L’imponente complesso residenziale noto come Villa di Massenzio si trova al III miglio della via Appia ed è costituito da tre monumenti principali: il palazzo, il circo ed il mausoleo dinastico, noto anche come “Tomba di Romolo”, dal nome del giovane figlio dell’imperatore che qui presumibilmente fu sepolto. La Villa di Massenzio è il risultato della trasformazione di un’antica villa rustica d’età tardo-repubblicana (I secolo a.C.), alla quale seguirono adattamenti in età giulio-claudia (I secolo d.C.) fino alla radicale trasformazione, databile alla metà del II secolo d.C., ad opera di Erode Attico che la inglobò nella sua enorme villa conosciuta come “Pago Triopio”. L’ultima fase fu quella di Massenzio, quando, negli anni intorno al 310 d.C., trasformò la villa in residenza imperiale, con la realizzazione di ambienti prestigiosi coma la basilica, l’apertura di un nuovo ingresso monumentale e l’aggiunta di un circo e di un mausoleo.
Con l’aiuto della mappa (nell’immagine 1) possiamo distinguere i vari ambienti: la villa (1) sorgeva su un’altura opportunamente regolarizzata ed adattata con un terrazzamento sostenuto da un criptoportico lungo 115 metri a due gallerie parallele, divise da pilastri e coperte con volta a botte, illuminate da piccole finestre a bocca di lupo. Il criptoportico, pertinente alla fase originaria della Villa di Massenzio, venne successivamente interrotto da un gruppo di tre ambienti mentre alle due estremità furono aggiunti due padiglioni panoramici in forma di torre. Al di sopra del terrazzamento, verosimilmente aperto verso la valle con un portico, si trovava il palazzo, del quale sono riconoscibili vari ambienti disposti ai lati di una grande aula absidata di metri 33 x 19,45 che era l’ambiente più importante di tutto il complesso, destinato alle pubbliche riunioni, alle udienze ed alle cerimonie e per questo motivo anche riscaldato, come dimostrano i tubi di terracotta inseriti nelle pareti. Davanti all’aula si vedono pochi resti di un atrio mentre sul versante settentrionale si trova una cisterna, lunga e stretta, ad est della quale un ambiente, in origine probabilmente rotondo e coperto a volta, può essere identificato con l’ingresso monumentale al palazzo. Questo, con un lungo ambulacro (4), un prolungamento del portico sovrapposto al terrazzamento, era collegato al Circo (2), la parte meglio conservata ed interessante del complesso.
Costruito anch’esso, come i nuovi ambienti del palazzo ed il mausoleo, nella tipica “opera listata” dell’età di Massenzio, il Circo di Massenzio (nel medioevo conosciuto, impropriamente, come Circo di Caracalla) si allunga nella valle, da est ad ovest, per circa 520 metri, con una larghezza, nel punto più ampio, di circa 92 metri. Sul lato corto occidentale, delimitato da due torri (nella foto in alto sotto il titolo, sulla mappa 6 e 7), a tre piani, alte 16 metri e tonde verso l’esterno, si trovavano i carceres (8), i 12 ambienti chiusi da sbarre alla cui apertura partivano i carri per le corse. Al centro di questo stesso lato si apriva la maggiore delle porte d’ingresso all’edificio in forma di grande arco. Un’altra porta (nella foto 2, sulla mappa 12), la “porta trionfale”, pure ad arco, si apriva sul lato opposto orientale, curvo, riservata agli spettatori e preceduta verso l’esterno da alcuni scalini. Qui fu rinvenuta nel 1825 dall’archeologo Antonio Nibby la lapide dedicatoria a Romolo che permise l’identificazione del complesso, una copia della quale è collocata oggi all’interno del fornice della porta stessa e che così recita: “Divino Romolo, uomo di nobile memoria, due volte console ordinario, figlio del nostro signore Massenzio invitto e perpetue Augusto, nipote del divino Massimiano“.
In realtà, nonostante i solenni appellativi e le cariche, all’epoca della morte Romolo era poco più che un bambino. Due ulteriori ingressi per gli spettatori si aprivano anche tra le torri e le gradinate ed un altro lungo il lato meridionale (nella foto 3), di fronte alla tribuna dell’imperatore. I due lati lunghi del Circo erano occupati dalle gradinate, che poggiavano su una struttura a volta alleggerita da anfore inserite nella muratura. Si suppone la presenza di due ordini di gradini di tre file ciascuno che davano luogo ad una capienza di circa 10.000 posti.
