Il primo nucleo di Palazzo Ruspoli (nella foto sopra, con ingresso su largo Goldoni 56), attribuito a Nanni di Baccio Bigio, fu costruito nel 1556 per Francesco Jacobilli, tesoriere ed appaltatore pontificio. Il fiorentino Orazio Rucellai lo acquistò nel 1583, dando incarico a Bartolomeo Ammannati di trasformarlo in una magnifica residenza. La fabbrica occupò l’intero isolato delimitato da via del Corso, piazza di S.Lorenzo in Lucina, via del Leoncino, via della Fontanella di Borghese e largo Goldoni. Il prospetto sul Corso aprì sin da allora con un alto portale bugnato ed architravato, 18 finestre su mensole con altrettante finestrelle sottostanti al pianterreno, finestre con timpano triangolare su mensole al primo piano sopra uno spesso marcapiano, e mezzanini al piano superiore, che furono trasformati in finestre solo successivamente. Il piano nobile all’interno fu decorato con gli affreschi di Jacopo Zucchi, che raffigurò in 19 scomparti la genealogia degli déi; fra un riquadro e l’altro, “Trionfi delle divinità” alternati a figure allegoriche; sulle pareti “I sette re di Roma” e, fra le finestre, busti antichi d’imperatori. Nel 1629 il palazzo fu acquistato dai Caetani che incaricarono Bartolomeo Breccioli e Martino Longhi il Giovane di completare la costruzione. Il primo vi lavorò fino al 1635, trasformando i mezzanini della facciata sul Corso in finestre a cornice modanata, qualificando il palazzo con il maestoso cornicione e la bellissima altana.
Iniziò poi il prospetto su via della Fontanella di Borghese e largo Goldoni, dove subentrò il Longhi che lo terminò nel 1640: questa facciata (nella foto 1) mantenne gli elementi architettonici di quella sul Corso ma con diverse scansioni, come il raggruppamento delle finestre. Tre sovrastano il bel portale bugnato che apre su largo Goldoni, dal quale un breve vestibolo immette in un portico di colonne doriche.
Sulla destra si trova il famoso scalone (nella foto 2) composto da 100 scalini, ciascuno dei quali costituito da un unico pezzo di marmo di oltre tre metri di lunghezza, anch’esso opera di Martino Longhi il Giovane, divenuto il simbolo del palazzo ed esaltato come una delle quattro meraviglie di Roma: “Il cembalo di Borghese / il dado di Farnese / la scala di Caetani / il portone di Carboniani“. E fu sempre il Longhi ad apportare miglioramenti alla struttura dell’altana. Nel 1776 i Caetani vendettero il palazzo ai Ruspoli, che tuttora in gran parte lo possiedono. I Ruspoli fecero abbellire le sale del pianterreno con affreschi di Reder, Amorosi e Costanzi raffiguranti scene di vita romana. In queste sale dal 1818 al 1878 vi ebbe sede il Caffè Nuovo, frequentato dalla migliore società dell’Ottocento, nel quale lavorava Giovanni Giganti soprannominato “bajocco“, un gobbetto nano che per gli avventori valeva più d’un “luigi“. Il 4 luglio 1849, dopo l’entrata in Roma delle truppe francesi, il gestore del locale si rifiutò di servire l’acqua ad alcuni soldati, attirandosi così l’ira del Comando che trasformò il Caffè in “Cafè militaire français”, quasi un bettolino per le truppe. Fu il primo locale pubblico ad essere illuminato a gas nel luglio del 1847, richiamando tanta gente che fu necessario l’intervento dei gendarmi per mantenere l’ordine pubblico. Dopo il 1870 si chiamò Caffè d’Italia ma ben presto andò in declino. In seguito i suoi locali furono occupati da una succursale della Banca Nazionale e gli affreschi comunque furono in gran parte rovinati. Ora è sede della “Fondazione Memmo”, che ospita eccellenti mostre, e di negozi. Il palazzo ebbe ospiti di riguardo dei principi Ruspoli: vi dimorò l’ex regina d’Olanda, Ortensia, con il figlio Luigi Napoleone, che fu poi Napoleone III. Al secondo piano del palazzo, verso il 1855, si aprì il salotto dei Vannutelli, frequentato da musicisti come Liszt, Bizet e Gounod, perché 10 dei 12 figli del proprietario, Giuseppe Vannutelli, erano musicisti ed avevano messo su una sorta di accademia filarmonica. Restò celebre un’esecuzione dell’Orfeo di Gluck. Nel giardino del palazzo, che si estendeva su piazza di S.Lorenzo in Lucina, fu costruito nel 1907 un teatro, Lux et Umbra, che fu poi completamente riedificato da Marcello Piacentini nel 1917 ed assunse il nome di Corso; dal 1927 divenne sala cinematografica ed oggi si chiama Etoile.