Via dei Serpenti (nella foto sopra) è una fondamentale arteria di collegamento del rione Monti che oggi unisce via Cavour a via Nazionale, ma già nel XVII secolo, quando entrambe queste vie non esistevano, la sua denominazione, ovvero “Corso dei Monti”, ne testimoniava l’importanza. Nel secolo successivo la via mutò nome in “Strada de’ Serpenti”, come si può notare nella pianta del Nolli del 1748. Il toponimo deriverebbe, secondo alcuni, da un’edicola mariana posta lungo la via nella quale la Vergine era raffigurata nell’atto di schiacciare una serpe, mentre secondo altri deriverebbe dall’insegna di una bottega (anche in questo caso è incerto se ospitasse un’osteria oppure un marmista) nella quale vi era raffigurato “Laocoonte avvolto nelle spire dei serpenti”.
Due importanti edifici sono posti ai due estremi della via: il grande complesso della Banca d’Italia in prossimità di via Nazionale e la chiesa di S.Maria dei Monti nei pressi di via Cavour. Ad angolo con via Baccina è situata una palazzina (nella foto 1) che custodisce due memorie importanti: al civico 3 si trova un bel portale bugnato ad arco sopra il quale vi è posto lo stemma della Casa Reale di Braganza (la dinastia che governò il Portogallo dal 1640 al 1910) ed una tabella (nella foto 2) che indica che l’edificio appartenne all’Ospedale di S.Antonio dei Portoghesi: “HAEC DOMUS EST SUB PROPRIETATE HOSPITALIS SANCTI ANTONII LUSITANORUM DE URBE“, ovvero “Questa casa è sotto la proprietà dell’Ospedale di S.Antonio dei Lusitani (o Portoghesi) di Roma”. Originariamente la casa fu di proprietà di Donna Guiomar di Lisbona, la quale iniziò ad accogliervi le donne portoghesi che giungevano a Roma in pellegrinaggio. Con il numero dei pellegrini in costante aumento, Donna Guiomar avvertì l’urgenza di organizzare un vero ospizio: apprendiamo così da un documento del 1363, nel quale si delineano le regole di funzionamento dell’Ospedale, che i beni di Donna Guiomar e di altri benefattori furono destinati alla fondazione di un ospedale per l’accoglienza dei viandanti (inizialmente riservata soltanto alle donne portoghesi).
La direzione dell’ospedale era affidata ad un uomo di nazionalità portoghese, eletto dalla comunità residente a Roma. Tale elezione avrebbe dovuto essere approvata dal Vicario Generale di Sua Santità, dunque si trattava di un ospedale nazionale sotto la protezione del Pontefice, per cui l’Ospedale, pur appartenendo alla nazione portoghese, restava sotto la protezione della Chiesa. Al civico 2 è situata una lapide (nella foto 3) che così recita: “IN QUESTA CASA PORTATOVI MORENTE DALLA VICINA CHIESA DELLA MADONNA DEI MONTI IL 16 APRILE 1783 SPIRAVA SAN BENEDETTO GIUSEPPE LABRE MIRACOLO DI CARITÀ E DI PENITENZA APOSTOLICO PELLEGRINO AI MAGGIORI SANTUARI D’EUROPA NEL 2° CENTENARIO DELLA NASCITA: AMETTES (BOULOGNE) 26 MARZO 1748”. Qui, infatti, morì S.Benedetto Giuseppe Labre, a soli 35 anni, dopo essere stato colto da malore mentre pregava nella vicina chiesa di S.Maria dei Monti. La stanza dove morì è stata poi trasformata in oratorio e vi si conservano sue reliquie ed oggetti. S.Benedetto nacque ad Amettes, in Francia, il 26 marzo 1748, da una famiglia povera e numerosa.
Dopo vari tentativi di avvio alla vita ecclesiastica, Benedetto comprese che la sua reale vocazione era quella di essere “vagabondo di Dio”, ossia di predicare il Vangelo con umiltà e povertà estreme. “In questo mondo siamo tutti pellegrini nella valle di lacrime: camminiamo sempre per la via sicura della Religione, in Fede, Speranza, Carità, Umiltà, Orazione, Pazienza e Mortificazione cristiana, per giungere alla nostra patria del Paradiso“. Questa era una delle massime preferite di S.Benedetto Labre, che ben corrisponde alla sua testimonianza di vita. Iniziò così a viaggiare per visitare i più famosi santuari europei: si recò in Germania, Francia, Spagna e Italia. Dormiva per la strada, viveva di offerte anche se non chiedeva l’elemosina, donava ad altri poveri tutto quello che considerava superfluo. A giusto titolo fu definito “il vagabondo di Dio” o anche “lo zingaro di Cristo”, espressioni ben più tenere che non “santo dei pidocchi”, come venne pure denominato, perché evitava di schiacciarli essendo anch’essi “Creature di Dio”. Il 3 dicembre 1770 giunse per la prima volta a Roma, dove si fermò stabilmente dal 1777, dimorando sotto un’arcata del Colosseo. In breve tempo la sua fama di uomo spirituale si diffuse in tutta la città ed i suoi consigli spirituali furono richiesti da nobili e cardinali. La sua vita di stenti peggiorò tanto la sua salute che il 16 aprile 1783, come sopra menzionato, morì. I suoi funerali videro la presenza di un’enorme folla di ogni stato sociale: subito dopo i romani iniziarono ad invocarne l’intercessione, recandosi in pellegrinaggio presso la sua tomba. La sua fama di santità di diffuse rapidamente in tutta Europa tanto che il processo di beatificazione iniziò un anno dopo la sua morte. Fu beatificato il 20 maggio 1860 e canonizzato l’8 dicembre 1881 da Papa Leone XIII.