Largo S.Rocco prende il nome dall’omonima chiesa di S.Rocco (nella foto sopra), costruita nel 1499 per volontà della Confraternita degli Osti e dei Barcaioli di Ripetta, che la dedicarono al santo eremita francese che, vuole la leggenda, venne sfamato da un cane quando fu colpito dalla peste. Annesso alla chiesa venne costruito un piccolo ospedale nel quale venivano curati gli appestati. Successivamente fu aggiunta un’ala femminile destinata alle mogli dei barcaioli per evitare che queste partorissero sulle barche in condizioni malsane ed una sezione per le partorienti nubili o vedove, ovvero rimaste incinte in una relazione illegittima, che qui venivano accolte con il volto coperto, in totale anonimato e, in caso di morte, sepolte con il solo numero di registrazione: per questo motivo il complesso venne soprannominato l’Ospedale delle Celate. Alle donne in tale condizione era consentito il ricovero mesi prima del parto al fine di mantenere nascosta la loro gravidanza ma, in questo caso, dovevano pagare una retta mensile fino al giorno del parto, dopodiché la degenza era gratuita come per le altre. Unica eccezione all’anonimato era consentita al medico ed all’ostetrica che aiutavano le donne a mettere al mondo i piccoli, i quali poi venivano inviati alla Pia Casa degli Esposti presso l’Ospedale S.Spirito.
I due edifici dell’ospedale maschile e quello delle partorienti si trovavano affiancati lungo il lato della chiesa di S.Rocco, prospicienti il Mausoleo di Augusto: nell’immagine 1 possiamo vedere un estratto della Mappa di Giovanni Battista Nolli del 1748 con i due edifici evidenziati in rosso, il numero 470 corrisponde all’Ospedale maschile, il numero 471 corrisponde all’Ospedale delle Celate, mentre il numero 468 evidenzia la chiesa di S.Rocco.
L’Ospedale delle Celate fu dapprima chiuso nel 1893 durante il Governo Giolitti ed il reparto delle partorienti anonime trasferito all’Ospedale di S.Giovanni in Laterano, per poi essere demolito tra il 1934 ed il 1940 in occasione dei lavori di sistemazione di tutta la zona intorno al Mausoleo di Augusto.
La chiesa di S.Rocco, riedificata nel 1657 da Giovanni Antonio De Rossi, ebbe la facciata soltanto nel 1834 ad opera di Giuseppe Valadier, con una forma tipicamente neoclassica, e si presenta con quattro grosse colonne corinzie che sostengono il timpano, ai lati del quale sono posti due angeli con candelabro: sul portale domina lo stemma di Gregorio XVI Cappellari. La cupola, realizzata da De Rossi nel 1654, presenta un alto tamburo ottagonale, scandito da paraste doriche abbinate che inquadrano gli otto finestroni rettangolari. La calotta è divisa in otto spicchi da costoloni che terminano alla base della lanterna, sulla quale si aprono otto finestrelle rettangolari, separate da semicolonne.
Sull’altro versante di Largo S.Rocco è situata la chiesa di S.Girolamo degli Schiavoni (ovvero gli abitanti slavi delle coste e dell’entroterra dell’Adriatico orientale, area un tempo nota come Schiavonia), oggi più nota come S.Girolamo dei Croati. Nel 1453 Niccolò V concesse l’antica chiesa di S.Marina de Posterula alla Congregazione degli Schiavoni con il permesso di ricostruirla e dedicarla al loro patrono S.Girolamo e di istituirvi un ospizio ed un ostello per i poveri pellegrini connazionali. La chiesa (nella foto 2), ricostruita nel 1588 per volere di Sisto V da Martino Longhi il Vecchio, è interamente in travertino e si presenta a due ordini: quello inferiore apre con un portale affiancato da quattro nicchie, mentre quello superiore presenta una finestra sovrastata da un timpano triangolare, all’interno del quale è collocato lo stemma di Sisto V. Tra i due ordini è situato un aggettante cornicione con l’iscrizione dedicatoria: “SIXTUS V P(ONTIFEX) M(AXIMUS) ORD(INIS) MIN(ORUM) TEMPLUM A FUNDAMENTIS EREXIT PONT(IFICATUS) SUI ANN(O) IIII SAL(UTIS) MDLXXXLVIII”, ovvero “Sisto V Pontefice Maximo dell’Ordine dei Minimi eresse la chiesa dalle fondamenta nell’Anno di Salvezza 1588, 4° del suo Pontificato”. L’interno, a navata unica con tre cappelle per lato, presenta una finta cupola dipinta da Andrea Lilli, uno dei massimi interpreti del tardo manierismo, che eseguì anche gli affreschi del presbiterio raffiguranti “S.Girolamo ordinato sacerdote” e la “Disputa di S.Girolamo con S.Gregorio e S.Basilio sulle Scritture”, in collaborazione con altri artisti tra i quali Antonio Viviani.
La demolizione del Porto di Ripetta, sul quale la chiesa si affacciava, a seguito dei lavori di costruzione dei muraglioni del Tevere e lo sventramento degli anni Trenta del Novecento per la sistemazione dell’area intorno al Mausoleo di Augusto ed all’Ara Pacis, alterò sensibilmente il prospetto della chiesa con il rialzamento del piano stradale che causò la demolizione della lunga scalinata di accesso.
In una grande nicchia rettangolare ricavata nel pilastro che sostiene le arcate che collegano la chiesa di S.Rocco alla chiesa di S.Girolamo è situata la Fontana della Botticella (nella foto 3), realizzata nel 1774 in marmo bianco per conto della Confraternita degli Osti e Barcaioli. Originariamente la fontana era appoggiata a Palazzo Valdambrini, situato fra le due chiese, anch’esso demolito nella prima metà del Novecento: fu proprio in occasione della sistemazione del luogo che la fontana fu collocata nella posizione attuale. La testa di un giovane popolano, con il tipico berretto della categoria dei facchini, sporge da una valva di conchiglia, dalla bocca del quale sgorga l’acqua dell’Acquedotto Vergine che si raccoglie in una sottostante piccola vasca semicircolare sospesa su scogli. Attraverso due cannelle poste alla base della vaschetta l’acqua passa nel sottostante catino rettangolare dai bordi arrotondati che poggia su una botticella poggiata orizzontalmente. In alto è posta l’epigrafe “BENEFICENTIA CLEMENTIS XIIII PONT(IFEX) MAX(IMUS) AQUA VIRGO ANN(O) CIƆIƆCCLXXIIII“, ovvero “Acqua Vergine per beneficenza di Clemente XIV Pontefice Maximo nell’Anno 1774”. Notare che l’anno utilizza i simboli che vengono definiti Numeri Romani Medioevali, anche se in realtà traggono origine dal sistema numerale etrusco, da cui derivano graficamente i simboli romani: CIƆ sta per M, ovvero 1000, mentre IƆ sta per D, ovvero 500.
Su un fianco della chiesa di S.Rocco è situato anche un altissimo idrometro del 1821 (nella foto 4), ossia una lapide di misurazione del livello delle acque nelle fasi di piena, con le date delle varie inondazioni del Tevere: si può notare l’altezza incredibile raggiunta durante l’alluvione del 19 ottobre 1530 e del dicembre 1598, oppure quella più “modesta” e recente del 1846. Questo idrometro è l’unico rimasto dei cinque che un tempo erano collocati presso il Porto di Ripetta e venne qui sistemato soltanto in seguito alla costruzione dei muraglioni del Tevere ed alla conseguente demolizione del porto tra il 1870 ed il 1880.