La chiesa di S.Maria della Consolazione (nella foto sopra) è situata ai piedi della Rupe Tarpea, in Piazza della Consolazione. L’etimologia del suo nome deriva, secondo la tradizione, da due fatti accaduti tra il XIV ed il XV secolo, entrambi correlati al fatto che in questo luogo venivano eseguite le condanne capitali e per questo motivo fino al 1550 conosciuto come “locus Iustitiae” (ovvero “luogo di giustizia”), quando poi le esecuzioni furono trasferite in Piazza Giudea. Il primo fatto risale al 1385, quando un nobile condannato a morte, Giordanello degli Alberini, lasciò due fiorini d’oro nel suo testamento affinché un’immagine della Madonna fosse qui collocata per “consolare” gli ultimi istanti dei condannati a morte. La Madonnella fu addossata ad un muro esterno di un granaio appartenente alla famiglia Mattei, che si trovava proprio sotto la Rupe Tarpea, e qui vi rimase per i successivi 85 anni. Il secondo avvenimento risale infatti al 1470, quando si narra che un giovane fosse stato condannato a morte per omicidio nonostante avesse giurato di essere innocente. Quando la corda strinse il collo dell’impiccato, però, si constatò che non stava soffocando nonostante penzolasse e quindi fu immediatamente liberato. Il giovane raccontò che la Madonna gli aveva parlato, dicendo “Vai, perché sei consolato!“, ed una mano invisibile lo aveva sostenuto. L’evento naturalmente suscitò un’impressione tale che venne avviata una raccolta per ospitare l’icona all’interno di una chiesa devozionale, prontamente costruita in quello stesso anno con l’approvazione di Papa Paolo II ed il sostegno finanziario della famiglia Della Rovere.
La chiesa, molto piccola e con un solo altare, fu realizzata su progetto di Baccio Pontelli ed inizialmente fu affidata alla Confraternita di S.Maria delle Grazie, una pia confraternita che gestiva un ospedale ed una piccola chiesa limitrofa contenente un’antichissima icona miracolosa denominata S.Maria delle Grazie: nella foto 1 la facciata della chiesa nella via denominata Foro Romano, dove la sezione centrale leggermente sporgente e sormontata da un timpano triangolare conserva l’antico portale di accesso, decorato con una bella cornice marmorea, al centro della quale si trova un piccolo rilievo in marmo raffigurante la “Madonna con Bambino” ed atri due stemmi. La presenza della “Madonna della Consolazione” attirò molti pellegrini nella nuova chiesa e le loro donazioni permisero alla Confraternita di fondare anche un nuovo ospedale.
Nel 1506 le chiese e gli ospedali di S.Maria delle Grazie, di S.Maria della Consolazione e di S.Maria in Portico si fusero in un’unica Arciconfraternita per la gestione della chiesa e del nuovo ospedale nato dall’unione dei beni delle tre opere, inizialmente denominato Arciospedale di S.Maria de vita aeterna e poi della Consolazione, situato nell’edificio oggi sede di uffici della Polizia Locale di Roma Capitale in via della Consolazione 4 (nella foto 2). Nonostante fosse gestito da una confraternita privata, l’ospedale sarebbe diventato uno dei più importanti di Roma. Il dipartimento degli uomini era posto alla sinistra alla chiesa, mentre quello delle donne dietro l’abside della chiesa. L’Ospedale, alla fine del Cinquecento, garantiva cinquanta posti letto per gli uomini e dieci per le donne. Nel Seicento vi si aggiunse una spezieria ed una scuola sanitaria con teatro anatomico per le dissezioni sui cadaveri. In seguito i posti letto vennero via via aumentando, mentre la corsia delle donne spesso finiva per fungere da lazzaretto. Annesso alla chiesa vi era in funzione anche un cimitero che si estendeva verso il Foro Romano, demolito nel 1848 probabilmente a causa dei gas e degli odori malefici che emanava. L’ospedale era rinominato in città per la sua scuola di chirurgia ma, pur confluito nell’Ente Pio Istituto di S.Spirito ed Ospedali Riuniti di Roma, fu chiuso nel 1936. Tra i personaggi che lo frequentarono, oltre ai più importanti nomi della medicina romana dei secoli passati, vi furono, per esercitare la carità nei confronti dei ricoverati, S.Ignazio di Loyola, S.Giuseppe Calasanzio, S.Vincenzo Pallotti e S.Camillo de Lellis. Uno dei più rinomati chirurghi che qui lavorò a lungo fu Bartolomeo Eustachi, al cui onore fu intitolata la tromba di Eustachio, del quale è famosa la macabra dichiarazione che quest’ospedale era un ottimo luogo di studio in quanto “abbonda di cadaveri di giovani con membra fresche ed intere, non sfatte da malattie“. Si ricorda che qui veniva spesso Clemente XII a servire, di persona, i malati vestendo “uno zinale” e distribuendo agli infermi, dopo averli benedetti, biscotti e prugne. Anche molte nobildonne romane prestavano ai ricoverati ogni tipo di assistenza, fin la più umile, e per questo furono soprannominate dal popolo le “spidocchiare“. Qui morì, nel 1591, all’età di 23 anni, S.Luigi Gonzaga, colpito dalla peste dopo essersi prodigato per gli appestati, tanto che una sera, dopo che se ne era caricato uno sulle spalle per portarlo all’ospedale, “felice”, diceva, “di avere incontrato così Gesù”.