Nel lato lungo settentrionale era situata la tribuna imperiale (nella foto 4, sulla mappa 5) costituita da un lungo ambiente rettangolare e da una rotonda, coperta a cupola, ad esso addossata. In mezzo all’arena è ancora ben riconoscibile la “spina” (9), ovvero l’elemento longitudinale attorno al quale giravano i carri, lunga esattamente 1000 piedi romani, pari a 296 metri, alle due estremità della quale erano situate altrettante strutture semicircolari cave, le “metae” (una delle quali nella foto 5, sulla mappa 10 e 11).
La spina era formata da una serie di vasche intramezzate da edicole e da statue che, tutte insieme, formavano una sorta di canale (euripus), al centro del quale era collocato l’Obelisco di Domiziano, proveniente dal “Tempio di Iside“, poi utilizzato da Gian Lorenzo Bernini nel 1651 per ornare la fontana dei Fiumi.
Il terzo elemento della Villa di Massenzio è il Mausoleo di Romolo (nella foto 6, sulla mappa 3), dal nome del figlio dell’imperatore Massenzio, morto nelle acque del Tevere nel 307, che presumibilmente fu qui sepolto. In realtà doveva trattarsi del mausoleo dinastico destinato all’intera famiglia imperiale e fu posto al centro di un’area cinta da un quadriportico (14) di metri 107 x 121, con pareti in opera listata e pilastri in laterizio e coperture con piccole volte a crociera. Il quadriportico, che si apre direttamente sulla via Appia, aveva in passato un’apertura, oggi scomparsa, che metteva in comunicazione quest’area con il palazzo costruito sulla collina retrostante. La tomba (13) era costituita da un edificio circolare del diametro di metri 33 preceduto da un avancorpo, o pronao, rettangolare, in tutto simile a quello del Pantheon. Di pianta rettangolare di metri 21,50 x 8,60, il pronao, completamente spogliato dei blocchi di rivestimento, sostituito nell’Ottocento da un casale dei Torlonia tuttora esistente, aveva sei colonne sulla fronte ed era formato da due ambienti, il primo dei quali sottostante la gradinata frontale.
Seguiva quindi la grande “rotonda”, che al pianterreno era costituita da un monumentale corridoio anulare disposto attorno ad un enorme pilastro (nella foto 7) dal diametro di metri 7,50 e coperto con volta a botte. Nel muro perimetrale si aprivano due ingressi contrapposti, sull’asse longitudinale, e sei nicchie, alternativamente rettangolari e semicircolari, destinate ad ospitare i sarcofagi. Altre otto nicchie, alternate secondo lo stesso schema, si aprivano nel pilastro centrale. Al piano superiore un ambiente, quasi completamente scomparso, era riservato al culto funerario e doveva essere coperto da una gigantesca cupola, forse aperta al centro da un “occhialone”. Nell’Ottocento tutto il complesso fu acquisito dai Torlonia, duchi di Bracciano: nel 1825 il principe Giovanni Torlonia iniziò, con l’aiuto dello storico ed archeologo Antonio Nibby, lo scavo dell’area, trasferendo le numerose opere d’arte rinvenute nella collezione privata di palazzo Torlonia e trasformando la tenuta in azienda agricola, destinazione che perdurò fino al momento dell’esproprio avvenuto nel 1943.
Adiacente al lato orientale del quadriportico si conserva il nucleo di un sepolcro più antico, forse risalente all’età augustea, conosciuto come Tomba dei Servilii (nella foto 8, sulla mappa 15), che fu inglobato nel mausoleo massenziano. Il sepolcro è costituito da un basamento quadrato in calcestruzzo sormontato da un tamburo a nicchie, al cui interno la camera funeraria, sufficientemente ben conservata, è decorata da stucchi. Probabilmente il circo, con la morte dell’imperatore, non venne più utilizzato, subendo in seguito un costante degrado a causa del suo completo abbandono.
Nella sezione Roma nell’Arte vedi:
40-Circo di Massenzio di E.Du Pérac