La chiesa di S.Silvestro al Quirinale (nella foto sopra) ha origini antichissime, risalenti ad un periodo posto tra il IX e l’XI secolo, quando era denominata “in Biberatica“, in riferimento alla vicina “Via Biberatica“, ma anche “in Caballo“, per la vicinanza al gruppo marmoreo dei Dioscuri: l’attuale denominazione è evidentemente legata invece alla posizione della chiesa sul colle Quirinale. Nel 1507 Papa Giulio II la concesse ai Domenicani della Congregazione di S.Marco, che nel 1524 ne promossero la ricostruzione. In questa fase costruttiva la chiesa di S.Silvestro al Quirinale fu impostata a navata unica con due cappelle per parte, la copertura a cupola ed il presbiterio profondo. Alla fine del Cinquecento i Domenicani si trasferirono nella Basilica di S.Maria sopra Minerva e la chiesa passò ai Teatini: a questa seconda fase risale la profonda ristrutturazione che incluse il rifacimento della facciata e le splendide decorazioni degli interni. Dopo il 1870 l’edificio venne requisito ed adibito a sede della direzione del Genio Militare, ma poi qualche anno dopo, nel 1877, in occasione dei lavori di ampliamento ed abbassamento del livello stradale di Via Ventiquattro Maggio (dove la chiesa è situata), tornò a rivestire il suo ruolo sacro, seppur con la demolizione delle prime campate, di due cappelle ed il rifacimento della facciata ad opera di Andrea Busiri Vici. L’attuale prospetto è a due ordini, quello inferiore spartito da alte lesene che sorreggono la trabeazione e quello superiore sormontato da un piccolo timpano triangolare.
La facciata, splendido esempio di architettura tardo-rinascimentale, ricopre però soltanto una funzione decorativa, perché in realtà si tratta soltanto di un muro perimetrale con portale finto, in quanto l’ingresso alla chiesa avviene dal portale (nella foto 1) situato alla sinistra della facciata. L’interno di S.Silvestro al Quirinale, al quale si accede attraverso una scala, resa necessaria per superare il dislivello di circa 9 metri determinato dall’abbassamento sopra menzionato della via, presenta una pianta molto irregolare rispetto all’originaria a croce latina, proprio a causa delle demolizioni subite. Nonostante questo però la chiesa mantiene una sua armonia ed accoglie tuttora diversi gioielli, come il bellissimo soffitto ligneo a cassettoni del Cinquecento, il presbiterio a volta con affreschi tardo-cinquecenteschi dei fratelli Alberti e la prima cappella a sinistra, uno dei più interessanti ambienti sacri del Rinascimento romano: pavimento a piastrelle maiolicate, probabile opera di Luca della Robbia e gli affreschi di Polidoro da Caravaggio e di Maturino raffiguranti “Scene della vita di S.Caterina da Siena” e di “S.Maria Maddalena“, primo esempio romano in cui il paesaggio è protagonista assoluto ed il tema sacro diviene soltanto un pretesto per la rappresentazione della natura. La volta invece ospita altri affreschi con scene tratte dalla “Vita di S.Stefano” per mano di Giuseppe Cesari, meglio conosciuto come il Cavalier d’Arpino, che li dipinse verso la fine del XVI secolo.
Probabilmente il vero capolavoro è la Cappella Bandini (nella foto 2), nel transetto sinistro, a pianta ottagonale con cupola e lanternino realizzata da Ottaviano Mascherino nel 1580 per volere del Cardinale Ottavio Bandini che ne fece il proprio monumento sepolcrale. La pala d’altare raffigurante una bellissima “Assunzione di Maria“, realizzata tra il 1583 ed il 1585 da Scipione Pulzone su richiesta di Pier Antonio Bandini, banchiere fiorentino. I tondi alla base della cupola furono realizzati da Domenico Zampieri, detto il Domenichino, mentre le sculture in stucco sono opera di Alessandro Algardi e Francesco Mochi.
Sulla parete di controfacciata (nella foto 3) possiamo ammirare, al centro, un “Battesimo di Gesù” di Luigi Fontana, mentre ai lati sono situati i monumenti sepolcrali del Cardinale Federico Corner, o Cornaro (a destra), realizzato dallo scultore Giovanni Battista Della Porta, e di Prospero Farinacci (a sinistra), il celebre avvocato e giureconsulto che si occupò della difesa processuale di Beatrice Cenci. Da segnalare, infine, che dal transetto sinistro si accede al cosiddetto Chiostro di Michelangelo, una piccola terrazza con la fronte decorata di graziosi stucchi: in questo luogo si riunivano, intorno alla metà del Cinquecento, alcuni personaggi del mondo culturale romano in una sorta di cenacolo religioso dove si discuteva di una riforma interna della chiesa. L’organizzatore di questo singolare ritrovo era un frate, Lancellotto Politi da Siena, e tra i partecipanti vi figuravano personaggi come Michelangelo Buonarroti e Vittoria Colonna, nobildonna e poetessa, figlia di Fabrizio Colonna ed Agnese di Montefeltro.