Via di Pallacorda collega, con un insolito andamento a Y, piazza di Firenze con piazza Cardelli e via del Clementino. Anticamente indicata come “strada che dalla Scrofa va al cardinal di Firenze” (in quanto piazza Cardelli si trova lungo il percorso di via della Scrofa), prese il nome attuale nel Seicento quando nel cortile di una casa di proprietà dell’Università dei Falegnami venne allestito un campo destinato al gioco della pallacorda, una specie di gioco del tennis. In seguito il cortile, sempre destinato alla pallacorda, fu coperto e passò in proprietà alla famiglia Cremona. Nel 1686 Pietro Cremona, figlio di Barbara Orsini, gravato dai debiti, cedette la proprietà agli Agostiniani Scalzi. Nel 1700 l’ambiente risulta affittato a tale Antonio Eroli, il quale lo destinò a campo di bocce, per passare poi a tale Giovanni Tomei che vi ripristinò la pallacorda: nel 1711, durante il periodo di Carnevale, venne destinato a recite di commedie di burattini con un piccolo palcoscenico e due ordini di palchetti, passato il quale si tornò al gioco della pallacorda. L’esperimento fu riproposto negli anni seguenti finché nel 1715, su progetto dello scenografo Nicolò Michetti, vi fu costruito un teatro in legno che venne destinato ad ospitare commedie in prosa. Il salto di qualità avvenne nel 1753, quando vi furono ospitate due commedie di Goldoni, “La donna di garbo” e “L’erede fortunata”, cosicché qualche anno dopo, nel 1786, fu deciso un restauro ad opera dell’architetto Mazzoneschi. Nell’Ottocento due impresari, Felice Quadrari e Pietro Baracchini, ottennero dai proprietari Rotati l’enfiteusi perpetua del teatro e fu così che il teatro ottenne grandi successi ospitando commedie dialettali romanesche, con il celebre “Meo Patacca” di Filippo Tacconi, o pulcinellate con l’attore e capocomico Giovan Battista Trabalza. L’afflusso di pubblico crebbe talmente tanto da evidenziare i gravi problemi dell’edificio: i due impresari, chiesto ed ottenuto dalle autorità il permesso di riedificare il teatro, lo chiusero nel 1840 ed affidarono i lavori all’architetto Nicolò Carnevali, che lo trasformò totalmente ricostruendolo in muratura.
Il nuovo teatro, ribattezzato Teatro Metastasio (nella foto 1), riaprì il 13 aprile 1841 con “Pamela nubile” di Goldoni, alla quale seguirono poi buone compagnie di prosa con un repertorio di commedie in lingua ed opere musicali. La sua fortuna andò avanti fino al 1870, quando decadde a teatro di quartiere per commedie e camerate romanesche, finché fu chiuso dopo la Prima Guerra Mondiale. Demolito nel 1936, al suo posto venne costruito un garage tuttora in attività (nella foto in alto sotto il titolo). Purtroppo oggi non vi è più memoria di questo luogo che, sia come campo di pallacorda sia come Teatro, ha contrassegnato la storia di Roma come sede di importanti avvenimenti. Il primo aneddoto è legato all’antico campo di pallacorda nel quale, nel 1606, avvenne un grave fatto criminoso nel quale fu coinvolto Michelangelo Merisi, più noto come Caravaggio. Le fonti attestano, infatti, che “in data 28 maggio 1606 insorga una rissa tra gli otto partecipanti al gioco della pallacorda, quattro per parte. Nella squadra di Caravaggio compaiono Onorio Longhi, Petronio Troppa, soldato a Castel S.Angelo, ed un quarto uomo non identificato. Nella banda di Ranuccio Tommasoni, i cognati Ignazio e Federico Iugoli ed il fratello Gian Francesco, caporione di Campo Marzio”. Non si seppero mai le reali motivazioni che portarono alla rissa ed alla conseguente uccisione di Ranuccio Tomassoni. Le poche testimonianze ed i pochi documenti narrano che Tomassoni venne ferito gravemente alla coscia e che ebbe appena il tempo di confessarsi per poi essere seppellito quello stesso giorno nella chiesa di S.Maria ad Martyres. L’azione penale iniziò il mese successivo ma tutti gli imputati, tranne il Troppa, risultarono contumaci e pertanto non venne mai celebrato un regolare processo. La pena per tutti fu l’esilio, mentre per Caravaggio, ormai in fuga, fu decretata la condanna alla pena capitale. Il secondo avvenimento è invece legato alla Repubblica Romana che nel Teatro Metastasio, il 12 gennaio 1849, indisse un’assemblea popolare per discutere l’elezione dell’Assemblea Costituente fissata per il 21 gennaio 1849: nonostante la scomunica lanciata da Pio IX, la partecipazione fu enorme ed in questa occasione si affermò, per la prima volta, che l’Assemblea si sarebbe dovuta chiamare Italiana e che la nascente Repubblica Romana sarebbe dovuta essere il nucleo della futura Italia.