Il toponimo di Via Bocca di Leone ha oscure o almeno dubbie radici. Infatti lo si fa derivare o da una vecchia scultura d’epoca romana raffigurante un leone e fissata su qualche muro, o da un leone a bocca aperta, insegna di locanda o di osteria, ma un documento citato dal Romano ci parla di “messer Cencio Bellinzoni a Bocca di Leone, deputato custode della cloaca della Fonte di Trejo“, che induce a supporre che la “bocca di leone” fosse il chiusino della cloaca dell’Acqua di Trevi. Non dobbiamo dimenticare, infatti, che era frequente che tali tombini fossero decorati: ne abbiamo un altro esempio nella famosa “Bocca della Verità“. Via Bocca di Leone è situata nei pressi di piazza di Spagna, centro di grande movimento anche anticamente, luogo di arrivo e di sosta delle carrozze che provenivano dal nord e che portavano forestieri.
Infatti questa via crebbe proprio con l’intento di fornire i servizi alla stazione della piazza: alberghi, botteghe, facocchi (ossia le officine per la riparazione delle carrozze) e locande di ogni categoria, dei quali oggi non vi è più traccia, se si esclude l’Albergo d’Inghilterra (nella foto 1), ricco di memorie storiche. Qui nel 1848 Vincenzo Gioberti scrisse la famosa lettera ai romani; qui sette anni dopo, nel 1855, venne papa Pio IX per rendere visita a Sua Maestà don Pedro, re di Portogallo, come si può apprendere da una lapide all’ingresso; qui Edoardo Fabbri fece le consegne di Presidente del Consiglio dei Ministri nel settembre 1848 a Pellegrino Rossi. Sulla facciata una grande lapide ricorda il soggiorno romano nel 1893 di Henry Sienkiewicz, scrittore e patriota polacco, autore del romanzo “Quo vadis?”. L’albergo fu costruito da Antonio Sarti come abitazione provvisoria dei Torlonia nel 1842, in attesa della trasformazione della loro residenza principale al civico 79 di questa stessa via; in seguito fu utilizzato come foresteria per ospitare intellettuali ed artisti stranieri. E fu così che la foresteria venne trasformata in albergo all’insegna dell’Inghilterra, anche se naturalmente non fu esclusivo punto di riferimento per turisti inglesi. Caratteristica dell’edificio è il motivo architettonico delle arcate tra le paraste, presenti sia al pianterreno sia al piano nobile; sotto il cornicione che divide i due piani spicca la grande scritta ALBERGO D’INGHILTERRA, che sostituì la scritta originale HOTEL ANGLETERRE. La sopraelevazione risale alla fine dell’Ottocento. Sicuramente l’edificio più importante della via è Palazzo Nuñez-Torlonia (nella foto in alto sotto il titolo), costruito nel 1660 da Giovanni Antonio De Rossi, probabilmente su progetto di Gian Lorenzo Bernini, per il marchese Francesco Nuñez-Sanchez. Nel 1806 divenne proprietà dei Bonaparte e qui abitarono Luciano, fratello di Napoleone e principe di Canino, Gerolamo, re di Westfalia e per breve tempo anche Madama Letizia, la madre dell’imperatore. Nel 1842 il palazzo fu acquistato dai Torlonia che fecero restaurare l’edificio in un ampio lavoro urbanistico che portò all’allargamento di via Bocca di Leone, nella parte antistante il palazzo, e l’erezione della fontana con sarcofago sullo slargo. Nel palazzo vi morì don Leopoldo Torlonia, sindaco di Roma, destituito dal Crispi, perché aveva espresso le congratulazioni dei romani al papa Leone XIII in occasione del Giubileo sacerdotale del 1887. Per breve periodo, lo spiazzo davanti al palazzo si chiamò “piazza Torlonia“. La ristrutturazione del palazzo fu compiuta da Antonio Sarti, che compì opera di abbellimento dell’interno, sostituì i gradini di marmo carrarese ai rustici travertini, arricchì di stucchi le volte, aggiunse magnifiche statue e bassorilievi agli spogli pianerottoli ma soprattutto prolungò l’edificio lungo via Borgognona per unificare l’isolato compreso tra via Borgognona, via dei Condotti, via Bocca di Leone e via Mario de’ Fiori.