L’edificio dell’ospedale che affaccia su via della Consolazione corrisponde alla corsia più antica e conserva la porta quattrocentesca ornata nella lunetta superiore con un affresco raffigurante la “Madonna con Bambino e serafini” (nella foto 3). Due iscrizioni murate sul fianco dell’ospedale ricordano una la santa morte di Luigi Gonzaga e l’altra un provvedimento di Alessandro VIII che vietava il transito di notte per non disturbare i malati. Tra il 1583 ed il 1606 S.Maria della Consolazione fu riedificata da Martino Longhi il Vecchio, anche se la facciata, interrotta dall’artista all’altezza dell’architrave, fu completata con l’ordine superiore nel 1827 da Pasquale Belli. L’ordine inferiore è diviso da lesene corinzie in cinque campate, delle quali le tre centrali, leggermente più avanzate rispetto alle altre due, presentano tre eleganti portali tardo rinascimentali: quello principale al centro con timpano triangolare, gli altri due con timpano semicircolare. L’ordine superiore presenta un finestrone inquadrato da due colonne, mentre sulla balaustra vi sono le statue dei quattro profeti, Isaia, Zaccaria, Ezechiele e Geremia; un timpano triangolare sormontato da una croce conclude la facciata. Da segnalare che originariamente la scalinata che permette di accedere alla chiesa era molto più breve: fu nel 1943, in occasione delle demolizioni nella zona per la liberazione delle pendici del Campidoglio, che gli scalini furono aggiunti e prolungati verso il basso in quanto il piano di calpestio fu abbassato di circa 3 metri.
L’interno di S.Maria della Consolazione (nella foto 4) presenta una classica pianta basilicale a tre navate con cappelle laterali ma priva di transetto. Si ritenne necessario, per adeguare la chiesa ai dettami del Concilio di Trento, ampliare la zona presbiteriale, per dividere chiaramente lo spazio liturgico dallo spazio dei fedeli, ed il progetto per quest’area fu affidato al maggiore architetto dell’epoca, Giacomo della Porta.
Il presbiterio si presenta oggi con delle notevoli modifiche rispetto alla concezione originaria: i due vani rettangolari che affiancano il coro sono stati trasformati in cappelle, mentre in precedenza davano accesso diretto alla piazza retrostante la chiesa, dove è l’ingresso dell’ospedale della Consolazione, con due portoni tuttora esistenti (nella foto 5), rimasti visibilmente più in alto dell’attuale piano di calpestio sempre in relazione ai sopra menzionati lavori del 1943. La funzione dei due portoni va senz’altro trovata nello stretto rapporto che esisteva tra chiesa ed ospedale, tant’è che anche i campanili non sono in facciata ma nella parte posteriore, rivolti verso il luogo di cura. I due campanili gemelli, posti proprio sopra le due cappelle ai lati dell’abside, sono a due piani, con il secondo più stretto del primo e contenente una campana; al piano inferiore del campanile di destra fu inserito un orologio.
