Piazza di S.Chiara prende il nome dalla chiesa di S.Chiara (nella foto sopra) che qui sorge, fondata da S.Carlo Borromeo nel 1563 con il supporto dello zio, Papa Pio IV, ed originariamente dedicata a S.Pio I. La chiesa, attribuita all’opera di Francesco Capriani da Volterra, era annessa ad un monastero di Francescane che, in onore del pontefice, fu chiamato Casa Pia e che divenne ricovero per le Convertite, ossia prostitute pentite e “convertite” ad una vita onesta, provenienti dalla chiesa di S.Marta. L’attribuzione comune del monastero all’opera di Carlo Maderno risulta difficile (in quanto il grande architetto nacque nel 1556), semmai potrebbe averne completato la costruzione. Tra il 1627 ed il 1628 il Cardinale Scipione Borghese fece restaurare la facciata della chiesa ed il monastero annesso aggiungendovi un nuovo portale. Nel 1628 le Convertite furono trasferite presso la chiesa di S.Giacomo alla Lungara e così il monastero restò alle Clarisse che dedicarono la chiesa alla loro fondatrice, S.Chiara di Assisi. Nel 1855 si verificò un crollo del tetto e della volta della chiesa, che così fu abbandonata. Dopo pochi anni tutto il complesso fu acquistato dalla Congregazione dello Spirito Santo che destinò l’antico monastero a sede del Seminario Francese, dedito all’accoglienza dei futuri sacerdoti francesi.
Il 20 giugno 1902 il Seminario ottenne da Papa Leone XIII il titolo di “Pontificio”, ricordato dalla scritta “PONT. SEMINARIUM GALLICUM” incisa sull’architrave del portale, affiancato da due colonne, che si apre su Via di S.Chiara 42 (nella foto 1). Il Seminario Francese provvide anche a far ricostruire la chiesa tra il 1883 ed il 1890, compresa l’attuale facciata, incaricandone l’architetto Luca Carimini: l’antica facciata ci è nota soltanto grazie ad un’incisione di Giuseppe Vasi. Oggi la chiesa, in stile rinascimentale, si presenta a due ordini: su quello inferiore, spartito da paraste, si aprono il portale sormontato da lunetta con la “Madonna ed Angeli” e due nicchie laterali. Nell’architrave si trova la seguente iscrizione: “DEO OPTIMO MAXIMO IN HONOREM IMMACULATI CORDIS MARIAE ET CLARAE VIRGINIS“, ovvero “A Dio Ottimo Massimo in onore del Cuore Immacolato di Maria e della Vergine Chiara”. L’ordine superiore presenta un loggiato con sette finestre ed una serie di busti entro clipei raffiguranti santi. Nel timpano si trova la “Madonna delle Vittorie tra il beato padre Francesco Libermann e l’abate De Gesnettes“, opera di Domenico Bartolini, autore anche dei busti nei clipei. L’interno è ad una sola navata e sull’altare maggiore si trova una pala raffigurante la “Sacra Famiglia” di Virginio Monti.
Di fronte alla chiesa, al civico 14 di Piazza di S.Chiara, è situata la Casa dell’Arciconfraternita della Ss.Annunziata, un edificio del ’600 che nasconde fabbricati più antichi, in uno dei quali S.Caterina da Siena visse gli ultimi anni della sua vita e vi morì nel 1380 (come recita la lapide posta a lato dell’ingresso e visibile nella foto 2), in una stanza tuttora esistente al pianterreno conosciuta come “Cappella del Transito di S.Caterina”.
Molto bello il portale, sovrastato da un affresco dell’Annunciazione con volute ai lati (nella foto 3). Per circa due secoli in questo edificio vissero le Monache Terziarie Domenicane che nel 1563 la vendettero a Giulio Cavalcanti allorché si trasferirono nel Monastero di S.Caterina a Magnanapoli. Nel 1578 vi si stabilì il Collegio dei Neofiti (poi trasferitosi in Via della Madonna dei Monti), che iniziò la costruzione di un nuovo edificio su progetto di Francesco da Volterra, rimasto incompiuto, quello oggi ad angolo con Via della Rotonda e caratterizzato da un possente cantonale bugnato. Nel 1637, sotto Urbano VIII, la casa ed il palazzetto furono assegnati all’Arciconfraternita della Ss.Annunziata, fondata nel 1460 dal Cardinale Juan de Torquemada: fu in questa occasione che l’edificio fu completamente ricostruito e la stanza di S.Caterina, per volere del Cardinale Antonio Barberini, fratello di Papa Urbano VIII, privata dei suoi arredi. Gli affreschi quattrocenteschi furono trasferiti nel Monastero di S.Caterina in Magnanapoli, mentre le mura originarie ed il pavimento furono trasportate e ricostruite come reliquie nel Convento della Minerva, che conserva anche, in una teca di cristallo posta sotto l’altare maggiore, il corpo della Santa. Fu quindi assegnato al pittore Giuseppe Cesari, detto il Cavalier d’Arpino, il compito di realizzare le tele che avrebbero decorato le pareti della stanza della Santa, tuttora presenti nella Cappella.