La facciata principale al civico 78 presenta tre piani di quattordici finestre ed un grande portale (nella foto 2) con stemma fiancheggiato da finestre architravate ed inferriate, con sottostanti finestrelle, sei a destra e cinque a sinistra, intervallate da due piccoli portali d’ingresso trasformati in negozi. Sul tetto, a destra, un’altana.
Il grande portale introduce, attraverso un breve atrio, in uno spazioso cortile con giardino (nella foto 3) ornato da un’armoniosa fontana con stemma dei Torlonia in mezzo ad una rigogliosa vegetazione; una statua di giovane nudo in una nicchia ed un’altra fontana a forma di aquila fra lesene ioniche conferiscono all’ambiente un tono di classicità. Su via dei Condotti un tempo era la facciata principale con i quattro ordini di finestre evidenziati dalle fasce marcapiano; il portale poi è stato trasformato in vetrina.
Dinanzi al portale del palazzo al civico 78 si trova una fontana (nella foto 4) eretta nel 1842 su progetto dell’architetto Antonio Sarti. È composta da un grande sarcofago romano, finemente intagliato a bassorilievo, con figure di fanciulle e di fauni disposti simmetricamente rispetto ad un medaglione centrale rappresentante un uomo togato. Un mascherone sovrapposto vi versa a ventaglio l’acqua che poi fuoriesce attraverso due cannelle inserite alla base del sarcofago, sollevato su due zampe leonine e si raccoglie in una vasca semicircolare di marmo a fior di terra protetta da colonnine.
La fontana è inserita in un prospetto architettonico (nella foto 5) fiancheggiato da paraste e sormontato da un arco entro il quale figura lo stemma dei Torlonia tra due leoni rampanti: sotto l’arco, una lapide ricorda che la fontana fu fatta realizzare a cura e spese del duca don Marino Torlonia su un’area di sua proprietà: “MARINUS IOANNIS F(ILIUS) TORLONIA DUX LOCATITIAE DOMUS AB SE COMPARATAE MAGNA PARTE DEIECTA AC SOLO AEQUATA IN PROSPECTUM AEDIUM SUARUM AERAM VIAMQUE LAXAVIT FRONTE AB INCHOATO RESTITUTA ET FONTIS HILARITATE ADDITA LOCI DIGNITATEM URBISQUE DECOREM AUXIT ANNO MDCCCXLII”, ovvero “Il principe Marino Torlonia, figlio di Giovanni, demolita gran parte della casa affittata (e) da lui acquistata e spianato con terra in prospettiva di una sua casa allargò l’area e la via; ripristinata la facciata anteriore (com’era) all’inizio ed aggiunta una fontana con felicità aumentò prestigio al luogo e decoro alla città nell’anno 1842”.
All’angolo della via con il vicolo del Lupo è situata una Madonnella ottocentesca (nella foto 6) la cui composizione, in stucco, è di gusto barocco: racchiude entro un movimentato panneggio, sotto un baldacchino che sembra sorretto da un angelo, una cornice ovale contenente un affresco con una Madonna coronata. La Sacra Immagine, vista di tre quarti, tiene la mano sinistra sul petto e l’altra protesa in avanti. Notevole la sua cromaticità, dovuta soprattutto all’azzurro ed al rosso dell’abito.
Infine al civico 45 della via è situato il cinquecentesco palazzo Cardelli (nella foto 7), fatto costruire da Asdrubale Cardelli, servitore del cardinale Pietro Ippolito Aldobrandini, successivamente nominato abate da Clemente VIII Aldobrandini. I Cardelli costituirono qui una loro “isola” al pari di quella situata nella zona di piazza Cardelli, seppure impostata su edifici di minore importanza, come una casa situata al civico 17 di via Bocca di Leone. Il palazzo di Asdrubale, ad angolo con via Vittoria, era il più importante e mostra tutta la sua fierezza padronale nell’iscrizione sull’antica targa marmorea posta alla destra del portale su via Vittoria 54: PROPRIETATE DE CARDELLIS. Originariamente a due piani, fu sopraelevato nell’Ottocento.