Porta Pia (nella foto sopra il lato esterno) venne realizzata lungo il perimetro delle Mura Aureliane tra il 1561 ed il 1565 su progetto di Michelangelo e per volere di Pio IV (donde il nome) per sostituire l’antica Porta Nomentana. La sostituzione si rese necessaria per sostituire il tortuoso percorso dell’antica Via Nomentana e completare il tracciato rettilineo della nuova Via Pia (anch’essa così denominata in onore di Pio IV) che congiungeva le Mura Aureliane, con un rettilineo, fino alla Piazza del Quirinale seguendo il tracciato dell’antica Alta Semita, corrispondente alle attuali Via del Quirinale e Via Venti Settembre.
Porta Pia è costituita da due porte, una interna ed arretrata rispetto alle mura, rivolta verso Via Venti Settembre, ed una esterna rivolta verso Piazzale di Porta Pia e Via Nomentana, con due bassi fabbricati che, formando un cortile interno, un tempo erano utilizzati per la dogana ed il corpo di guardia.
La porta fu parzialmente rovinata alla fine del XVI secolo, forse a causa di un fulmine che danneggiò gravemente l’attico e che rimase in tale stato fino al 1853 quando, in seguito ad un altro fulmine che colpì la porta nel 1851, furono commissionati i lavori di restauro a Virginio Vespignani. In questa occasione venne realizzato il frontone neo-barocco con lo stemma di Pio IX e, sul lato esterno, l’arco trionfale fiancheggiato da quattro colonne che inquadrano due nicchie all’interno delle quali vi sono le due statue che rappresentano i Santi delle due catacombe che si possono visitare uscendo dalla porta: le Catacombe di S.Agnese e le Catacombe di S.Alessandro.
Le due statue (nella foto 1), realizzate da Francesco Amadori e sormontate ciascuna da un’epigrafe, “ORNAT ET FOVET” (adorna e riscalda) per S.Agnese e “REGIT ET TUETUR” (governa e protegge) per S.Alessandro, furono qui poste per volere di Pio IX che volle così ricordare lo scampato pericolo corso in occasione del crollo della sala d’udienza nel complesso di S.Agnese, dove il papa si era recato in visita il 12 aprile 1855. Inoltre, sopra il fornice esterno, fece apporre la seguente iscrizione: “HIEROMARTYRIBUS MAGNIS ALEXANDRO PONT(IFICI) MAX(IMO) AGNETI VIRG(INI) QUORVM TROPAEIS VIA NOMENTANA NOBILITATUR PIVS IX PONTIFEX MAXIMVS ANNO SACRI PRINC(IPATUS) XXIII PORTAM PIAM NOVIS OPERIBUS COMMUNITAM EXORNATAM DEDICAVIT DECESSORI INVICTO SOSPITATRICI SUAE IOSEPHO FERRARIO ANTISTITE URBANO PRAEFECTO AERARI”, ovvero “Ai grandi martiri Alessandro Pontefice Maximo e S.Agnese Vergine, con i monumenti dei quali Via Nomentana è nobilitata, Pio IX Pontefice Maximo, nel 23° anno del (suo) Sacro Principato, dedicò Porta Pia, fortificata ed abbellita con nuove costruzioni, al suo insuperabile predecessore (e) alla sua salvatrice (e) a Giuseppe Ferrario Vescovo Prefetto Urbano dell’Erario”.
Durante il cannoneggiamento del 20 settembre 1870 per l’apertura della Breccia nelle Mura Aureliane, le due statue furono seriamente danneggiate: soltanto dopo un lungo restauro, nel 1929, furono ricollocate in sede.
