Il Tempio di Venere e Roma (nella foto sopra), situato su quanto rimane dell’antica collina della Velia (rasa al suolo per i lavori di apertura di via dell’Impero) fu fatto costruire secondo un progetto dell’Imperatore Adriano, ampiamente criticato dall’architetto Apollodoro di Damasco, che avrebbe pagato con la vita la sua audacia. Inaugurato nel 135 d.C. ma completato da Antonino Pio nel 140, fu costruito su un podio in gran parte artificiale sul luogo precedentemente occupato dall’atrio della “Domus Aurea“, al centro del quale era situato il colosso bronzeo rappresentante Nerone, alto circa 35 metri senza la base. Quando Adriano diede inizio ai lavori, dovette spostare la statua vicino al Colosseo (nome che trasse proprio dalla statua “colossale” di Nerone), trasporto in cui furono impiegati 24 elefanti. Il tempio vero e proprio occupava la parte centrale del portico: esso era costituito da due celle orientate in senso opposto, con le pareti di fondo adiacenti. Una cella, quella verso il Foro, fu dedicata a Roma, la personificazione della città, e l’altra, verso il Colosseo, a Venere, la madre di Enea, antenato di Romolo e Remo. L’aspetto attuale delle due celle, con absidi e coperture a volta, è da attribuire al restauro di Massenzio del 307 d.C., in conseguenza dell’incendio del 283.
La meglio conservata delle celle è quella rivolta ad ovest, verso il Foro, inglobata all’interno dell’ex convento di S.Francesca Romana, ora Antiquarium del Foro: grandi colonne di porfido scandiscono le pareti e fiancheggiano l’abside, dove era la statua di Roma, di cui resta il basamento in mattoni. Colonne più piccole, sempre di porfido, poste su mensole, inquadrano nicchie destinate a statue. Il ricco pavimento di marmi policromi, i cassettoni stuccati che ornavano il soffitto ed il catino dell’abside completano lo splendido insieme. Peggio conservata è senza dubbio l’altra cella, quella di Venere, rivolta verso il Colosseo. Del colonnato che cingeva su quattro lati l’edificio non resta praticamente traccia. Si trattava in origine di dieci colonne sui lati corti, seguite da altre quattro fra le ante dei pronai, e di venti sui lati lunghi. Il Tempio di Venere e Roma, le cui dimensioni ne fanno di gran lunga il più grande santuario di Roma antica, sorgeva su uno stilobate a gradini ed un doppio portico a giorno con 44 colonne di granito grigio recingeva l’area sacra: nella foto 1 possiamo osservare alcune delle colonne ancora superstiti che sono state rialzate e ricollocate su entrambi i lati lunghi del podio.