Palazzo Carpegna (nella foto sopra), copia dell’originale palazzo demolito alla fine degli anni Trenta per l’apertura di Corso del Rinascimento, presenta la facciata principale al civico 44 di Corso del Rinascimento, con il pianterreno e l’ammezzato rivestiti a bugnato, al centro del quale si apre il portone affiancato da paraste con stelle e decorato da una testa di donna (nella foto 1). Il piano nobile presenta un balcone con tre portefinestre e con il motivo delle stelle che ricorre per tutte le finestre. L’edificio, unito a palazzo Madama tramite un porticato, sviluppa su tre piani terminanti in un cornicione a mensole, più o meno lo stesso schema architettonico delle altre facciate, ovvero quelle su piazza di S.Eustachio, via della Dogana Vecchia e via degli Staderari, anche se quest’ultima risulta più bassa di un piano. L’originale era stato costruito ai primi del Cinquecento ma fu poi ristrutturato da Giovanni Antonio De Rossi nella seconda metà del Seicento per i marchesi Baldinotti.
A dare lustro all’edificio fu il Cardinale Giovanni Francesco Albani che vi abitò prima di diventare papa con il nome di Clemente XI, non soltanto con la sua presenza ma soprattutto con le numerose sculture che vi raccolse, oltre ad una preziosa biblioteca. Quando Giustina Ginevra Baldinotti sposò Francesco Maria II di Carpegna, l’edificio passò ai Carpegna, ramo dei conti di Montefeltro di Urbino: da quel matrimonio non nacquero eredi e così Francesco Maria II, in un testamento del 1747, lasciò nome, titoli e palazzo al figlio di Laura di Carpegna e Mario Gabrielli, ovvero al nipote Antonio Gabrielli, che dette così inizio al casato dei Carpegna Gabrielli. Sul lato breve dell’edificio che si affaccia su piazza di S.Eustachio s’insediò nel 1895 la “Libreria Nardecchia” (nella foto 2), che vi svolse anche attività editoriale, fino al 1921 quando, in seguito allo sfratto, fu venduta dal titolare Attilio Nardecchia ai due librai tedeschi Walter Regenberg ed Ernest Immelen, che si trasferirono a piazza Cavour mantenendo il nome di “Libreria Nardecchia”.
Nel 1919 Palazzo Carpegna era stato unito all’adiacente palazzo della Sapienza con un cavalcavia provvisorio, divenendo sede complementare dell’Università ed acquistato dallo Stato come sede della Facoltà di Lettere e Filosofia. Infine, nel 1935, la demolizione e la ricostruzione come parte integrante di palazzo Madama: oggi vi sono insediati alcuni uffici del Senato. In questo palazzo visse anche Gaetano Moroni, barbiere e poi aiutante di camera di Gregorio XVI, dalla morte del papa, avvenuta alla fine del 1846, fino alla sua morte nel 1883. Aveva 16 anni Gaetano Moroni quando, nel 1818, suo padre Rocco, che aiutava nella bottega di barbiere, lo mandò nel convento dei Camaldolesi a fare la barba a domicilio all’Abate Generale Mauro Cappellari. Il frate lo prese a benvolere e volle tenerlo con sé come barbiere privato, ma lo fece anche studiare, mettendogli a disposizione la ricca biblioteca del convento, impegnandolo gradatamente con incarichi di segretario, sempre più delicati man mano che avanzava in carriera. Così Gaetano, o meglio Gaetanino, divenne prima cameriere privato del Cardinale Cappellari ed infine aiutante di camera del porporato una volta assurto al trono pontificio con il nome di Gregorio XIII, dal 1831 al 1846. Così, per 15 anni, fu una sorta di eminenza grigia del papa, tanto che Pasquino lo soprannominò “sotto papa”. Indiscutibilmente Gaetanino seppe ben sfruttare la sua posizione, tra tangenti e regalie, oltre ad un vitalizio di 280 scudi ed introiti extra. Raggiunse così un grande potere economico e tutti dovevano passare attraverso lui per ottenere una grazia dal papa. Visse con moglie e figli nel palazzo Apostolico fino alla morte del papa, nel 1846, quando si trasferì nel Palazzo Carpegna; la gente chiacchierò anche sulle attenzioni che la moglie di Gaetanino aveva per Papa Gregorio, tanto che G.G.Belli la qualificò “puttana santissima“. Con l’ascesa al soglio pontificio di Pio IX, fu rimosso dall’incarico apostolico e così si ritirò a vita privata, godendosi il benessere accumulato e portando a termine le sue memorie ed una fondamentale opera in 109 volumi, il “Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica”, per la quale ancora oggi è ricordato nella bibliografia pontificia.