Questa cappellina ottagonale, in stile rinascimentale, situata in via di Porta Latina, risale al XVI secolo (edificata su un antico mausoleo pagano di cui ripete la forma circolare) per un progetto attribuito sia al Bramante sia ad Antonio da Sangallo il Giovane ma sicuramente costruito a spese del prelato francese Benedetto Adam, come ricordato su una delle due porte con il motto “Au plaisir de Dieu”. La tradizione vuole che il tempio commemori il luogo dove S.Giovanni, ottantenne, abbia subito il martirio con l’immersione in una caldaia di olio bollente: era l’anno 92 ed al supplizio assistette l’imperatore Domiziano in persona. Ma dopo qualche minuto il venerando vecchietto era ancora vivo, senza neppure una scottatura e la folla, terrorizzata, convinta di avere a che fare con un potentissimo mago, chiese che gli fosse fatta salva la vita, chiedendo soltanto di esiliarlo in un luogo lontano. Così S.Giovanni fu estratto dall’olio e mandato in esilio a Patmos, dove ebbe la visione dell’Apocalisse e da dove, poi, poté tornare alla propria comunità di Efeso, per morirvi quasi centenario. Nel 1658 il cardinale Francesco Paolucci, nobile forlivese legato all’ambiente oratoriano ed allievo di Cesare Baronio, fece restaurare la chiesa di cui era titolare, S.Giovanni a Porta Latina, ed il prospiciente oratorio di S.Giovanni in Oleo: si era sotto il pontificato di Alessandro VII Chigi, come evidenziato dallo stemma Chigi e dall’iscrizione in ricordo del pontefice sovrapposti all’ingresso che si apre verso porta Latina.
I lavori di restauro di S.Giovanni in Oleo furono affidati al Borromini, il quale modificò il tetto della cappella, sovrapponendo al tamburo un attico circolare decorato da un motivo classico, alla sommità del quale pose uno scivolo conico arricchito da un fregio a rose e palmette e terminante in un fascio di foglie su cui si innalza una palla racchiusa da un motivo di rose (allusivo allo stemma araldico dei Paolucci) sormontato da una croce (nella foto 1). Nel 1967 la cuspide fu sostituita da un calco a tasselli in gesso dall’architetto Paolo Marconi e l’originale fu posto sotto il portico della chiesa di S.Giovanni a Porta Latina, dove tuttora si trova. All’interno un ciclo di affreschi con “Storie di S.Giovanni Evangelista”, attribuibili a Lazzaro Baldi, allievo di Pietro da Cortona e risalenti al 1661, mostrano S.Giovanni immerso nell’olio. Le forme attuali dell’oratorio sono dovute ad un ulteriore intervento alla fine del Seicento da parte di Stefano Augustini, cardinale titolare di S.Giovanni a Porta Latina.