Tabularium

tabularium

Il Tabularium è situato sull’Asylum, la depressione tra l’Arx ed il Capitolium, le due sommità del Campidoglio. L’edificio, destinato ad ospitare gli archivi pubblici dello stato, in particolare le “tabulae” di bronzo sulle quali erano incisi decreti e leggi, fu costruito nel 78 a.C. dall’architetto Lucio Cornelio per conto del console Quinto Lutazio Catulo, incaricato dal Senato di restaurare gli edifici distrutti dall’incendio dell’83 a.C. L’edificio, la cui imponente facciata domina il Foro Romano, quasi a costituire una sorta di fondale monumentale, si innalza su un alto basamento (73,60 metri) costruito in blocchi regolari di tufo dell’Aniene e di peperino, che serviva, oltre che ad una funzione difensiva, anche ad innalzare l’edificio stesso al livello dell’Asylum. Nel basamento si apriva originariamente un ingresso, successivamente sbarrato dal podio del Tempio di Vespasiano, oltre il quale iniziava una scala che conduceva ad alcuni ambienti (trasformati in prigione nel Medioevo), situati al primo piano, che ricevevano luce da strette finestre. Al di sopra correva una lunga galleria (nel Medioevo adibita a deposito di sale) divisa in settori: ognuno di questi era coperto con una volta a padiglione e si apriva verso l’esterno con un’arcata inquadrata da semicolonne doriche in peperino, con capitelli e architravi in travertino. Oggi ne sono aperte soltante tre ma originariamente erano dieci, riconoscibili dagli attacchi delle colonne. Restano anche tracce del sovrastante fregio dorico a metope e triglifi, al di sopra del quale vi era certamente un altro porticato con colonne corinzie di travertino, i cui frammenti, scoperti ai piedi della facciata, sono ora disposti nell’area antistante il Portico degli Déi Consenti. L’esistenza di un piano superiore è confermata dal fatto che pochi e insufficienti sono gli ambienti al livello della prima galleria, alle spalle dei quali vi è un massiccio di fondazione, destinato evidentemente a sostenere il piano superiore, la vera e propria sede degli archivi. Il monumento costituisce uno degli esempi più interessanti dell’architettura repubblicana della metà del II e del I secolo a.C. L’angolo sud-occidentale dell’edificio descrive una rientranza, dovuta alla necessità di rispettare un edificio preesistente, scoperto nel 1939: si tratta del “Tempio di Veiove”, giovane divinità infernale, dedicato nel 192 a.C., anche se l’edificio attuale si deve ad un rifacimento del I secolo a.C. Il tempio presentava, su un podio in travertino, una cella più larga che profonda, con un pronao a quattro colonne, preceduto da una scalinata: sul pavimento del pronao vi è ancora una piccola ara di marmo mentre la grande statua di culto, priva della testa e delle mani, è conservata in uno degli ambienti del “Tabularium”. Già nel Basso Medioevo il Tabularium fu sfruttato dalla famiglia baronale dei Corsi come roccaforte con alcune torri di rinforzo. Nel secolo XII l’edificio fu scelto come sede del Comune che lo trasformò in un palazzo fortificato, una sorta di castello merlato e turrito, aspetto reso ancora più maestoso tra il 1393 ed il 1453 con l’erezione delle torri di Bonifacio IX, Martino V e Niccolò V: nella foto in alto possiamo ammirare proprio quest’ultima, terminante con una merlatura poggiante su beccatelli ed ornata, sopra la porta-finestra del primo piano, dello stemma papale. Già dal XII secolo quindi il Tabularium divenne il nuovo Palazzo Senatorio, adibito a carcere e sulla scalea del quale avvenivano le sentenze capitali. Nel 1536 arrivò la nuova sistemazione del palazzo, conseguenza del progetto michelangiolesco di piazza del Campidoglio, sulla quale l’artista rivolse l’ingresso e la nuova facciata.