La storia di Palazzo di Firenze (nella foto sopra), situato nell’omonima piazza, ebbe inizio nel 1516, quando il Segretario Apostolico Jacopo Cardelli da Imola, che viveva con una gentildonna, Antonia de Raho, decise di comprare nel rione Campo Marzio un ampio appezzamento di terreno per costruirvi una dimora sufficiente per la sua numerosa famiglia: la de Raho gli aveva dato, infatti, ben dieci figli naturali. Il Cardelli fece costruire due palazzi, quello denominato Domus Magna, situato nella piazza Cardelli, ed uno di rappresentanza chiamato Palatium (oggi palazzo di Firenze), che prospettava su una piazza allora chiamata “piazza dei Ricci” (Platea Ricciorum) da una nobile famiglia romana che vi aveva alcune case. Il Palatium aveva poche stanze raccolte intorno ad un cortile a portici e fu realiazzato probabilmente dall’architetto Pierino de Gennaris da Caravaggio. Dopo il Sacco di Roma del 1527 il Palatium si presentava a due piani mentre sul retro un grande giardino giungeva fino alla Domus Magna. Alla morte di Jacopo, avvenuta nel 1530, i figli, non potendolo vendere secondo testamento, lo affittarono: vi abitò il cardinale Ridolfo Pio da Carpi fino al 1547, dopodiché, fino al 1550, la famosa cortigiana Tullia d’Aragona. Nel 1551 l’edificio poté essere venduto e venne così acquistato dalla Reverenda Camera Apostolica per conto del papa Giulio III Del Monte, che lo regalò, due anni dopo, al fratello Balduino Ciocchi Del Monte. Il pontefice si preoccupò in prima persona di rendere il palazzo degno del rango della sua famiglia, facendo eseguire imponenti lavori di ristrutturazione, diretti dall’architetto Bartolomeo Ammannati.
Si ebbe allora il magnifico portale che tuttora prospetta sulla piazza e fu sistemato il nuovo corpo di fabbrica sul lato del cortile opposto all’ingresso per separarlo dal giardino: un elegante prospetto in laterizi (nella foto 1) con un semplice portone architravato sovrastato dallo stemma Ciocchi Del Monte (nella foto 2), una banda trasversale con tre monti a tre cime, ai lati della quale vi sono due corone d’alloro e sormontato dalle chiavi papali. Affiancano il portone due nicchie a conchiglia, sormontate da finestrine quadrate; al piano superiore una serliana affiancata da altre due nicchie. Per la decorazione pittorica delle sale del palazzo, invece, i del Monte si rivolsero a Prospero Fontana, che realizzò gli affreschi per la loggia del pianterreno (la cosiddetta “loggia del Primaticcio“, perché la tradizione voleva che fosse opera del Primaticcio), il Camerino dei Continenti e la Sala del Granduca.
La loggia del Primaticcio, in particolare, presenta sulla volta nove riquadri decorati con scene tratte dalla mitologia e dalla storia antica come celebrazione dei proprietari: “Giove allattato dalla capra Amaltea” e la “Contesa delle Pieridi“, infatti, sono entrambe ambientate su un monte (allusivo al loro cognome); l’immagine di Ercole al Bivio compare invece sullo stemma di Balduino. Alla morte di Del Monte, nel 1561, il palazzo divenne proprietà di Cosimo I de’ Medici, Granduca di Toscana e da quel momento prese il nome di palazzo di Firenze. I Medici lo elessero a residenza romana e fecero decorare con grande fasto alcuni saloni del piano nobile dal pittore Jacopo Zucchi (1540-90), allievo del Vasari, come la “Sala delle Stagioni” e la “Sala degli Elementi“, entrambe a tema mitologico-allegorico. Inoltre fecero ristrutturare il palazzo da Baldovino del Monte, probabilmente su progetto del Vignola, che ornò il cortile del bel colonnato. Al pianterreno del palazzo era l’ufficio postale per la Toscana e per l’Emilia, mentre dalla piazza antistante partiva la corriera postale per Firenze. Tra la fine del Cinquecento e l’inizio del secolo successivo il palazzo fu uno dei poli della vita mondana cittadina: il cardinale Ferdinando I de’ Medici vi diede feste sontuose e grandiosi banchetti. Invano Cosimo II tentò di acquistare l’altro palazzo Cardelli (la Domus Magna), sia per ampliare la proprietà ma soprattutto per manifestare la propria presenza sulla lunga ed importante direttrice via della Scrofa – via di Ripetta. Una volta estinti i Medici, nel 1737, l’edificio divenne la residenza del Ministro del Granducato di Toscana per più di un secolo: nel 1872, dopo il passaggio al Regno d’Italia, venne rimosso dalla facciata lo stemma granducale, simbolo di un’epoca tramontata per sempre, e divenne la sede del Ministero di Giustizia e Culti, come era chiamato allora l’attuale Ministero di Grazia e Giustizia. Da quando questo si stabilì in via Arenula il palazzo di Firenze divenne, e lo è tuttora, la prestigiosa sede della società Dante Alighieri, benemerita della nostra cultura. La facciata presenta il magnifico portale ad arco sormontato da un balcone con ringhiera poggiante su due mensoloni decorati ed affiancato da paraste con ornamenti; ai lati vi sono due coppie di finestre architravate, inferriate e poggianti su mensole. I due piani dell’edificio presentano cinque finestre ciascuno: al primo piano le finestre sono decorate con timpani triangolari alternati a quelli curvilinei, mentre al secondo piano le finestre sono riquadrate e decorate con festoni. La sopraelevazione, di epoca successiva, poggia sul bel cornicione a mensole.