Il nome di questa via (ma anche dell’omonimo largo sul quale si affaccia Palazzo Borghese) deriva da un’antica fontanella a vasca addossata al muro di Palazzo Borghese. L’antica fontanina apparteneva alla categoria delle semipubbliche, ossia destinate per il pubblico ma le opere di manutenzione e restauro erano a carico dei proprietari delle case o dei muri di recinto, se vigne, alle quali le fontane stesse erano addossate: in cambio i padroni delle mura non pagavano tassa per quest’acqua e ne godevano il ritorno all’interno della loro proprietà. La fontanella che oggi ammiriamo all’angolo con Via del Leoncino (nella foto in alto) risale invece al XVII secolo e vi fu posta da Paolo V Borghese in sostituzione dell’antica, della quale si ignora quando e perché venne demolita. La fontanella, alimentata dall’Acqua Vergine, è formata da una semplice vaschetta marmorea semicircolare appesa, con bordi arrotondati, che riceve l’acqua da una modesta bocchetta e la riversa a terra entro una griglia metallica. Via della Fontanella di Borghese costituisce, insieme alle attuali via del Clementino e via dei Condotti, un tratto dell’antica “via Trinitatis” aperta da Paolo III nel 1544 e così denominata perché conduceva alla Trinità dei Monti. Nella seconda metà del Seicento la via era chiamata anche “Strada che va a Borghese” e successivamente la troviamo anche con la denominazione “via de Gaetana” o “de’ Caetani” da Palazzo Caetani-Ruspoli che occupa maestosamente il tratto della via ad angolo con via del Corso.
All’interno del cortile di Palazzo Mereghi, situato al civico 35 e costruito su progetto dell’architetto Gioacchino Ersoch, vi sono due fontane gemelle (una delle quali nella foto 1), poste ai lati di un arco, costituite da una vasca di raccolta, di forma mistilinea, con ampio bordo tondeggiante e superficie esterna scanalata. L’acqua fuoriesce dalla bocca di un grande pesce posto al centro di una conchiglia, con la testa rivolta verso il basso e con la coda in alto. La conchiglia poggia su pietre calcaree che, insieme a piante acquatiche lavorate a bassorilievo, ricreano un fondale marino.