La Basilica dei Santi Silvestro e Martino ai Monti, più conosciuta come Chiesa di S.Martino ai Monti (nella foto sopra), situata in Via di Monte Oppio, fu fondata nel IV secolo da Papa Silvestro I su un edificio di proprietà del presbitero Equizio, da cui il nome di Titulus Equitii.
Inizialmente era un oratorio dedicato a tutti i martiri e soltanto alla fine del V secolo, con la ricostruzione da parte di Papa Simmaco, vi fu la dedica a S.Martino di Tours ed a Papa Silvestro I: in questa occasione la chiesa fu sopraelevata ed il primo oratorio divenne sotterraneo.
La chiesa fu ampiamente ristrutturata nell’VIII secolo durante il pontificato di Adriano I, ma fu Sergio II a far costruire quella attuale, poi completata da Leone IV: a tre navate, con un piccolo atrio, riutilizzando colonne e capitelli dell’antica chiesa di Simmaco, dotandola di ciborio ed amboni, decorando l’abside con un mosaico e creando una cripta con le reliquie di martiri provenienti dalle Catacombe di Priscilla.
L’annesso monastero, fondato da Leone IV, inizialmente assegnato ai Benedettini ed in seguito al clero secolare, nel 1299 venne affidato da Bonifacio VIII, già titolare della Basilica, all’Ordine dei Carmelitani.
Nel 1635 Padre Giovanni Antonio Filippini commissionò all’architetto Filippo Gagliardi importanti lavori di restauro e ristrutturazione che si protrassero fino al 1664. Tra il 1664 ed il 1676 venne completata la facciata per volere del Generale dell’Ordine dei Carmelitani Francesco Scannapieco, come recita la grande iscrizione posta sui due marcapiani: “F(RATER) FRANCISCVS SCANNAPIECO ROMANVS MAG(ISTER) GENERALIS CARMELITARV(M) A(NNO) D(OMINI) MDCLXXVI”, ovvero “Fratello Francesco Scannapieco, romano, Priore Generale dei Carmelitani, nell’Anno del Signore 1676”.
La facciata, a due ordini orizzontali con lesene e grande timpano, presenta un bel portale a timpano spezzato realizzato nel 1575 dal Cardinale Gabriele Paleotti, come recita l’iscrizione incisa sul portale stesso: “GABR(IEL) CARD(INALIS) PALAEOTUS BONONIENSIS TITULARIS UTRU(M)Q(UE) OSTIU(M) ANNO IUBILEI MDLXXV FIERI FECIT”, ovvero “Il Cardinale Titolare Gabriele Paleotti, bolognese, fece erigere entrambi i portali nell’Anno di Giubileo 1575” (l’altro portale costituisce l’ingresso posteriore su Piazza di S.Martino ai Monti, anche se quello riporta l’anno 1587). Ai lati del portale, due bassorilievi con le figure di S.Silvestro e S.Martino realizzati da Stefano Castelli. L’ordine superiore è occupato da una grande finestra a tutto sesto posta in una cornice rettangolare con frontone spezzato ed affiancata da due pannelli sormontati da una stella a otto punte (presente nello stemma carmelitano) e raffiguranti una composizione costituita da un pastorale ed una croce processionale incrociati attraverso una mitra.
Nella metà del XVI secolo venne realizzato un primo campanile a vela sopra l’abside visibile sulla retrostante Piazza di S.Martino ai Monti, poi sostituito da quello attuale (nella foto 1) realizzato nel 1714, che contiene tre campane, del 1714, del 1823 e del 1908.
Il lato orientale della chiesa che corre lungo Via Equizia poggia su grossi blocchi di tufo appartenenti alle Mura Serviane (nel tratto compreso tra Largo Leopardi ed il Celio), utilizzati come sostruzioni nel IX secolo, secondo un uso molto in voga in quel periodo.
L’interno della chiesa (nella foto 2) è a tre navate divise da 24 colonne, provenienti dalla basilica del V secolo, con capitelli compositi a sostegno di una trabeazione sulla quale si trovano otto sculture in stucco realizzate intorno al 1655 da Pietro Paolo Naldini e raffiguranti, sul lato destro, S.Ciriaca, S.Stefano, S.Fabiano e S.Nicandro, mentre sul lato sinistro vi sono S.Giusta (madre di S.Silvestro), S.Innocenzo I, S.Martino di Tours e S.Teodoro di Eraclea.
Il soffitto ligneo policromo a cassettoni (nella foto 3) della navata centrale risale al 1650, quando sostituì quello più antico donato da S.Carlo Borromeo e distrutto da un incendio. Notevoli le opere d’arte custodite, tra le quali, a destra dell’ingresso, l’Estasi di S.Carlo Borromeo di Filippo Gherardi e tre affreschi raffiguranti l’Interno della Basilica di S.Pietro del Gagliardi, l’Interno della Basilica di S.Giovanni in Laterano (dipinto murale attribuito a Gaspard Dughet) ed un Concilio di S.Silvestro.
Nel presbiterio (nella foto 4), rialzato per la presenza della cripta e delimitato nella parte centrale da una balaustra, è collocato l’altare maggiore con il Tabernacolo a tempietto circolare con sei candelieri in argento dorato attribuito a Francesco Belli, appartenente ad una rinomata famiglia di argentieri romani.
L’abside semicircolare e l’arco trionfale sono decorati con dipinti murali ad affresco, eseguiti nel 1794 da Antonio Cavallucci su commissione del Cardinale Francesco Saverio de Zelada, poi completati da Giovanni Micocca e raffiguranti in particolare Dio Padre e la Madonna con Gesù Bambino in gloria (al centro) ed i Santi Pietro e Paolo (ai lati).
