doriche binate di travertino. Al primo piano sono raggruppate tre porte-finestre, in corrispondenza del balcone centrale che, con il portico, è l’elemento decorativo più importante della facciata, retto da mensole scanalate di travertino terminanti con una conchiglia e collocate in corrispondenza delle colonne; la ringhiera è in ferro battuto con una preziosa decorazione. La villa conservava una notevole collezione di libri, quadri, tappeti cinesi e vari oggetti di arte orientale. Il giardino odierno è soltanto un vago riflesso di quello antico: originariamente all’italiana, con una serie di aiuole, nell’Ottocento fu creato, secondo il gusto dell’epoca, il grande parterre all’inglese che ancora sussiste.

stemma sul ministero dell'economia e delle finanze
2 Allegoria dell’Industria e dell’Artigianato

Nel giardino furono collocate varie piante esotiche, fra cui i primi ananas importati a Roma. Le descrizioni della villa accennano a due curiosità: nella grande sala del pianterreno c’era una grande pietra circolare proveniente dal Campo Marzio con “varie figure matematiche di trapezi, triangoli, pentagoni, esagoni e solidi”; la seconda curiosità si riferisce all’acustica della stessa sala, per cui mettendosi in uno degli angoli era possibile ascoltare distintamente le parole pronunciate in un altro punto della stanza. Dopo la morte improvvisa del cardinale avvenuta nel 1756 la proprietà fu acquistata dal cardinale Prospero Colonna di Sciarra che la mantenne fino al 1816, anno in cui fu acquistata e rinnovata, specialmente negli interni, da Paolina Borghese, sorella di Napoleone. Con la morte di Paolina, avvenuta nel 1824, la villa decadde rapidamente, pur restando in possesso dei Bonaparte e dei loro discendenti fino al 1907, anno in cui fu acquistata dall’ambasciatore prussiano Otto von Mühlberg. Nel frattempo, però, la villa aveva subìto gravi danni a seguito dei bombardamenti avvenuti durante la presa di Roma del 1870, ma l’ambasciatore diede mano a vasti lavori di restauro. Quel che non distrusse la guerra, fu distrutto dalla speculazione edilizia: nel 1884 gran parte del parco fu sacrificato per la nascita del nuovo rione.

santa maria della vittoria a via venti settembre
3 S.Maria della Vittoria

Nel 1951 la villa passò in proprietà alla Francia che la destinò a sede dell’ambasciatore presso la Santa Sede. Sull’altro lato di Via Venti Settembre, dinanzi al portale di Villa Paolina, è situato l’edificio sede dell’Ambasciata di Gran Bretagna, costruito tra il 1968 ed il 1971 su progetto dell’architetto sir Basil Spence. Su quest’area sorgeva un palazzo di proprietà dei Torlonia, che già dal 1870 ospitava la stessa ambasciata ma che nel 1946 fu quasi completamente distrutto da un attentato degli israeliani dell’Irgun e quindi abbandonato. L’edificio attuale è una costruzione modernissima nella struttura e presenta due belle fontane a piscina che adornano i due lati d’ingresso; gli infissi in alluminio anodizzato color bronzo scuro si stagliano sull’edificio in cemento armato.
Al civico 97 di Via Venti Settembre è situato il “palazzone” sorto come Ministero delle Finanze e divenuto poi sede del Ministero dell’Economia e delle Finanze (nella foto 1), primo dei palazzoni ministeriali di Roma capitale. Fu costruito su progetto di Raffaele Canevari ed i lavori vennero compiuti dalla società Breda tra il 1872 ed il 1877, anche se l’edificio fu consegnato al demanio soltanto nel 1881 per una serie di ostacoli di natura archeologica. Furono rinvenute, infatti, tracce delle Mura Serviane (in particolare qui si apriva l’antica “porta Collina“), resti di edifici culturali di età repubblicana, aule di culto mitraico e cristiano, edifici termali di età imperiale.