La monumentale facciata interna (nella foto 2) presenta un grandioso portale di travertino con lesene scanalate ed un ricco timpano composito, al centro del quale è posta la seguente iscrizione: “PIVS IIII PONT(IFEX) MAX(IMUS) PORTAM PIAM SUBLATA NOMENTANA EXSTRUXIT VIAM PIAM AEQVATA ALTA SEMITA DUXIT”, ovvero “Pio IV Pontefice Maximo, soppressa (Porta) Nomentana, eresse Porta Pia (e) tracciò la Via Pia avendo spianato l’Alta Semita”; alla base della torretta è situato il magnifico stemma Medici di Pio IV, scolpito da Jacopo del Duca, fiancheggiato da due angeli scolpiti nel 1564 da Nardo de’ Rossi. In alto troneggia lo stemma papale di Pio IX Mastai Ferretti, sotto il quale è posta un’altra iscrizione: “PIUS IX PONTIFEX MAXIMUS TURRIM DIU IMPERFECTAM FULMINI TACTAM RIPARAVIT ABSOLVIT AN(NO) MDCCCLIII”, ovvero “Pio IX Pontefice Maximo, riparò la torre a lungo incompiuta e colpita da un fulmine (e) portò a termine nell’Anno 1853”.
All’interno dei fabbricati che, formando un cortile (nella foto 3), uniscono le due facciate, si trova il Museo Storico dei Bersaglieri, inaugurato il 18 settembre 1932. Sulla controfacciata della porta esterna troviamo un’iscrizione che ricorda i lavori eseguiti per volere di Pio IX da Virginio Vespignani, che realizzò gli edifici ed il cortile interno: “PIUS IX PONTIFEX MAXIMUS ANNO CHR(ISTI) MDCCCLXI STATIONE PRAESIDIARIORUM PORTICIBUS DIAETIS IN IPSO URBIS ADITU A SOLO EXSTRUCTIS PORTAM NOVO OPERE CULTUQUE EXORNAVIT IOSEPHO FERRARI(O) ANTIST(ITE) URB(ANO) PRAEF(ECTO) AER(ARI)”, ovvero “Pio IX Pontefice Maximo nell’Anno del Signore 1861 costruiti portici (e) stanze nel posto di guardia delle guarnigioni proprio all’ingresso della città adornò la porta con nuova fortificazione ed ornamento – a Giuseppe Ferrario Vescovo Prefetto Urbano dell’Erario”.
Nel cortile sono situati il Monumento ad Enrico Toti ed i busti in bronzo di Alessandro La Marmora, fondatore del Corpo, di Goffredo Mameli e di Luciano Manara, bersaglieri volontari caduti sul Gianicolo nel 1849, e di Giacomo Pagliari, caduto il 20 settembre 1870 nell’assalto a Porta Pia. Nelle sale interne, le cui pareti sono colme di fotografie, documenti, ritratti e medaglie, troviamo testimonianze del Risorgimento e delle Guerre di Indipendenza, della spedizione in Crimea, delle campagne d’Africa, dei due conflitti mondiali (tra cui un lembo del drappo bianco di resa sventolato dagli austriaci il 3 novembre 1918), nonché una ricca documentazione relativa alla Repubblica Romana del 1849. Numerosi sono i cimeli relativi al Generale Alessandro La Marmora, tra i quali i prototipi di carabine costruite da lui stesso per armare i bersaglieri e soprattutto un documento autografo per ottenere dal Re Carlo Alberto I la costituzione del Corpo; vi sono, inoltre, alcuni oggetti appartenuti ad Enrico Toti, come la bicicletta usata nei suoi avventurosi spostamenti e la “leggendaria” stampella. Il Museo conserva anche una biblioteca ed un archivio storico, contenenti rari volumi, opuscoli e documenti originali, interessanti testimonianze sulle attività dei primi reparti di Bersaglieri.
Infine, da segnalare che durante il cannoneggiamento del 20 settembre 1870 venne colpita anche la torretta di Porta Pia e danneggiato l’affresco con l’immagine della Madonna con Bambino posto sulla facciata esterna ed eseguito da Silverio Capparoni durante i lavori di restauro di Virginio Vespignani: per questo motivo, nel 1936 l’affresco venne sostituito dall’attuale mosaico (nella foto 4).
