Il Monumento a Carlo Alberto di Savoia-Carignano (nella foto sopra) è situato in via del Quirinale, all’interno del parco pubblico aperto nel 1888 in occasione della visita e della permanenza nell’antistante palazzo del Quirinale del Kaiser Guglielmo II di Germania. Purtroppo lo spazio per i giardini fu ottenuto mediante la demolizione di edifici antichi, risalenti alla fine del Cinquecento: si tratta delle due chiese, e conventi annessi, di “S.Maria Maddalena” e di “S.Chiara” (conosciuta anche come chiesa del “Ss.Sacramento”). Alla base delle giustificazioni addotte a favore di questo assurdo provvedimento vi fu il fatto che la visuale dell’imperatore non poteva essere bloccata dalla presenza così ravvicinata dei due edifici, mentre un angolo verde e riposante come un giardino avrebbe allietato maggiormente gli occhi imperiali: i Romani, sempre pronti a sentenze mordaci, lo soprannominarono, con un’allusione molto esplicita, “il giardino del Kaiser”. Questi giardini, distribuiti tra aiuole e basse terrazze, degradano con una doppia scala su via Piacenza, anche se nel progetto originale dell’ing. Linotte avrebbero dovuto essere prolungate fino a via Nazionale. Il monumento equestre in bronzo dedicato a Carlo Alberto fu inaugurato il 14 marzo 1900 (ma progettato due anni prima in occasione del centenario della nascita del re) alla presenza del nipote, il Re Umberto I, e della regina Margherita. La statua, opera di Raffaele Romanelli, rappresenta Carlo Alberto elegante nella sua uniforme di generale piemontese, leggermente chino in avanti, che trattiene le briglie di uno scalpitante cavallo, “bellissimo, pieno di vita e di energia” (come scrisse il cronista de “Il Messaggero”). Vogliamo soffermarci brevemente sul giorno dell’inaugurazione perché non fu proprio una cerimonia esemplare: innanzitutto la mattina stessa il monumento era ancora circondato dal castello di legno che ne costituiva l’armatura e fu soltanto grazie ad un lavoro massacrante dei soldati del V Genio e dei Vigili del Fuoco se il monumento si presentò in modo decoroso all’inizio della cerimonia; la stessa Tribuna Reale ebbe bisogno di lavori immediati perché il vento aveva strappato i drappi rossi e messo a nudo la sottostante armatura in legno. L’arrivo del Re Umberto I e della Regina Margherita avvenne alle 11,20 e fu annunziato dalle note della Marcia Reale, alla quale fecero seguito gli scroscianti applausi della folla accorsa a salutare il proprio Re. Poi uno squillo di tromba annunziò il momento di lasciar cadere il lenzuolo bianco per mano dei Vigili del Fuoco e la statua equestre fu accolta dalla prima, calda ovazione del pubblico: purtroppo il lenzuolo svelò anche un’organizzazione non proprio perfetta perché il monumento apparve subito privo di alcuni elementi indispensabili, come la staffa destra, la briglia e la sciabola, situazione questa impossibile da risolvere al momento. Tuttavia la cerimonia proseguì secondo i dettami del protocollo, alla presenza di ministri, parlamentari, della Giunta Comunale, delle rappresentanze diplomatiche di Austria, Russia, Giappone, nonché di varie rappresentanze comunali e associative.