S.Lorenzo in Piscibus è oggi visibile all’interno di un cortile (nella foto sopra) accessibile dal portone situato al civico 24 di Via Pfeiffer e lungo Borgo di S.Spirito, dove spicca la sua abside medioevale (nella foto 2). La chiesa è una delle costruzioni salvatesi dalle demolizioni eseguite per l’apertura di Via della Conciliazione ma la sua posizione odierna non deve trarre in inganno: non è la chiesa che, come affermano alcuni “addetti ai lavori”, è stata ricostruita in mezzo ai nuovi edifici di Via della Conciliazione, bensì sono gli edifici che sono stati costruiti intorno all’antica chiesa.
Per avere conferma di questa affermazione basta osservare la Pianta di Roma di Giovan Battista Nolli del 1748 per rendersi conto che l’attuale posizione della chiesa è la stessa di allora (nell’immagine 1 evidenziata in rosso), anche se gli stravolgimenti della zona comportarono la distruzione del lungo atrio e della facciata su Borgo Vecchio.
La più antica menzione di S.Lorenzo in Piscibus risale al 1143 con il nome di “Sanctus Laurentius in Portico Maiore” (come appare nel Catalogo di Cencio Camerario), anche se la sua origine sarebbe ancora più remota perché la tradizione vuole che sia stata edificata su una chiesa dedicata a S.Stefano o a S.Galla, vedova del VI secolo. Questa antica basilica, che ospitava un monastero di vergini, venne con ogni probabilità distrutta nel corso delle incursioni barbariche. Ricostruita in onore di S.Lorenzo, il martire che distribuì ai poveri i beni della Chiesa affinché non cadessero nelle mani dei pagani, venne detta S.Lorenzo in Piscibus perché situata in prossimità di un mercato del pesce. Nel Cinquecento la chiesa risulta affidata alle monache Clarisse, alle quali poi, sotto il pontificato di Leone X (1513-1521), subentrò una comunità laica proveniente da S.Spirito in Sassia: fu in questo periodo che la chiesa venne inglobata in un maestoso palazzo patrizio, di proprietà del cardinale Francesco Armellini, al quale si devono i primi lavori di restauro.
Nel 1659 fu completamente ricostruita, in forme barocche, dalla potente famiglia dei Cesi, duchi di Acquasparta, che ne fecero la loro cappella privata, arricchendo l’altare principale con una pala che rappresentava “La cerimonia nuziale della Vergine“. In quello stesso anno la chiesa venne però affidata ai Fratelli delle Scuole Cristiane, i quali, nel 1733, dopo aver ricevuto una grossa somma di denaro da Papa Clemente XII, prima acquistarono tre case attigue alla chiesa e poi incaricarono l’architetto Domenico Navone di restaurare il complesso: questi ampliò la chiesa con un lungo atrio ed una nuova facciata (nella foto 3) inglobata in un edificio affacciato su Borgo Vecchio. Nella prima metà del XX secolo, quando fu decisa la demolizione della Spina di Borgo, la chiesa, come sopra menzionato, si salvò dalla distruzione ma fu privata della facciata e nascosta dietro la mole degli edifici di Via della Conciliazione. Gli architetti Galeazzi e Prandi, responsabili della prosecuzione dei lavori di restauro, tentarono inizialmente di salvare la decorazione barocca ma, a causa delle ingenti spese e delle minacce di crollo, decisero un intervento di restauro che ricondusse la chiesa alle presunte linee romaniche originali, cancellando gli interventi successivi e spogliandola degli arredi barocchi.
L’interno (nella foto 4), largamente rifatto, è diviso in tre navate da 11 colonne antiche di spoglio; la copertura è a capriate lignee. Pareti e abside sono in mattoni di cotto a vista senza alcun tipo di decorazione, mentre l’altare è costituito da un semplice blocco cilindrico di marmo screziato e scolpito. Un piccolo ma slanciato campanile romanico del XII secolo (nella foto sotto il titolo), posto alla sinistra della facciata, si eleva su pianta quadrata con alte bifore, con pilastri al piano inferiore e con piccole colonne nella cella campanaria. Ogni piano è scandito da una cornice divisionale a laterizi posti a denti di sega, accompagnata da una cornice mediana, sempre a denti di sega, che gira sopra gli archetti delle bifore. Nel piano terminale sono presenti una serie di modiglioni marmorei. Nonostante gli ampi rifacimenti, si riconoscono ancora ampie porzioni della muratura originale, celata per secoli sotto intonaci e stucchi barocchi. La chiesa, sconsacrata, fu trasformata in sala di studio dalla Scuola Pontificia Pio IX, poi in atelier per lo scultore Pericle Fazzini, che vi realizzò, tra il 1970 ed il 1977, l’opera “La Resurrezione” per la sala delle udienze del Vaticano. Nel 1983, infine, venne riconsacrata da Papa Giovanni Paolo II per il “Centro Internazionale Giovanile S.Lorenzo”, mentre nel 2007 fu elevata a diaconia da Papa Benedetto XVI.