cappella cornaro a santa maria della vittoria
4 Cappella Cornaro

Durante i lavori rimasero vittime di incidenti, alcuni anche mortali, ben 70 operai, ragion per cui l’edificio fu denominato “palazzone delle disgrazie”. L’assetto è quello tipico neorinascimentale, su due piani, oltre al pianterreno bugnato e l’ammezzato sopra il cornicione con frontone: nella foto 2 possiamo ammirare il frontone su Via Cernaia raffigurante l’Allegoria dell’Industria e dell’Agricoltura, realizzato da Pietro Costa con un maestoso stemma sabaudo al centro. All’angolo di Via Venti Settembre con piazza S.Bernardo troviamo la bellissima chiesa di S.Maria della Vittoria (nella foto 3), eretta a spese del cardinale Scipione Borghese ed iniziata nel 1608 dal Maderno come chiesa dedicata a S.Paolo. La vittoria di Praga riportata dalle armate cattoliche di Ferdinando II d’Asburgo su quelle protestanti (1620) fu attribuita al ritrovamento inaspettato di una Immagine della Madonna e per questo motivo la chiesa venne dedicata alla Vergine. L’Immagine della Madonna fu distrutta da un incendio scoppiato la notte del 29 giugno 1833 e l’attuale, conservata sull’altare maggiore, è una copia, fatta rifare a spese del principe Torlonia insieme all’altare, adornato di preziosi marmi. Durante alcuni lavori di scavo, sotto le fondamenta della chiesa fu rinvenuto il famoso “Ermafrodito”, capolavoro di arte ellenistica: il cardinale Borghese lo prese per il suo casino nella villa, oggi Museo Borghese (possiamo ancora ammirarne una copia a palazzo Massimo alle Terme, mentre l’originale si trova al Museo del Louvre) ed in cambio fece rifare la facciata della chiesa a G.B.Soria.

palchetto dei cornaro a santa maria della vittoria
5 Palchetto con i Cornaro

L’interno della chiesa, ad una navata, è ornato da stucchi, marmi e ori di estrema ricchezza. Assai notevole l’organo, interessanti le pitture seicentesche del Domenichino, “S.Francesco in estasi” e “S.Francesco riceve le stimmate” nella seconda cappella a destra, ma l’opera più celebre della chiesa è la Cappella Cornaro (nella foto 4) di Gian Lorenzo Bernini, situata in una sorta di palcoscenico marmoreo: sette cardinali ed un doge della famiglia Cornaro sono raffigurati all’interno di due palchetti teatrali (uno dei quali nella foto 5) ad ammirare lo spettacolo costituito dall’Estasi di S.Teresa (nella foto 6).

estasi di santa teresa del bernini
6 Estasi di S.Teresa del Bernini

La chiesa conserva, inoltre, nella sagrestia, alcune bandiere ed insegne prese ai turchi nella battaglia di Praga. Dove originariamente era situato l’orto della chiesa, oggi sorge il Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste (nella foto 7), costruito tra il 1904 ed il 1914 su progetto dell’architetto Cavagnari.

ministero dell'agricoltura a via venti settembre
7 Ministero dell’Agricoltura

Anche in questa occasione, durante i lavori di sbancamento, vennero alla luce tratti delle Mura Serviane che vennero ignobilmente demolite nonostante i disperati appelli degli archeologi con a capo Rodolfo Lanciani. L’edificio a tre piani presenta un corpo di fabbrica centrale avanzato rispetto ai laterali ed apre con un ingresso a tre fornici, dal quale si passa in un atrio con nicchie tra colonne neorinascimentali. Le decorazioni interne alle stanze più rappresentative furono effettuate tra il 1911 ed il 1918: la “sala verde” da Giuseppe Cellini, il “salone delle commissioni” da Giovanni Mario Mataloni, il cosiddetto “Parlamentino” da Angelo Petroni. Il tratto della via compreso tra piazza S.Bernardo e via delle Quattro Fontane ospita anche il Ministero della Difesa, realizzato tra il 1878 ed il 1885 come Ministero della Guerra con il caratteristico stile neorinascimentale, con l’alto basamento bugnato e tre grandi portali d’ingresso. Per la sua realizzazione furono demoliti diversi edifici: i conventi di “S.Teresa delle Carmelitane Scalze” e della “Ss.Incarnazione del Divin Verbo” delle Barberine, la chiesa di “S.Caio”, edificata nel 1631 da papa Urbano VIII sui resti dell’antichissimo titulus Gai risalente al IV secolo, a sua volta costruito sui resti della “domus Nummiorum“, ovvero la casa di Nummius Albinus, console nel 345 d.C. Per la costruzione del Ministero fu demolito anche lo Sferisterio, l’arena per il gioco del pallone costruita nel 1846, poi ampliata e dotata di illuminazione a gas nel 1868; nel 1869 era stata trasformata in ippodromo, con loggiato coperto ed una capienza di ben 6.000 spettatori.

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