In fondo alla navata sinistra si trova la Cappella dedicata alla Madonna del Carmelo (nella foto 5), dove è conservata la tela raffigurante la Madonna con Gesù Bambino realizzata nel 1596 da Girolamo Massei, inserita all’interno di un più ampio dipinto raffigurante gli Angeli che liberano le anime del Purgatorio, opera di Antonio Cavallucci del 1793.
Lungo la navata destra è presente l’urna a vista che racchiude il corpo del Beato Angelo Paoli (nella foto 6), definito Padre dei Poveri, beatificato il 25 aprile 2010 dal Cardinale Vicario Agostino Vallini nella Basilica di S.Giovanni in Laterano.
Dalla scalinata centrale del presbiterio si scende alla suggestiva cripta realizzata intorno al 1650 da Filippo Gagliardi con profusione di colonne doriche e decorata, sulle volte, da stucchi di Pietro Paolo Naldini; sopra l’altare della cripta, nel cubo di marmo decorato con un tondo di porfido rosso (nella foto 7), si trovano le reliquie dei Santi traslate da Sergio II dalle Catacombe di Priscilla.
Sulla sinistra, tramite una porticina, si accede alla scala fatta costruire nel XVII secolo e che, tramite uno stretto passaggio, conduce al sottostante Titulus Equitii. Si tratta di un edificio in laterizio della prima metà del III secolo d.C. formato da una grande aula centrale di metri 11 x 18, divisa da pilastri in due ali di tre campate ognuna, con volta a crociera ed un vestibolo che, mediante tre ampie porte, si apriva sul Clivus Suburanus, un importante asse viario che si diramava dall’Argiletum e, seguendo il tracciato delle odierne Via in Selci, Via di S.Martino ai Monti e Via di S.Vito, giungeva alla Porta Esquilina: il titulus si affacciava sul tratto oggi corrispondente a Piazza di S.Martino ai Monti, che fu aperta soltanto alla fine dell’Ottocento.
Gli ambienti del titulus sembrano disposti ed adibiti ad uso commerciale, quindi magazzini, probabilmente collegati ad ambienti di servizio delle vicine Terme di Traiano. Tra la fine del III e gli inizi del IV secolo avvengono le prime trasformazioni e le pareti furono rivestite con intonaco e decorate con soggetti cristiani. Molte le tracce ancora visibili nei sotterranei, come lapidi sepolcrali, transenne marmoree, sarcofagi, colonnine e fusti di colonne.
Di eccezionale importanza è la pavimentazione originale in mosaico con tessere bianche e nere risalente al III secolo, quando l’ambiente era ancora adibito ad uso commerciale. Nel VI secolo Papa Simmaco trasformò quest’ambiente in Cappella di S.Silvestro (nella foto 8), dove, all’interno della nicchia centrale, era situato l’antico mosaico scomparso in cui erano rappresentati i due fondatori della chiesa, Papa Silvestro, che l’aveva costruita, in piedi, e Papa Simmaco, che l’aveva ricostruita sopraelevandola, ai suoi piedi. Nel XVII secolo Padre Giovanni Antonio Filippini fece trasformare la cappella in stile barocco con angeli, stucchi ed affreschi ed incaricò il mosaicista Giovan Battista Calandra di realizzare, sopra la nicchia, una copia dell’antico mosaico di S.Silvestro ma, per errore o forse volutamente, il nuovo mosaico venne raffigurato con la Madonna e Papa Silvestro, invece di Papa Silvestro con Papa Simmaco (notare il gesto della Vergine Maria che effettua la benedizione con tre dita, tipica del Papa): questa immagine fu chiamata Gaudium Christianorum.
La grande aula centrale (nella foto 9) presenta una bellissima acquasantiera donata dal Cardinale Diomede Carafa, Titolare della Basilica e chiamato “arianensis” perché nativo di Ariano Irpino: notare la lapide con l’iscrizione CARRAFA CARDINALIS ARIANENSIS.
La parete di destra costituiva l’ingresso originario del titulus, ora murato, che si apriva sull’attuale Piazza di S.Martino ai Monti, come già menzionato, e quindi il titulus era in corrispondenza della sede stradale e non sotterraneo come appare ora.
Questa grande aula originariamente era divisa in due parti ed in fondo c’era il giardino, coperto nel XIII secolo per la costruzione del monastero a tre piani per i monaci bizantini: al centro di questo giardino una scala (scoperta nel 1930) immette in una cavea di almeno cinque stanze, probabilmente magazzini.
Sulla volta lacerto di affresco del IX secolo raffigurante una Croce rossa con i tondi dei Quattro Evangelisti (nella foto 10).
Sulla volta di un’altra aula vi sono frammenti di affreschi del IX secolo (nella foto 11) raffiguranti Cristo tra i Santi Pietro, Paolo ed ai lati Processo e Martiniano, i quali, secondo la tradizione, erano i soldati che custodivano S.Pietro nel Carcere Mamertino e che da lui furono convertiti e battezzati e poi subirono il martirio.
Infine, l’aula conosciuta come la Cappella della Madonna (nella foto 12) per la presenza dell’affresco della Vergine Maria con il Bambino in braccio tra le Sante Irene e Agape, le sorelle di famiglia nobile di Tessalonica (la terza sorella, Chiona, non era riportata quasi mai nell’iconografia) che, secondo la tradizione cristiana, furono martirizzate per la loro fede nell’anno 304 d.C.