Su questo lato è situata anche una bella edicola (nella foto 6) dove è dipinta la “Madonna delle Grazie“, opera di Niccolò Berrettoni, risalente al 1658: definita “Consolatrix Afflictorum“, come recita anche l’iscrizione, posta qui a memoria e riconoscenza per la liberazione della città da una terribile pestilenza, come si legge nell’epigrafe: “CHR(IST)O REDEMPTORI AC SANCTISSIMAE EIUS GENITRICI MARIAE URBE A PESTILENTIA LIBERATA GLORIA SEMPITERNA“, ovvero “Gloria eterna a Cristo Redentore ed alla sua Santissima Madre per aver liberato la città dalla pestilenza”. Il dipinto, racchiuso da una cornice quadrata sotto un vetro tripartito, rappresenta la Madonna con il Bambino con il braccio alzato benedicente. Sopra la cornice vi è un baldacchino a spicchi orlato con frange ed al di sotto vi è dipinta, direttamente sul muro, una raggiera con nuvole e cherubini. L’edicola fu restaurata nel 1787 e fu in questa occasione che vi fu aggiunta l’altra iscrizione rivolta ai passanti: “QUI CON DIMESSA FRONTE O PASSEGGIER T’ARRESTA QUI DELLE GRAZIE È IL FONTE DI DIO LA MADRE È QUESTA MIRALA PIANGI E PREGA CHE ELLA A DEVOTI SUOI GRAZIE NON NEGA A D MDCCLXXXVII“. Iniziamo ora la visita dell’interno dalla navata destra.
La prima cappella di S.Maria della Consolazione è la Cappella Mattei (nella foto 7), voluta da Giacomo Mattei nel 1556 ed affrescata da Taddeo Zuccari che eseguì un ciclo con i diversi episodi della Passione di Cristo. La pala d’altare raffigura la “Crocifissione“, la parete sinistra (nella foto superiore) raffigura la “Flagellazione” mentre la parete di destra (nella foto inferiore) rappresenta la scena dell’Ecce Homo.
La seconda è la Cappella Pelucchi, anch’essa riccamente decorata: la pala d’altare, che raffigura la “Madonna col Bambino in trono” (nella foto 8), è di Livio Agresti. I quadri alle pareti laterali sono di anonimi manieristi: a sinistra si trova “Il richiamo di S.Pietro“, a destra il “Martirio di S.Andrea“. I due memoriali sono per la coppia di sposi che fondarono la cappella: a destra Lucrezia Pierleoni, 1582, a destra Andrea Pelucchi, 1575.
La terza cappella di S.Maria della Consolazione, eretta nel 1583 dalla Corporazione dei Pastori (nella foto 9), fu progettata dall’architetto Antonio Ferreri e decorata da Giovanni Baglione. La dedica è alla “Natività”. L’imponente altare in marmo policromo presenta una pala raffigurante l’Adorazione dei Magi; le pareti laterali mostrano l’Adorazione dei pastori a destra e La presentazione di Cristo a sinistra. La cappella successiva è in realtà l’anticamera della Sacrestia ed era anche l’ingresso dall’ospedale.
La Sacrestia custodisce due opere di Antoniazzo Romano, la “Madonna con Bambino” del 1465 ed il “Cristo nel Sepolcro” del 1470 (nella foto 10), in atto di ergersi a mezza figura fuori del sarcofago ed allargante le braccia quasi per mostrare le mani ferite. Sull’altare marmoreo si trova una bella Crocifissione di Luigi Capponi.
In corrispondenza dell’abside è situato la Cappella Maggiore (nella foto 11) con l’altare che ospita l’icona originale della “Madonna della Consolazione“, probabilmente restaurata da Antoniazzo Romano nel 1470.
L’Immagine (nella foto 12) è incastonata in un’edicola di marmo policroma con una coppia di colonne corinzie in un marmo rosato che sostengono una trabeazione triangolare sulla quale poggiano due angeli ai lati della croce. L’edicola fu progettata da Giacomo Della Porta ma completata da Martino Longhi il Vecchio sotto la supervisione del cardinale Alessandro Riario nel 1585. Sulle pareti laterali vi sono due quadri di Cristoforo Roncalli, detto il Pomarancio: a destra è la “Natività di Nostra Signora“, mentre a sinistra è l’Annunciazione. Ai lati della Cappella Maggiore si trovano la Cappella di S.Maria delle Grazie e di S.Maria in Portico.