Una piccola curiosità è legata alla decorazione della facciata interna di Porta Pia, dove un motivo di patene cinte da una stola e con un cubo di marmo al centro rende perfettamente l’idea che si tratti di bacini da barbiere con un asciugamano intorno ed un pezzo di sapone al centro, giustificando la credenza popolare (non del tutto infondata) di uno scherzo di Michelangelo che volle così alludere all’origine di Pio IV, che apparteneva alla famiglia milanese dei Medici ma senza alcun indizio fondato di un legame con la più celebre casata fiorentina, bensì appartenente ad una famiglia notarile discendente da una dinastia di barbieri milanesi. Nonostante ciò, il papa ebbe comunque il permesso di alzare le insegne medicee e, visto il profondo legame che univa la casa Medici e Michelangelo, quest’ultimo volle “vendicarsi” in questo modo.
Senza dubbio, la fama di Porta Pia è legata alla celebre Breccia aperta, a breve distanza, nelle Mura Aureliane dai Bersaglieri italiani il 20 settembre 1870, alla testa delle colonne dell’esercito italiano, che irruppero travolgendo la resistenza degli Zuavi pontifici, decretando così la fine del potere temporale dei papi. A ricordo di questo evento fu posto, nel punto dove fu aperta la breccia, un monumento in marmo e bronzo (nella foto 5) ornato da quattro lesene che fiancheggiano dei riquadri contenenti le iscrizioni con le cornici in marmo di Frigia che celebrano il ritorno di Roma all’Italia ed i caduti durante il combattimento. La lapide centrale così recita: “L’ESERCITO ITALIANO ENTRAVA VITTORIOSO DA QUESTE MURA IL XX SETTEMBRE MDCCCLXX COMPIENDO I LUNGHI VOTI DEI ROMANI ED ASSICURANDO ALL’ITALIA IL POSSESSO DELLA SUA CAPITALE – IL COMUNE A RICORDO PERENNE DEL FATTO POSE IL IV GIUGNO MDCCCLXXI”.
Dinanzi al monumento si trova la cosiddetta Colonna della Vittoria (nella foto 6), una colonna in granito grigio proveniente dalle Terme Neroniane, originariamente situata al centro della strada ma per ovvi motivi di viabilità spostata quasi a ridosso delle mura. In cima alla colonna, al di sopra di un capitello ornato da panoplie, si erge la statua della Vittoria Alata, qui posta in occasione del 25° anniversario della presa di Roma. Sul basamento vi è la seguente iscrizione: “XXV ANNIVERSARIO DEL XX SETTEMBRE MDCCCLXX QUANDO ALL’UNIVERSALITÀ DEL DIRITTO DUE VOLTE ROMANAMENTE AFFERMATO I FATI AGGIUNSERO LA CONOSCENZA LIBERA DELL’UMANITÀ NUOVA PER QUESTA BRECCIA L’ITALIA RIENTRÒ IN ROMA”.
Dinanzi alla porta, in mezzo al Piazzale di Porta Pia, è situato il Monumento al Bersagliere (nella foto 7), commissionato da Benito Mussolini all’architetto Italo Mancini ed allo scultore Publio Morbiducci. L’inaugurazione solenne avvenne il 18 settembre 1932 dinanzi al Re Vittorio Emanuele III, al Principe Umberto, a Benito Mussolini, al Governatore di Roma Achille Starace ed al Presidente dell’Associazione Nazionale Bersaglieri Francesco Boncompagni Ludovisi.
Il monumento, alto circa 6 metri e pesante più di 2 tonnellate, fu eretto in ricordo del trionfale ingresso in città dei bersaglieri. L’imponente scultura in bronzo, alta 4 metri, raffigura il Bersagliere scattante all’assalto, mentre ai lati del basamento vi sono due bassorilievi in pietra di Trani (nella foto 8) che raffigurano personaggi e battaglie combattute dai bersaglieri: Ponte di Goito, Luciano Manara e Porta Pia a sinistra, Sciara Sciat, Enrico Toti e Riva di Villasanta a destra.
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