Il toponimo di Piazza di S.Lorenzo in Lucina e dell’omonima basilica che qui sorge è alquanto incerto: per molti anni si ritenne che Lucina fosse stata una matrona romana, tutta fede e misericordia, la quale avrebbe fondato nella sua casa, secondo l’antico costume di certe residenze perlopiù patrizie, una “ecclesia domestica“, cioè un luogo destinato al culto non in una pubblica basilica, ma in una casa privata. Lucina in seguito donò alla Chiesa Romana la propria casa, che divenne così il primo fondamento della futura chiesa di S.Lorenzo. La seconda e, al momento, più accreditata ipotesi invece si deve ai ritrovamenti effettuati nei sotterranei della basilica nel 1983 e nel 1985 dalla Soprintendenza Archeologica di Roma, quando furono riportate alla luce tracce di varie fasi di epoca imperiale, che confermarono la presenza di una ecclesia. L’edificio più antico, di cui rimangono pochi resti, se si fa eccezione per un pavimento a mosaico bianco e nero, risale al II secolo d.C., poi sostituito nel secolo successivo da un’insula di maggiori dimensioni, datata, grazie ai bolli laterizi rinvenuti, al periodo di Caracalla. L’edificio antico corrisponde ad una “domus Lucinae“, un tempio precristiano dedicato alla dea Giunone Lucina, da cui deriverebbe il toponimo della piazza e della basilica, che fu poi adibito a culto cristiano e trasformato successivamente nella prima basilica. Questa dea era invocata al momento del parto (“colei che fa vedere la luce al neonato“) e per questo motivo le donne dell’antica Roma attingevano, presso il tempio, l’acqua “miracolosa” per curarsi o per avere figli: questa tradizione è confermata dal ritrovamento, durante gli scavi sotto la Sala Capitolare, di un pozzo e di un meraviglioso mosaico intatto, con gradini di marmo bianco e pareti affrescate, che avvalora l’ipotesi che possa trattarsi proprio di un tempio dedicato alla dea Giunone Lucina. L’area fu scavata successivamente in più fasi dal 1993 al 1998 dalla Soprintendenza Archeologica insieme all’Istituto Svedese di Studi Classici e furono rinvenute strutture relative alla primitiva basilica paleocristiana ed al rifacimento del XII secolo (un pavimento cosmatesco): vennero alla luce una parte di una vasca battesimale circolare ed una vasca rettangolare di minori dimensioni, identificate come il battistero della chiesa primitiva. La vasca battesimale circolare ha un diametro di 4 metri ed era rivestita con lastre di marmo, mentre più dubbia rimane la funzione della vasca rettangolare, di piccole dimensioni ed ha su uno dei lati corti una nicchia con copertura a timpano; fra le ipotesi la possibilità che fosse utilizzata per il battesimo di bambini, per la raccolta e benedizione dell’acqua o per il rito della lavanda dei piedi.
La Basilica di S.Lorenzo in Lucina (nella foto 1) fu costruita da Papa Sisto III nel V secolo: era a tre navate con abside nel fondo ed il livello del pavimento e delle mura più basso rispetto a quello attuale di ben 2 metri.
Il luogo di culto fu ricostruito da Papa Pasquale II nel XII secolo: a questo papa si debbono il bel portale riquadrato, affiancato da due leoni romanici marmorei (uno dei quali nella foto 2), parte dei muri esterni, l’abside medioevale nascosto dagli edifici circostanti ed il campanile, stretto tra la facciata della chiesa e l’ex convento, oggi Caserma dei Carabinieri. Il campanile (ben visibile nella foto 1) sorge su una base quadrata che insiste sulla prima campata della navatella destra e si eleva per cinque piani: i primi due hanno bifore a pilastro, mentre i rimanenti tre presentano doppie bifore su colonnine marmoree e capitelli a stampella. La struttura in laterizio è decorata con dischi di porfido e scodelle in maiolica verde. La cella campanaria ospita due campane, una del 1606 e l’altra del 1759: la terza cadde, come riferisce un editto del 5 gennaio 1577, “et havendo fracassati tre solari, ammazzò un chierico“. Un ampio e nobile portico con architrave poggia su 6 colonne ioniche in granito sormontate da capitelli ionici e su 2 pilastri con capitelli corinzi: al suo interno vi sono murate alcune iscrizioni risalenti al XII secolo. La prima ricorda come il 24 gennaio 1112 il Cardinale Leone, vescovo di Ostia, dedicò un altare, un’altra del 15 ottobre dello stesso anno elenca le reliquie trovate dal presbitero Benedetto e trasferite nella chiesa, un’altra del 25 maggio 1130 si riferisce alla consacrazione della chiesa da parte dell’antipapa Anacleto II, mentre l’ultima, forse la più importante, ricorda la consacrazione ad opera di papa Celestino III del 26 maggio 1196. Nel Seicento la basilica subì una radicale ristrutturazione, con la riduzione delle tre navate ad una navata unica (le navate laterali furono trasformate in cappelle) e fu rialzato il pavimento per evitare le alluvioni del Tevere.