La prima (nella foto 13) fu progettata da Augusto Carnevale e decorata con pietre policrome, nonché con immagini trasferite nel 1876 dalla vicina e sopra menzionata chiesa sconsacrata di S.Maria delle Grazie, tra cui l’antica icona bizantina conosciuta come “Nostra Signora delle Grazie“. L’icona fu rubata nel 1960 e quella che oggi possiamo ammirare è una copia dell’originale risalente al XII secolo.
L’altra cappella è dedicata a S.Maria in Portico (nella foto 14), dove si trova una copia dell’antica icona che nel XVII secolo fu trasferita dalla chiesa di S.Maria in Portico nella chiesa di S.Maria in Campitelli.
Continuiamo la visita della chiesa di S.Maria della Consolazione con la navata sinistra e la prima che incontriamo è la Cappella dei Vignaroli (nella foto 15), risalente alla fine del XVI secolo. Fu affrescata da Antonio Circignani detto il Pomarancio, figlio di Niccolò Circignani. A destra possiamo osservare le “Nozze di Cana“, con la “Presentazione di Gesù al Tempio” nella lunetta, mentre a sinistra la “Resurrezione di Lazzaro” con il “Massacro degli Innocenti” nella lunetta. L’altare presenta una pala di anonimo del XVII secolo raffigurante la “Madonna con S.Giovanni Battista“. Segue la cappella dedicata a S.Andrea, patrono dei Pescatori, la cui corporazione la allestì nel 1608 su progetto di Martino Longhi il Vecchio. L’affresco è opera di Marzio Ganassini. In questa cappella è custodita una statua lignea di Gesù il Nazareno, trasferita da S.Maria delle Grazie ed oggetto di grande devozione popolare. La cappella seguente fu allestita dalla corporazione dei Garzoni degli Osti nel 1575. Gli affreschi sono opera di Francesco Nappi, eseguiti tra il 1620 e il 1630. Segue la Cappella Sacchi, dedicata a S.Francesco d’Assisi: la pala d’altare raffigura “S.Francesco che riceve le stimmate” ed è un’opera anonima del XVI secolo. Sulla sinistra è un monumento ad Antonio Bernardino Sacchi, 1615, e di fronte è quello di sua moglie Vittoria Arrigoni.
Infine troviamo la Cappella Dondoli (nella foto 16), edificata intorno al 1584 per volontà di Sigismondo Dondoli, da Pistoia. La cappella è dedicata alla Vergine Immacolata ed a S.Sigismondo, martire e re di Borgogna, patrono della famiglia. La pala d’altare è costituita da un grande bassorilievo in marmo raffigurante lo “Sposalizio mistico di S.Caterina d’Alessandria” e fu realizzato intorno al 1539 dallo scultore Raffaello da Montelupo. La Vergine appare seduta, con il Bambino in braccio, che si sporge per infilare l’anello al dito a S.Caterina, raffigurata sulla destra; in alto è raffigurato Dio Padre benedicente tra cherubini e angeli. Con la morte di Sigismondo Dondoli, avvenuta nel 1584, vennero eseguite le sue disposizioni testamentarie e quindi venne aggiunta la figura di S.Sigismondo (a sinistra nel bassorilievo). Sulla parete sinistra si trova il monumento sepolcrale di Sigismondo Dondoli con lo stemma di famiglia. Vogliamo concludere la visita di S.Maria della Consolazione ricordando che sia la chiesa sia l’ospedale sono situati sulla Piazza e sulla Via della Consolazione, ovvero sul tracciato del “Vicus Jugarius“, una via dell’antica Roma che congiungeva il Foro Romano alla Porta Carmentalis presso il Foro Olitorio. Fino ai primi anni ’40, prima delle demolizioni avvenute durante il regime fascista, la via continuava il suo percorso ed attraversava l’area del Foro Romano. La via si chiamò anche “via della Catena della Consolazione“, per le catene poste alle estremità onde evitare il frastuono provocato dalle ruote dei carri che avrebbero disturbato i degenti dell’ospedale. Caratteristica la storia legata al “Caffè dello Scalino”, il cui nome derivava da un detto popolare romanesco. Si racconta che il proprietario del locale avesse due belle figliole, delle quali era molto geloso, cosicché i frequentatori del locale, quando vedevano un giovane far la corte alle ragazze ed il padre iniziare a rabbuiarsi, avvisassero il giovanotto dicendo “Attento allo scalino!“, che a Roma vale per “Attenzione! Pericolo in vista!“.
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