La Cappella (nella foto 4), di modeste dimensioni, presenta, sopra l’altare, un dipinto della Santa in orazione, mentre sulle pareti laterali sono poste cinque raffigurazioni riguardanti diversi episodi della sua vita: S.Caterina dona la sua croce d’argento a un povero, sceglie per sé la corona di spine, ha una visione del Padre tra Cristo e S.Domenico, riceve le stimmate e scambia il suo cuore con quello di Cristo. Alle due pareti laterali vi sono due monumenti sepolcrali in marmo: a sinistra quello di S.Eraclio ed a destra quello di S.Esuperanzio. Tra il 1989 e il 2000 la Cappella è stata completamente restaurata e conserva tuttora parte del soffitto ligneo originale trecentesco, le cui travi rappresentano la parte più preziosa della Cappella. Nel 1870 l’Arciconfraternita della Ss.Annunziata fu soppressa e l’edificio venne diviso: l’ala che si estende su Via di S.Chiara, con ingresso al civico 21, divenne sede dell’Albergo S.Chiara ad opera della famiglia Corteggiani, che tuttora lo gestisce, mentre lo stabile identificato dal civico 14 passò alla Congregazione della Carità.
L’albergo (nella foto 5) iniziò come locanda con poche stanze ma poi divenne famoso per avere ospitato molte personalità importanti, come Fogazzaro e don Sturzo, il quale qui costituì il Partito Popolare Italiano, come ricorda la lapide affissa sul muro a sinistra dell’ingresso: “IL 18 GENNAIO DEL 1919 DA QUESTO ALBERGO LUIGI STURZO LANCIAVA L’APPELLO A TUTTI GLI UOMINI LIBERI E FORTI PER LA COSTITUZIONE DEL PARTITO POPOLARE ITALIANO CHE SEGNAVA IL PIENO INSERIMENTO DEI CATTOLICI NELLA VITA POLITICA ITALIANA”. Da allora, per un certo periodo, l’albergo divenne una sorta di foresteria per molti futuri dirigenti della Democrazia Cristiana, ma fu anche l’albergo preferito da Casorati, Pascoli e Moretti. Lo stabile al civico 14 di Piazza di S.Chiara (nella foto 3) ospitò il “Teatro Rossini”, opera dell’architetto Virginio Vespignani ed inaugurato nel 1873 con una recita della celebre Adelaide Ristori. Nel 1897 divenne sede della libreria Désclée ed in seguito fu utilizzato come archivio della Congregazione della Carità, nonché in parte atrio del vicino Albergo S.Chiara. Nel 1937 la Congregazione della Carità, divenuta Ente Comunale di Assistenza, restaurò tutto il complesso e cedette una piccola porzione dell’edificio al grande attore romano Checco Durante, il quale, nel 1950, riaprì il nuovo “Teatro Rossini” per recite in dialetto romanesco. Dal 1976, dopo la morte di Checco Durante, la moglie Anita continuò a far vivere il teatro inanellando una serie di successi all’inizio insieme al genero Enzo Liberti, autore anche di molte commedie, e poi, dal 1990, con Alfiero Alfieri. Nel 1993 Anita abbandonò però le scene ed Alfieri continuò da solo fino al 2005, quando subentrò l’impresario Mario Smeriglio: il teatro divenne “Teatro Rossini Renato Rascel”, in memoria del grande attore romano. Nel 2008 la gestione del teatro cambiò di nuovo: completamente ristrutturato, la denominazione Teatro Rossini scomparve definitivamente per assumere quella di Palazzo Santa Chiara, divenendo uno spazio per congressi, esposizioni o convegni politici.