La Domus Augustana fa parte del complesso del Palazzo di Domiziano che occupò, alla fine del I secolo d.C., tutta la parte centrale del Palatino. La Domus Augustana era la residenza privata degli imperatori e la sua importanza è resa evidente dal fatto che, se si escludono alcuni restauri ed ampliamenti, essa non fu mai sostituita. I lavori, diretti dall’architetto Rabirio, una delle grandi personalità dell’età imperiale, iniziarono pochi anni dopo che Domiziano salì al trono imperiale (81 d.C.) e terminarono nel 92 d.C. Si può ritenere che essi abbiano avuto inizio dalla “Domus Flavia“, cioè il palazzo ufficiale, quello di rappresentanza, e siano continuati con la Domus Augustana, cioè l’abitazione privata dell’imperatore, per terminare con lo Stadio.
La Domus Augustana si può dividere in due settori, quello settentrionale, che si articolava intorno ad un grande peristilio (nella foto 1) con al centro un bacino ornamentale, dove si alzava, a mo’ di isola, su un alto podio, un tempietto, al quale si accedeva a mezzo di un ponticello. Si sa che nella Casa di Domiziano vi era un tempio dedicato a Minerva, divinità particolarmente venerata da questo imperatore: non è improbabile che esso sia proprio da identificare con quello al centro del bacino. I lati orientali ed occidentali erano occupati da una serie di ambienti tra i quali una grande aula a due absidi contrapposte, mentre il settore meridionale, molto meglio conservato, sorgeva ad un livello assai più basso del resto del palazzo: tra le due parti si colloca infatti il taglio verticale che regolarizzò la pendice del colle. Il piano inferiore è costituito da un cortile quadrato, munito in origine di un portico a due piani: a sud si apre verso una grande esedra che costituisce la facciata del palazzo verso il Circo Massimo.
Al centro del cortile vi era una grande fontana (nella foto 2), animata da un motivo centrale, formato da quattro pelte (scudi di Amazzoni) contrapposte. Soltanto i lati settentrionali ed occidentali avevano ambienti: quelli a nord presentano due grandi sale ottagonali, coperte con volte a padiglione, e con le pareti ornate di nicchie alternativamente semicircolari e rettangolari. Al centro delle due sale vi è un’altra sala, quadrata e con due esedre semicircolari ai lati ed una rettangolare sul fondo. Il lato occidentale invece è caratterizzato da una grande sala centrale, sporgente in parte sul peristilio, fiancheggiata da due grandi ninfei con bacini al centro. Si accede al piano superiore tramite una grande scalinata a due rampe. Si riconosce una pianta piuttosto complessa, con molti ambienti, quasi sempre di dimensioni non troppo vaste: era questa, probabilmente, la parte dell’edificio abitata stabilmente dall’imperatore. Accanto all’esedra sopra menzionata, proprio sul versante del colle prospiciente il Circo Massimo, vi è un piccolo edificio che costituisce un’evidente appendice alla Domus Augustana e che, sulla base di un graffito (“exit de Paedagogium“, ossia “esce dal Pedagogium“) ritrovato più volte all’interno dei suoi ambienti, venne denominato “Paedagogium“, un luogo di istruzione per gli schiavi imperiali, in maggioranza greci, sulla base dei nomi e graffiti quasi sempre in lingua greca. L’edificio era costituito da due file di stanze, una delle quali absidata, separate da un cortile porticato con pilastri laterizi: va segnalato che è moderna la fila di pilastri laterizi che ingloba l’unica colonna superstite e che sostiene pezzi di cornici marmoree appartenenti alla sovrastante Domus Augustana. Resti di pitture, appartenuti al III secolo, sono ancora visibili in alcune stanze: l’interesse principale di questi intonaci però è costituito dai numerosi graffiti che vi sono incisi, tra i quali il più importante (oggi esposto al Museo Palatino) è quello che rappresenta un orante dinanzi ad un crocefisso con la testa d’asino e la scritta, in greco, “Alexamenos adora il (suo) dio“.