La chiesa di S.Tommaso in formis (nella foto sopra) risale all’XI secolo quando fu costruita insieme ad un monastero benedettino. L’ingresso alla chiesa avviene da Via di S.Paolo della Croce 10, accanto all’Arco di Dolabella e Silano, che sostiene le grandi arcate dell’Acquedotto Neroniano: infatti il termine “in formis” significa proprio “presso l’acquedotto”. Nel 1207 Papa Innocenzo III donò chiesa e monastero a S.Giovanni de Matha, fondatore dell’Ordine della Santissima Trinità (Trinitari), il quale due anni dopo, nel 1209, vi fece costruire accanto un Ospedale (conosciuto anche come “S.Tommaso iuxta formam claudiam“, ossia “presso l’Acquedotto Claudio“) per ospitarvi e curarvi gli schiavi che l’Ordine riscattava. Nel 1379 i Trinitari dovettero abbandonare Roma, cacciati da Papa Urbano VI per la loro adesione all’antipapa Clemente VII, e così il complesso, nel 1389, con Bonifacio IX, passò al Capitolo Vaticano, che lo mantenne fino al 1898, quando, in occasione del centenario dell’Ordine, lo restituì ai Trinitari. La chiesa fu riaperta al pubblico nel 1926, anche se l’ospedale oramai era stato già demolito per la costruzione della sede dell’Istituto Sperimentale per la Nutrizione delle Piante, tuttora in funzione. Oggi la chiesa di S.Tommaso in formis, situata in fondo ad un viottolo, si presenta con una facciata divisa da lesene ed un timpano triangolare sormontato da una croce; al centro della facciata si apre un bel portale, sul quale appare l’iscrizione “DIVO THOMAE APOST(OLO) D(ICATUM)”, ovvero “Dedicato a S.Tommaso Apostolo”, sopra il quale è situato un timpano semicircolare. Alla destra del portale è inserito nel muro della facciata un riquadro all’interno del quale sono scolpite, in caratteri gotici, le iniziali del nome di Gesù, “IHS” (in greco “IES“, ovvero “Iesous“) entro un cerchio radiante. Secondo un’antica tradizione risalente al XVIII secolo, in corrispondenza della finestrella sovrapposta all’Arco di Dolabella e Silano, si trova la Cella nella quale visse dal 1209 fino all’anno della sua morte, avvenuta nel 1213, S.Giovanni de Matha, fondatore dell’Ordine dei Trinitari: il locale in origine era costituito da due vani ai quali si accedeva tramite una scaletta a chiocciola ricavata all’interno di un pilone dell’Acquedotto Neroniano.
L’ospedale era costituito da un’unica corsia, illuminata da 26 finestre, del quale oggi rimane soltanto il bellissimo portale duecentesco a tutto sesto (nella foto 1) affacciato su Via della Navicella, anche se ridotto di proporzioni in seguito all’inserimento di una porta rettangolare.
Il portale, opera di Jacopo e del figlio Cosma di Lorenzo (come recita l’iscrizione sull’estradosso dell’arco, “MAGISTER IACOBUS CUM FILIO SUO COSMATO FECIT HOC OPUS“), è sovrastato da un’edicola con colonnine all’interno della quale è situato lo Stemma dei Trinitari rappresentato dalla Croce rossa e azzurra ed uno splendido mosaico cosmatesco del 1210 (nella foto 2) raffigurante l’emblema dell’Ordine, “Cristo che accoglie due schiavi liberati“, uno di pelle bianca ed uno di pelle nera, intorno al quale appare la scritta “SIGNUM ORDINIS SANCTAE TRINITATIS ET CAPTIVORUM“, ovvero “Emblema dell’Ordine della Santa Trinità e degli Schiavi”.
Del monastero invece rimane soltanto una parte della facciata laterizia medioevale con finestrelle rettangolari in marmo ed una porta a sesto acuto in peperino (nella foto 3).