Vicolo del Divino Amore, situato tra piazza Borghese e via de’ Prefetti, prende il nome dalla chiesa del Divino Amore che qui sorge (nella foto sopra). Le prime notizie certe relative a questa piccola chiesa risalgono al 1131 (anche se probabilmente la sua fondazione dovrebbe essere precedente) ed originariamente era dedicata alla martire cristiana S.Cecilia, poiché, secondo la leggenda, sarebbe sorta sui resti della casa paterna, dove la santa si recava a pregare. Tutto ciò è confermato da un piccolo cippo, ritrovato nel 1604 sotto l’altare (ed oggi conservato in sacrestia) sul quale compare la scritta “Haec est domus in qua orabat Sancta Caecilia – MCXXXI“, ovvero “Questa è la casa nella quale pregava S.Cecilia – 1131”. Nel più antico ed importante catalogo delle chiese di Roma, compilato da Cencio Camerario, poi divenuto papa con il nome di Onorio III (1216-27), nel suo celebre “Liber Censuum“, la chiesa viene indicata come “S.Caeciliae Campi Martis“. Nel 1525 papa Clemente VII affidò la piccola chiesa alla Confraternita dei Materazzari, i quali mutarono la dedica della chiesa a S.Biagio, loro protettore, mentre il vicolo fu denominato “vicolo de’ Materazzari”. Nel 1600 la Confraternita, denominata appunto “Compagnia di S.Biagio e di S.Cecilia”, riuniva le Università dei Maestri e lavoranti Materazzari ed aveva il privilegio, in occasione delle festività di detti santi, di chiedere la liberazione di un condannato. Numerosi i restauri della chiesa avvenuti nel corso degli anni fino alla completa ricostruzione avvenuta nel 1729 ad opera dell’architetto Filippo Raguzzini.
Nel 1802 Papa Pio VII affidò la chiesetta alla Confraternita del Divino Amore, che mutò nuovamente il nome della chiesa con quello attuale, ovvero Madonna del Divino Amore. L’interno, semplice, a navata unica con volta a botte, è ornato di affreschi e dipinti risalenti al XIX secolo. L’esterno presenta la peculiarità del netto contrasto tra l’aspetto settecentesco della facciata e quello medioevale del campanile, datato intorno alla metà del XII secolo. La struttura campanaria a cortina laterizia (nella foto 1 in dettaglio) sviluppa su quattro piani: ai primi due vi sono due finestre con evidenti tracce delle bifore preesistenti, mentre gli ultimi due piani presentano trifore su colonnine marmoree e capitelli a stampella e dischi di ceramica policroma. La facciata della chiesa è a due ordini: quello inferiore presenta quattro lesene che inquadrano il portale, quello superiore è costituito da una finestra centrale. Un timpano triangolare con oculo centrale, sormontato da una croce, conclude la facciata.