Ciceruacchio, al secolo Angelo Brunetti, deve il suo soprannome, secondo alcuni, alla corruzione del nome Cicerone, a causa dei discorsi che il sanguigno carrettiere improvvisava un po’ ovunque, oppure, secondo altri ma soprattutto come lui preferiva credere, per un vezzeggiativo delle comari che vedendolo bimbo di pochi giorni grassoccio e ben piantato, si complimentavano con sua madre dicendo: “Guarda che bel ruacchio de ciccia!“, che, tradotto, significa: “Guarda che bel pezzo di bambino!”.
Ciceruacchio esercitava un mestiere che ai suoi tempi fruttava ottimi guadagni. Dapprima trasportò vino per conto di altri, poi, raggiunte discrete disponibilità finanziarie, si mise in proprio allargando l’attività di carrettiere a quella della compravendita e dell’affitto di carri e cavalli. Non soddisfatto, riuscì a commerciare ed a trattare grosse forniture di vino, legna e fieno. Inoltre, aveva il dono della parola che gli permise di affermarsi tra il popolo mettendo in luce una certa capacità tribunizia, specialmente nei due anni iniziali del pontificato di Pio IX. Volle inoltre appartenere alla Guardia Civica, di cui riconosceva le funzioni a garanzia dell’ordine e della sicurezza dei cittadini.
Ma gli eventi politici del 1848 presero una piega ben diversa dalle sue aspettative e sentì il dovere di adoperarsi per la difesa di Roma durante il triste momento della caduta della Repubblica Romana.
Ciceruacchio divenne così un eroico protagonista della Repubblica Romana del 1849, coprendosi di gloria nella disperata difesa delle Mura Gianicolensi dall’assalto dei Francesi; abbandonata la città al seguito di Giuseppe Garibaldi, venne catturato dagli Austriaci sulle rive del Po, finendo fucilato con i suoi figli Luigi e Lorenzo l’11 agosto 1849, uniti a lui in un martirio che è divenuto l’anima di una commovente leggenda popolare.
Le salme furono sepolte presso il fiume, ma in seguito furono prima sepolte nel cimitero di Ca’ Venier e poi, per volontà del Consiglio comunale, nel 1866 ebbero nuova sepoltura nella chiesa parrocchiale dello stesso paese. Finalmente il 30 aprile 1879 una commissione presieduta da Menotti Garibaldi le fece trasportare a Roma nell’Ossario del Gianicolo presso la chiesa di S.Pietro in Montorio: l’ultima definitiva sepoltura ebbe luogo nel 1941 all’interno del Monumento ai Caduti per la causa di Roma Italiana.
La proposta per la realizzazione del Monumento dedicato a Ciceruacchio (nella foto in alto sotto il titolo) venne fatta nel 1892 in seno ad un comitato popolare, rappresentante della “Democrazia di Roma”, impegnato a celebrare il centenario della nascita di Giuseppe Garibaldi. Ne era presidente Salvatore Barzilai, avvocato ed uomo politico, mentre tra i componenti spiccavano i nomi di Luigi Cesana, direttore de Il Messaggero, e dello scultore Ettore Ferrari. Nei fogli distribuiti per raccogliere le sottoscrizioni si dichiarava che il monumento doveva sorgere “per glorificare l’anima popolare, espressa dall’eroismo di Ciceruacchio, il quale, dopo aver diffuso le idee liberali in mezzo al popolo romano, cadde vittima della doppiezza politica di Pio IX”.
Il comitato affidò allo scultore Ettore Ximenes la realizzazione dell’opera monumentale in bronzo ed il sito prescelto per la sua collocazione fu Lungotevere Arnaldo da Brescia, presso Ponte Regina Margherita, ovvero in prossimità del luogo dove era nato, Via di Ripetta. Alla cerimonia dell’inaugurazione, avvenuta nel pomeriggio del 3 novembre 1907, appena fu calato il telo che ricopriva le figure di Ciceruacchio e del figlio Lorenzo, la folla rimase profondamente colpita ed impressionata. “Angelo Brunetti si scopre il petto con la mano sinistra ed indica il cuore come bersaglio guardando in faccia il nemico; costituisce pertanto un contrasto voluto e pensato con l’attitudine del figlio, in ginocchio, bendato e con la bocca spalancata per emettere un grido”, come riferirono i giornali di allora. Il monumento fu consegnato dal Comitato Popolare al Regio Commissario del Comune di Roma, Cesare Salvarezza.
Nel 1959 la costruzione del sottovia di Lungotevere Arnaldo da Brescia rese inevitabile lo spostamento del complesso monumentale di poche decine di metri, su Lungotevere in Augusta (nella foto 1), all’altezza della sottostante Via del Vantaggio.
Il 16 marzo 2011, in occasione delle celebrazioni per il 150º Anniversario dell’Unità d’Italia, il Monumento a Ciceruacchio (nella foto in alto sotto il titolo), opportunamente restaurato, venne di nuovo trasferito presso la Passeggiata del Gianicolo, dove tuttora si trova, in prossimità dell’ingresso presso Porta S.Pancrazio, sottraendolo così ad una situazione di grave degrado ambientale ed atmosferico ma soprattutto collocandolo in un luogo sicuramente più adatto alla storia di Ciceruacchio, ovvero il Gianicolo, luogo simbolo del Risorgimento romano.