Porta S.Sebastiano è probabilmente la più grande e la meglio conservata di tutta la cinta difensiva delle Mura Aureliane. In origine si chiamava “porta Appia“, perché da essa usciva la via Appia, ma fu ribattezzata “porta S.Sebastiano” in epoca cristiana perché la via conduce alla basilica ed alle catacombe di S.Sebastiano, meta di pellegrinaggi popolari. Nella prima costruzione di Aureliano due fornici gemelli, sormontati da un attico con finestre ad arco e paramento in travertino, si aprivano tra due torri semicircolari; un secondo rifacimento ampliò le due torri, che furono anche rialzate di un piano e collegate, tramite due bracci di muro, al vicino e preesistente Arco di Druso, utilizzato come controporta a formare così una corte interna. L’aspetto attuale si deve però al rifacimento onoriano (401-402), quando la porta fu ridisegnata ad un solo fornice, sormontato da un attico a due piani e con due file di cinque finestre ad arco, un cammino di ronda scoperto e merlato e due grandi basamenti quadrati, rivestiti di marmo, che inglobarono le torri. Particolarmente interessante sono le bozze lasciate nei blocchi di marmo che rivestono la parte inferiore del monumento, forse un segnale destinato a misurare il lavoro compiuto dagli scalpellini e la croce greca entro un cerchio, scolpita nella testata interna del concio di chiave dell’arco, recante un’iscrizione in greco con dedica ai “Santi Conone e Giorgio”.
Altro elemento interessante è la figura incisa sullo stipite destro (per chi esce) della porta rappresentante “l’Arcangelo Michele” (nella foto 1) con un’iscrizione laterale, in latino medioevale, che ricorda la vittoriosa battaglia sostenuta dalle milizie romane, guidate dal capo rionale Giacomo Ponziano, contro le truppe di Roberto d’Angiò, Re di Napoli, il 29 settembre 1327: “ANNO D(OMI)NI MCCCXXVII INDICTIONE XI MENSE SEPTEMBRIS DIE PENULTIMA IN FESTO S(AN)C(T)I MICHAELIS INTRAVIT GENS FORESTERIA IN URBE ET FUIT DEBELLATA A POPULO ROMANO QUI STANTE IACOBO DE PONTIANIS CAPITE REGIONIS“, ovvero “Nell’anno del Signore 1327, indizione XI, mese di settembre, penultimo giorno, festa di S.Michele, entrò gente straniera in città e fu sconfitta dal popolo romano, essendo Jacopo de’ Ponziano capo del rione”.
La chiusura dell’ingresso era assicurata da un duplice battente in legno e da una saracinesca che scendeva entro scanalature (visibili nella foto 2) dalla superiore camera di manovra, alla quale veniva fornita la necessaria illuminazione proprio da quella fila di finestrelle poste al di sopra del lato esterno della porta (ben visibili nella foto sotto il titolo). Anche l’interno subì molte trasformazioni, soprattutto negli anni 1942-3, quando fu occupato dal segretario del partito fascista Ettore Muti. A quegli anni appartengono i mosaici in bianco e nero, ancora esistenti nella camera di manovra ed altrove: qui si possono notare le mensole in travertino che sostenevano la saracinesca.
Nei locali interni della Porta si trova il piccolo Museo delle Mura, inaugurato nel 1990: l’esposizione, articolata tra il primo ed il secondo piano, ripercorre, tramite pannelli didattici, foto, plastici e calchi di alcuni elementi decorativi, la storia antica, medioevale e moderna delle Mura partendo da quelle di età regia e repubblicana, del VI-IV secolo a.C., per poi passare alle Aureliane. Vi sono documentate tecniche, fasi costruttive ma anche trasformazioni architettoniche e restauri che, succedutisi nel corso dei secoli, hanno loro conferito l’attuale aspetto. Alcuni pannelli infine sono dedicati alla via Appia. L’itinerario comprende una sosta sulla terrazze (nella foto 3) ed una piacevole passeggiata lungo il camminamento coperto di ronda, percorribile fino ai fornici di via Cristoforo Colombo.
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Nella sezione Roma nell’Arte vedi:
Porta S.Sebastiano di L.Rossini