Il Sacello di Venere Cloacina è situato accanto alla basilica Emilia ed è costituito da un basamento circolare di marmo sul quale poggiava originariamente l’alzato di un piccolo edificio. Come risulta da alcune rappresentazioni monetali, si trattava di un sacello a cielo aperto, costituito da un basso recinto circolare entro il quale vi erano due simulacri di culto, Cloacina e Venere, la prima rappresentante la più antica divinità e la seconda aggiunta soltanto in un secondo tempo, quando con essa venne identificata la prima. Accanto a questo piccolo ma importante santuario, connesso con la Cloaca Maxima, che in questo punto entrava nel Foro, si sarebbero svolti due importanti episodi della mitica storia delle origini: la purificazione con rami di mirto degli eserciti romano e sabino dopo la guerra successiva al celebre Ratto delle Sabine e l’uccisione di Virginia da parte del padre, Lucio Virginio, per salvarne le virtù dalle mire di uno dei decemviri, Appio Claudio. Un passo dell’opera di Livio, “Ab Urbe Condita“, posto in prossimità del sacello, ne ricorda gli avvenimenti: “Virgino trae la figlia e la nutrice presso il sacello di Cloacina alle taberne che ora son dette nuove ed ivi, preso da un macellaio un coltello, esclama: “Solo in questo modo, o figlia, posso restituirti in libertà“. Quindi trafigge il petto della fanciulla e volgendosi al tribunale dice: “Te e la tua testa, o Appio, io consacro alla vendetta con questo sangue”.