Il Lapis Niger corrisponde ad un’area quadrata in marmo nero (nella foto sopra) che una transenna di lastre di marmo bianco separava dal resto della pavimentazione augustea in travertino. La scoperta, avvenuta alla fine dell’Ottocento, venne subito associata con un passo dello scrittore Festo, nel quale si accennava ad una “pietra nera nel Comizio” (“lapis niger in Comitio“) indicante un luogo funesto, nel quale si doveva riconoscere la tomba di Romolo o quantomeno il luogo dove il primo re venne ucciso.
Lo scavo al di sotto del pavimento in marmo nero portò successivamente alla scoperta di un complesso monumentale arcaico (accessibile tramite una breve scala) costituito da una piattaforma sulla quale sorge un altare mancante della parte superiore, accanto al quale vi è un tronco di colonna (o piuttosto una base di statua) e un cippo iscritto, anche esso mancante nella parte superiore (nella foto 1). L’antichità dei caratteri, ancora vicini a quelli greci calcidesi dai quali deriva l’alfabeto latino, permettono di datare l’iscrizione al VI secolo a.C., la più antica iscrizione monumentale latina quindi, quasi certamente anteriore all’inizio della Repubblica. L’iscrizione, seppur lacunosa e difficile nella traduzione, riveste un’importanza fondamentale, in quanto documenta che questo era un luogo sacro, ai violatori del quale si minacciano pene terribili. L’aspetto del monumento, un altare con una statua (anche se nella base tronco-conica si deve riconoscere una colonna, questa, per le sue dimensioni e il suo isolamento doveva sostenere una statua) più che ad una tomba fa pensare ad un piccolo santuario; se a questo aggiungiamo che il tutto sembra dedicato ad un re, non si può non ricordare che Dionigi di Alicarnasso, scrittore greco dell’età di Augusto, menzionava la presenza di una statua di Romolo nel Volcanale (ossia il santuario di Vulcano) accanto ad un’iscrizione “in caratteri greci” (che non significa probabilmente “in greco” ma nei caratteri simili ai greci delle iscrizioni arcaiche latine): vista la vicinanza del Volcanale al “Lapis Niger“, è probabile che si tratti proprio della stessa iscrizione e della stessa statua.