La chiesa dei Ss.Domenico e Sisto (nella foto sopra), situata in largo Angelicum, s’innalza con la sua ampia e caratteristica scalinata a due rampe, terminante in una terrazza ellittica, sull’area precedentemente occupata dalla chiesa di “S.Maria a Magnanapoli“. La chiesa, dedicata al fondatore dell’Ordine dei Domenicani, S.Domenico, ed a papa S.Sisto II, fu costruita per volere di Pio V, insieme all’annesso convento, a seguito delle insistenti suppliche delle Suore Domenicane, desiderose di lasciare il monastero di S.Sisto situato in un luogo infestato dalla malaria. Finalmente nel 1575 le Suore si trasferirono in questa chiesa, anche se non ancora ultimata, denominata poi S.Sisto Nuovo perchè sostitutiva dell’abbandonata chiesa a sua volta detta S.Sisto Vecchio. Gli artefici di quest’opera furono Giacomo Della Porta, Nicola Torriani, Orazio Torriani e Vincenzo Della Greca, che terminò la facciata nel 1655.
Questa, divisa in due ordini e spartita da lesene, presenta un bel portale (nella foto 1), inquadrato da due colonne e due lesene che sorreggono un timpano spezzato, al centro del quale vi è posta un’Immagine della Madonna. Sull’architrave del portale, invece, vi è posto lo stemma dei Domenicani: un cane con una torcia accesa tra i denti. Il cane rappresenta la fedeltà al messaggio evangelico dei Domenicani, mentre la fiaccola simboleggia la diffusione della Parola di Dio tra i fedeli e gli infedeli. Il cane, inoltre, è il simbolo per eccellenza dei Domenicani perché essi vennero soprannominati, con un gioco di parole, “Domini canes“, ovvero i “cani del Signore”, probabilmente per l’ardore dimostrato, nel corso della loro storia, nel difendere il Messaggio di Dio, “azzannando” gli eretici. Un bel finestrone centrale nell’ordine superiore e quattro nicchie con le statue di S.Domenico, S.Sisto, S.Tommaso d’Aquino e S.Pietro completano la facciata, conclusa da un grande timpano triangolare sormontato da una croce e da una serie di candelabri marmorei. Lavori di ampliamento e di restauro dell’intero complesso furono effettuati durante i pontificati di Gregorio XIII, Urbano VIII ed Innocenzo X. Nel 1870 lo Stato Italiano confiscò parte del convento e lo destinò inizialmente a sede della Corte dei Conti e poi del Fondo per il Culto. Nel 1928 il Governo Italiano autorizzò il Collegio S.Tommaso d’Aquino ad acquistare l’ex Convento dei Ss.Domenico e Sisto, nel quale, dopo opportuni restauri ed ampliamenti ad opera dell’architetto Tullio Passarelli, si insediò, nel 1932, il Pontificio Collegio dell’Angelicum, proveniente dalla sede originaria presso S.Maria sopra Minerva.
Nel 1963 il Collegio fu trasformato, con il “Motu proprio Dominicianus Ordo” di Giovanni XXIII, in Pontificia Università S.Tommaso d’Aquino (nella foto 2). Sulla facciata del convento, molto austera, si aprono cinque ordini di finestre ed un bel portale d’ingresso, affiancato da due colonne sormontate da un timpano triangolare e raggiungibile tramite una doppia scala, varcato il quale si accede al chiostro. Il chiostro, iniziato intorno alla fine del XVI secolo e tradizionalmente attribuito al Vignola, fu completato durante i primi anni del Seicento: lo spazio quadrangolare è circondato da portici, formati da ampie arcate (10 nei lati lunghi e 7 nei lati corti) sorrette da pilastri con paraste tuscaniche che si elevano da alti plinti. Un fregio molto semplice, con triglifi e metope lisce, separa il primo ordine da quello superiore, sul quale si aprono finestre moderne. Al centro del cortile interno, tenuto a giardino, si trova una bella fontana a due invasi: in quello superiore coppie di angeli sostengono un emblema e protomi leonine emettono un getto d’acqua. La fontana è alimentata dall’Acqua Felice, l’acquedotto terminato nel 1585 da papa Sisto V, il quale già durante il suo pontificato concesse al monastero due once d’acqua per rifornire la fontana del chiostro ancora in costruzione.
L’interno della chiesa, a navata unica, è ricco di decorazioni e marmi ed è adornato di bellissimi affreschi del ‘600. Di particolare suggestione il gruppo scultoreo “Noli me tangere” di Antonio Raggi (nella foto 3); sia l’altare maggiore che la prima cappella adiacente l’ingresso sono opera del Bernini. Nel giardino antistante l’edificio, a ridosso del muro di sostegno delle scale che immettono negli ambienti dell’Università, è situata una fontana: dal centro di una nicchia regolare con arco a tutto sesto emerge un mascherone dalla cui bocca una cannella versa l’acqua nella sottostante vasca semicircolare modanata in travertino.
Nella sezione Roma nell’Arte vedi:
Ss.Domenico e Sisto di G.B.Falda