Via di S.Bartolomeo de’ Vaccinari (nella foto sopra) collega oggi piazza delle Cinque Scòle a via Arenula ma il suo percorso un tempo era ben più lungo ed importante. Analizzando la pianta del Nolli del 1748 si può osservare che il suo percorso continuava oltre l’odierna via Arenula e si congiungeva con l’attuale via di S.Paolo alla Regola con la denominazione di Strada della Regola. Questo tratto oggi non è più visibile in quanto è stato completamente cancellato dal palazzo del Ministero di Grazia e Giustizia (nella foto sopra sullo sfondo). Ma il tracciato di via di S.Bartolomeo de’ Vaccinari è ben più antico e risale addirittura all’epoca romana: infatti faceva parte di un importante asse viario, denominato vicus Aesculeti, che collegava Ponte a Ripa, oggi ricalcato dalle strade del Banco di S.Spirito, Banchi Vecchi, Monserrato, vicolo de’ Venti, CapodiFerro, S.Paolo alla Regola e proseguiva appunto con la nostra via di S.Bartolomeo de’ Vaccinari.
L’odierna denominazione prende il nome dalla chiesa di S.Bartolomeo de’ Vaccinari che un tempo qui sorgeva, approssimativamente all’altezza dell’odierno civico 17 (nella foto in alto sotto il titolo e nella foto 1). La chiesa è menzionata per la prima volta in una bolla di papa Urbano III del 1186 e figurava tra le chiese filiali di S.Lorenzo in Damaso con il nome di S.Stefano de cacabariis. Era conosciuta anche come S.Stefano de Arenula, dal nome del rione in cui era collocata, come riportato nel Catalogo di Torino al numero 349. Nella seconda metà del XIV secolo è ricordata con il nome di S.Stefano de Benedectinis, indizio che a quell’epoca la chiesa apparteneva ai Benedettini, mentre dal 1408 e fin dopo la metà del Cinquecento veniva menzionata come S.Stefano de silice, nome dovuto ai selci romani della strada su cui la chiesa si trovava. Mutò definitivamente nome quando papa Pio V (1566-1572) la affidò alla Confraternita dei conciatori di pelli, a Roma chiamati “vaccinari“: questi fecero riedificare la chiesa nel 1723 dedicandola al loro santo patrono, l’apostolo Bartolomeo, e così fu conosciuta come S.Bartolomeo de’ Vaccinari. I vaccinari avevano stabilito in questa zona le loro case e botteghe dove venivano conciate e tinte le pelli degli animali, favoriti dalla vicinanza del Tevere. Proprio il fiume era la ragione per cui si concentrarono in questo luogo (come i lavoratori di pellame, o come si diceva allora, “scortecchiari“, si erano stabiliti nell’area compresa tra l’attuale via dei Coronari ed il Tevere) in quanto gli Statuti comunali del 1363 (poi ribaditi dagli statuti dei Maestri delle Strade del 1452) permettevano loro di smaltire le acque luride e gli scarti di lavorazione direttamente nel Tevere. L’interno di S.Bartolomeo era a navata unica con due altari laterali per lato. Il quadro dell’altare maggiore raffigurante il santo titolare era di Giovanni De Vecchi (1536-1614); gli altri altari erano decorati con tele di Jacopo Zoboli (1681-1767) e di Michelangelo Cerruti (1663-1748). La chiesa fu demolita alla fine del XIX secolo, presumibilmente nel 1885, in concomitanza con i lavori per la costruzione dei muraglioni del Tevere insieme a tutta la parte sinistra della via, quella prospiciente il fiume. Prima della demolizione la chiesa risultava già abbandonata ed era utilizzata come magazzino. Al momento della demolizione venne deciso di salvare e conservare alcune sue parti marmoree: l’altare maggiore fu portato addirittura nella cattedrale di S.Giuseppe ad Asmara, in Eritrea, all’epoca colonia italiana. Questa via conserva anche una memoria molto particolare grazie all’anonima “Cronaca” del XIV secolo che così recitava: “Fu nato nello rione della Revola……sio habitatio (ovvero la sua abitazione)…nella via che vao alla Revola, dereto de Santo Tomao (la chiesa di S.Tommaso) sotto lo tiempio degli Judiei..”.
Stiamo parlando del luogo dove nacque Cola di Rienzo, ribadito dall’iscrizione (nella foto 2) posta sull’edificio all’angolo tra via di S.Bartolomeo de’ Vaccinari e piazza delle Cinque Scòle che così recita: “QUI PRESSO NACQUE L’ULTIMO DE’ TRIBUNI COLA DI RIENZO – SPQR 1872”.
Vogliamo segnalare, infine, poco dopo la suddetta iscrizione, un bel portale situato al civico 85 (nella foto 3), ad arco a tutto sesto e decorato da un bugnato ben marcato, ribassato rispetto al piano stradale, a ricordare i lavori per i muraglioni del Tevere che stravolsero l’assetto stradale della zona e della via.