All’interno vi è conservata la graticola (nella foto 3) sulla quale S.Lorenzo fu arso durante la persecuzione ordinata dall’imperatore Valeriano nel 258, racchiusa in un prezioso reliquario nella prima cappella a destra sotto l’altare.
In una cappella di sinistra vi si conserva anche un Crocifisso ligneo del Cinquecento, ritenuto miracoloso ed opera di Michelangelo, mentre sull’altare maggiore (nella foto 4) vi è la celebre “Crocifissione” di Guido Reni, posta tra quattro colonne e due semi-colonne in marmo nero antico. Sotto la sagrestia della basilica (e sotto un palazzo in via di Campo Marzio) furono ritrovati i resti del grande orologio solare costruito da Augusto nel 10 a.C. con l’aiuto di Mecenate e di astronomi e matematici egiziani. L’Horologium Solarium (o Augusti) era costituito da una vastissima platea circolare del diametro di quasi 180 metri in lastre di travertino, sulla quale erano incastrate linee e lettere bronzee a fare da quadrante: come gnomone fu utilizzato un obelisco egiziano, attualmente eretto nella piazza di Montecitorio e qui rinvenuto, che in pratica con la sua ombra funzionava da lancetta indicatrice delle ore. Plinio narra che l’orologio funzionasse male, forse a causa dello spostamento dell’obelisco causato da un sisma, tanto che fu necessaria la riparazione sotto Domiziano.
Ad angolo di Piazza di S.Lorenzo in Lucina con via del Corso è situato Palazzo Fiano (nella foto 5), la cui più antica struttura risale addirittura al XIII secolo, con un edificio fatto costruire dal cardinale inglese Ugone Atratus di Evesham ed utilizzato dal primo Quattrocento come sede dei cardinali titolari della chiesa di S.Lorenzo in Lucina. Ai primi del Cinquecento il palazzo acquisì notevole fama quando fu abitato dal cardinale portoghese Giorgio de Costa, che occupava un appartamento situato su un arco romano addossato all’edificio e per questo motivo in seguito denominato “Arco di Portogallo“. Nel 1568, durante alcuni lavori di scavo delle fondamenta di palazzo Fiano, vennero alla luce i primi resti dell’Ara Pacis: altre parti del monumento vennero fuori in seguito, fino alla ricostruzione avvenuta nel 1938 sul Lungotevere in Augusta. Nel Seicento l’edificio passò ai Peretti (la famiglia di papa Sisto V), i quali fecero eseguire lavori di ampliamento; nell’Ottocento subentrarono gli Ottoboni, duchi di Fiano e per questo l’edificio fu chiamato palazzo Fiano. Nel 1898 il complesso fu venduto al ricco commerciante Edoardo Almagià. La facciata su tre piani di finestre a timpano triangolare al primo, architravate al secondo e quadrate al terzo, presenta due portoni sotto altrettanti balconi, ma uno solo è quello funzionante, situato al civico 4, il quale immette in un cortile dove è situata una fontana sormontata da un’aquila incoronata posta su un globo sorretto da tre draghi. Dal Seicento il palazzo ospitò il teatro privato della famiglia Rospigliosi; nell’Ottocento aprì negli scantinati un teatrino delle marionette (frequentato da personaggi illustri quali il Leopardi), poi trasferitosi nella metà dell’Ottocento al Teatro di S.Apollinare.
Ad angolo di Piazza di S.Lorenzo in Lucina con via di Campo Marzio si trova un edificio risalente al 1665 (nella foto 6), eretto su progetto di Carlo Rainaldi come convento dei Chierici Regolari Minimi di S.Francesco Caracciolo, detti appunto Caracciolini. L’edificio fu costruito sull’area dove un tempo era situato un palazzo di origine medioevale degli Acquaviva, poi acquistato dal cardinale Montalto e fatto appositamente demolire. Successivi interventi di ristrutturazione furono eseguiti da Carlo Bizzaccheri nella prima metà del Settecento. Il portale, decentrato sulla sinistra della facciata, è architravato con un arco a tutto sesto ed abbastanza alto da raggiungere l’altezza dell’ammezzato, costituito da 14 finestrelle a cornice semplice. Il primo ed il secondo piano, separati da sottili fasce marcapiano, presentano 15 finestre ciascuno, anche queste a cornice semplice, mentre l’ultimo piano è costituito da piccole finestrelle del sottotetto.
Il pianterreno si apre in un susseguirsi di porte di negozio lungo tutta la facciata ed è decorato, a destra, proprio ad angolo con via di Campo Marzio, con un grande stemma (nella foto 7) raffigurante i monti dei Chigi, in riferimento a Papa Alessandro VII, sotto il cui pontificato il convento fu completato.
Sul lato opposto dell’edificio, in prossimità della Basilica di S.Lorenzo in Lucina, è situata invece un’edicola a mosaico della Madonna del Divino Amore (nella foto 8), eretta in segno di ringraziamento per aver protetto Roma dai bombardamenti del 1944. Oggi il palazzo è sede del Comando Provinciale dei Carabinieri, intitolato al Tenente Colonnello Giovanni Frignani, martire delle Fosse Ardeatine e Medaglia d’oro al valor militare alla memoria.