Porta Latina (nella foto sopra) è una delle più belle e meglio conservate porte delle Mura Aureliane e deve il suo nome all’antica ed omonima via Latina che collegava Roma con Casilinum (ovvero Capua) attraverso i territori della Lega Latina. In età repubblicana la via partiva da Porta Capena insieme alla via Appia antica, dalla quale si separava (e si separa tuttora ma con il nome iniziale di via di Porta Latina) all’altezza dell’attuale piazzale di Numa Pompilio. Sin dall’origine la porta ebbe un solo fornice, notevolmente ridotto per motivi difensivi, in occasione della ristrutturazione delle Mura ad opera dell’imperatore Onorio nel 401-403, da circa metri 4,20 di larghezza per metri 6,55 di altezza agli attuali metri 3,73 per 5,65, come appare dalla traccia ancora ben visibile di quello più ampio.
La porta è fiancheggiata da due torri semicircolari senza finestre ma con feritoie per gli arcieri: da segnalare che anche la torre di destra fu rifatta al tempo di Onorio e poi restaurata in epoca medioevale. Anche la facciata in travertino, seppure sostanzialmente quella aureliana, fu rimaneggiata nel rifacimento onoriano, con l’apertura di cinque piccole finestre ad arco nella parte superiore, corrispondenti alla camera di manovra e successivamente chiuse nel VI secolo nel corso della guerra gotica. Sulla chiave dell’arco esterno è ancora ben visibile il monogramma costantiniano (nella foto 1), o Chi Rho, un simbolo composto da due grandi lettere sovrapposte, la X e la P, corrispondenti alle lettere greche X (chi, che si legge kh) e ρ (rho, che si legge r): queste lettere sono le iniziali della parola Χριστός, (che si legge Khristòs), ovvero l’appellativo di Gesù. Ai lati di queste due lettere se ne trovano altre due, α ed ω, ovvero alfa ed omega, prima ed ultima lettera dell’alfabeto greco, a simboleggiare il principio e la fine. Sul lato interno dell’arco si trova invece una croce greca, altro simbolo cristiano (nella foto 2).
La chiusura, come sempre nelle porte principali, era duplice, con una porta a due battenti all’interno ed una a saracinesca all’esterno che scorreva dall’alto in basso entro una scanalatura (nella foto 3), che poteva bloccare istantaneamente l’accesso in caso di necessità, mentre la corte fortificata interna con la controporta oggi è completamente scomparsa. Una porticina antica, collocata dietro la torre occidentale della porta, dà accesso al camminamento ed alla camera di manovra, la cui muratura risale al XVII secolo. Alla porta è legata l’antica leggenda secondo la quale questa fu sicuro riparo al dio Saturno detronizzato da suo figlio Giove e fuggiasco per le campagne del Lazio.
Sotto questa porta c’è ancora il “rumore della peste” che ne determinò la chiusura per precauzioni sanitarie nel giugno del 1576, fatto che si ripeté nel 1656. Probabilmente però la porta seguì lo stesso declino della via Latina, trascurata dopo l’apertura della via Appia Nuova e, salvo determinati periodi durante i quali il passaggio veniva ripristinato a vantaggio della vicina chiesa di S.Giovanni a Porta Latina, questa porta restò chiusa fino ai primi anni del Novecento: anche nel settembre 1870 era chiusa e talmente bene che le truppe italiane, contemporaneamente operanti a Porta Pia, non riuscirono ad abbatterla.
Nella sezione Roma nell’Arte vedi:
Porta Latina di L.Rossini