Piazza Trilussa (nella foto sopra), situata tra il Lungotevere della Farnesina ed il Lungotevere Raffaello Sanzio, proprio di fronte a ponte Sisto, ricorda il grande poeta romanesco Trilussa, pseudonimo di Carlo Alberto Salustri. Piazza Trilussa, in passato denominata “piazza di ponte Sisto“, custodisce la bellissima fontana commissionata da Paolo V Borghese agli architetti Van Santen (detto “il Vasanzio”) e Giovanni Fontana: è la seconda mostra dell’Acqua Paola (dopo la Fontana Paola), ossia dell’antico acquedotto Traiano, a seguito del prolungamento della sua canalizzazione per alimentare, oltre ai rioni di Trastevere e Borgo, anche quelli di Regola e Ponte.
La fontana fu costruita nel 1613 sulla sponda opposta del Tevere, sullo sfondo di via Giulia, addossata all’Ospizio dei Mendicanti, noto anche come palazzo dei Centopreti: la foto 1, risalente al 1879, ci mostra la fontana nel suo luogo originario, affiancata dai due portali, entrambi demoliti, realizzati da Domenico Fontana nel 1587 ed appartenenti all’Ospizio dei Mendicanti o dei Centopreti. Allorché il Governo Italiano, dopo la disastrosa alluvione del 28 dicembre 1870, decise di allargare il letto del fiume e di costruire i muraglioni, si rese necessario arretrare la posizione dell’Ospizio dei Mendicanti che ospitava la fontana e fu così che la sua sorte fu segnata. Demolita con malagrazia nel 1870, molti pezzi si ruppero o vennero dispersi nei vari magazzini comunali, sicché, quando nel 1898 venne decisa la ricostruzione sulla riva opposta del Tevere, ovvero nella posizione attuale in piazza Trilussa, l’architetto Angelo Vescovali, al quale era stato affidato il compito, poté utilizzare soltanto poco più della metà dei materiali originari. Per compensare il dislivello della piazzetta e consentire la veduta della fontana dalla parte opposte del Tevere, fu ricostruita in una posizione sopraelevata rispetto al piano stradale e sulla sommità di un’ampia gradinata di quindici scalini. Dobbiamo dire che la ricostruzione fu piuttosto fedele all’originale, come possiamo notare dalle foto: inizialmente fu ricreata anche la cancellata che originariamente la decorava, ma poi fu deciso di eliminarla.
La fontana presenta un’ampia nicchia a botte, ai lati della quale due colonne ioniche di marmo venato sorreggono una cornice architravata su cui s’innalza un attico (nella foto 2) contenente al centro un’epigrafe commemorativa, a sua volta sormontato da un timpano spezzato al centro del quale svetta il grande stemma di Paolo V Borghese recante l’aquila ed il drago. L’epigrafe così recita: “PAULUS V PONT MAX AQUAM MUNIFICENTIA SUA IN SUMMUM IANICULUM PERDUCTAM CITRA TIBERIM TOTIUS URBIS USUI DEDUCENDAM CURAVIT ANNO DOMINI MDCXIII PONTIFICATUS OCTAVO”, ovvero “Paolo V Pontefice Massimo condotta l’acqua per sua munificenza sulla sommità del Gianicolo fece trasferire al di qua del Tevere per uso di tutta la Città nell’Anno del Signore 1613, ottavo del suo pontificato”.
Nella parte più alta della nicchia (nella foto 3), da una larga apertura, sgorgava un tempo una grande massa d’acqua che veniva raccolta dalla vaschetta sorretta da una mensola per poi ricadere nella grande vasca poggiata a terra. Due draghi alati, scolpiti a rilievo sui basamenti delle colonne, gettavano dalla bocca due violenti getti d’acqua che s’incrociavano, mentre due teste leonine, poste negli stilobati sotto le bugne, lasciavano cadere due getti d’acqua dalle fauci nelle modanature laterali della grande vasca. Sei colonnine di granito rosso, collegate da spranghe di ferro orizzontali, completavano e proteggevano un tempo la fontana originaria All’interno della nicchia, sotto la vaschetta sospesa, fu posta nel 1898 una seconda epigrafe per ricordarne il trasferimento: “NYMPHEUM AQUAE PAULLAE E CAPITE VIAE IULIAE ADVERSAE FLUMINIS RIPAE LAXANDAE CAUSSA S.P.Q.R. HUC TRANSPONI NOVISQUE OPERIBUS INSTAURARI CURAVIT A MDCCCXCVIII” ovvero “S.P.Q.R. (qui in teso come “il Comune di Roma”), dovendo allargare la sponda opposta del fiume, fece trasferire qui la fontana dell’Acqua Paola dall’inizio di via Giulia e preparare a nuovi lavori nell’Anno 1898”.
Su Piazza Trilussa è situato anche il monumento commemorativo che le dà il nome, quello del grande poeta romanesco Trilussa (nella foto 4), al secolo Carlo Alberto Salustri, nato a Roma nel 1871 ed ivi morto nel 1950. La sua misura caratteristica fu l’apologo breve, la favoletta lineare, una poesia ironica ed al tempo stesso semplice e moderata. La statua in bronzo fu realizzata dallo scultore Lorenzo Ferri e l’inaugurazione avvenne il 21 dicembre 1954. Accanto alla sua immagine è riportata una sua poesia, “All’ombra“, scelta, probabilmente, perché più delle altre rispecchia il moralismo, l’arguzia aperta e cordiale, che nasconde un’ombra di disprezzo verso le vicende umane, di questo grande personaggio: “Mentre me leggo er solito giornale spaparacchiato all’ombra d’un pajaro, vedo un porco e je dico: – Addio, majale! vedo un ciuccio e je dico: – Addio, somaro! Forse ‘ste bestie nun me capiranno, ma provo armeno la soddisfazzione de poté dì le cose come stanno senza paura de finì in priggione“. La traduzione, se servisse, è questa: “Mentre mi leggo il solito giornale sdraiato all’ombra di un pagliaio vedo un porco e gli dico: – Addio, maiale! vedo un asinello e gli dico: – Addio, somaro! Forse queste bestie non mi capiranno ma provo almeno la soddisfazione di poter dire le cose come stanno senza paura di finire in prigione”.
Nella sezione Roma nell’Arte vedi:
Fontana di ponte Sisto di E.Roesler Franz