Il Monastero dei Santi Quattro Coronati (nella foto sopra) prese il nome dai quattro soldati martirizzati (“coronati” cioè dal lauro del martirio) Severo, Severiano, Carpoforo e Vittorino, rei di non aver voluto giustiziare quattro o cinque scultori che si erano rifiutati di scolpire la statua di un idolo pagano, affermando così la loro fede cristiana.
La chiesa sorge sull’omonima Via dei Ss.Quattro, che corrisponde al tratto iniziale dell’antica Via Tusculana, che proveniva dal Colosseo, fiancheggiava a sud il Ludus Magnus, usciva dalle Mura Serviane dalla Porta Querquetulana (situata proprio all’altezza dei Ss.Quattro) e, dopo essersi incrociata con la Via Caelimontana, usciva da una posterula presso S.Giovanni in Laterano e si dirigeva verso Tuscolo (Frascati).
La chiesa oggi presenta l’aspetto di un fortilizio, di una rocca medioevale (nella foto 1 il lato occidentale, con il monastero e l’abside), circondata da imponenti mura e sormontata da torri. Il nucleo originario fu costruito nel IV secolo da Papa Melchiade con il nome di titulus Aemilianae o titulus Ss.Quattuor Coronatorum, del quale sopravvive ancora l’abside ed alcuni resti situati sotto l’attuale basilica. Nel VII secolo Papa Onorio I ricostruì ed ampliò la chiesa che poi nel IX secolo Leone IV sottopose a radicale restauro trasformandola in una basilica a tre navate con cripta semi-anulare preceduta da un quadriportico, all’ingresso del quale si inserì la torre campanaria. Distrutta dai Normanni di Roberto il Guiscardo nel 1084, la chiesa fu ricostruita in forme ridotte da Pasquale II all’inizio del XII secolo: in questa occasione la parte anteriore della navata centrale fu trasformata in cortile (l’attuale “secondo cortile”), la navata centrale originaria divisa in tre navate mediante due file di colonne e le navate laterali tamponate e trasformate in chiostro l’una ed in refettorio l’altra.
Nel 1116 il complesso fu affidato ad una congregazione monastica, nel 1138 divenne amministrazione dei Benedettini dell’Abbazia di Sassovivo di Foligno che lo mantennero fino al Quattrocento. Durante la loro amministrazione furono costruiti il monastero (fine del XII secolo), il chiostro (XIII secolo) e la Cappella di S.Silvestro (1246). Nel XV secolo, durante il pontificato di Martino V, la chiesa divenne dimora episcopale, poi nel 1521 passò ai Camaldolesi e nel 1564 alle Monache Agostiniane di clausura, che tuttora la custodiscono, alle quali Pio IV, dopo avere restaurato il complesso, concesse il monastero per la custodia delle giovani orfane: fu questo il più antico dei Conservatori per zitelle (come allora si chiamava l’orfanotrofio femminile) che sorgesse a Roma.
Nel XIII secolo gli edifici annessi alla basilica ebbero un notevole sviluppo. Il cardinale Stefano Conti (nipote di Papa Innocenzo III) fece costruire un’imponente struttura fortificata dotata di torri e di altre strutture difensive affinché potesse diventare una residenza sicura. La nuova dimora della famiglia Conti doveva essere quindi un piccolo castello, dall’aspetto imponente, dotato di tutti i servizi e di ogni comodità all’altezza del ruolo sociale e politico del proprietario, con ambienti pubblici e privati e la chiesa dei Santi Quattro Coronati inglobata al suo interno.
Non potevano mancare un grande salone di rappresentanza, destinato ai ricevimenti ed all’amministrazione della giustizia, ovvero l’odierna Aula Gotica, situata al primo piano della Torre Maggiore, ed una cappella privata, ovvero l’Oratorio di S.Silvestro, situato al piano terra. Per secoli il complesso fu il bastione del Palazzo del Laterano e residenza papale: nel 1265 vi dimorò anche Carlo d’Angiò.
Tra il 1912 ed il 1914 importanti lavori di restauro furono effettuati dall’Ispettore Superiore per l’Archeologia e le Belle Arti Antonio Muñoz, volti a valorizzare le strutture paleocristiane ed i resti della navata carolingia, isolando la cripta e ponendo alla luce le mura romaniche. Un nuovo restauro, avvenuto nel 1957, ha messo allo scoperto i muri di fondazione della chiesa del IV secolo, liberando i resti della navata carolingia entro il recinto monastico e gli archi della prima chiesa romanica.
Iniziamo la visita con l’ausilio della Pianta del Monastero.
L’ingresso alla Basilica dei Santi Quattro Coronati (nella foto in alto sotto il titolo) avviene attraverso un portale ad arco 1 con lunetta (in cui sono raffigurati i Santi titolari) che immette nel primo cortile 3, costituito da arcate tardo-cinquecentesche e corrispondente al quadriportico di ingresso della basilica leonina: all’interno, sopra l’arco, si può notare un’iscrizione metrica in caratteri gotici (nella foto 2) relativa al restauro effettuato dal cardinale Alfonso Carillo de Albornoz, qui titolare dal 1423 al 1434, sormontata dallo stemma del cardinale spagnolo. L’iscrizione così recita:
HEC QUECUMQ(UE) VIDES VETERI PROSTRATA RUINA
OBRUTA VERBENIS HEDERIS DUMISQ(UE) IACEBANT
NON TULIT HISPANUS CARILLO ALPHONSUS HONORE
CARDINEO FULGENS S(ED) OPUS LICET OCCUPAT INGENS
SIC ANIMUS MAGNO REPARATQ(UE) PALATIA SUMPTU
DUM SEDET EXTINCTO MARTINUS SCHISMATE QUINTUS
ovvero “Tutte quante queste cose che vedi giacevano cadute rovinate dal tempo, seppellite da rami di edera e cespugli, lo spagnolo Alfonso Carillo non tollerò (ciò), ma, raggiante dell’onore del cardinalato, si impegnò in un lavoro enorme e, così ispirato, riparò il palazzo con grande spesa al tempo di Martino V, terminato lo scisma”.
Il cortile è sovrastato dalla massiccia torre 2 del IX secolo (nella foto 3), poi trasformata in torre campanaria, la più antica superstite di Roma: molto semplice e tozza, è costruita in cortina e presenta un loggiato con quadrifore con pilastrini in marmo sovrastato da una semplice cornice costituita da mensole in marmo.
Il porticato occidentale è decorato con dipinti murali del XVI secolo, commissionati dalla Confraternita dei Marmorari, raffiguranti la Natività di Gesù e la Presentazione di Gesù al Tempio (nella foto 4), affreschi di ambito romano.
Inoltre, sopra un portale, è situato l’affresco raffigurante i Santi Quattro Coronati (nella foto 5).
Si entra quindi nel secondo cortile 4, corrispondente alla parte anteriore della navata centrale dell’antica basilica, trasformata in cortile in occasione della ricostruzione di Pasquale II: da qui, attraverso un portico costituito da colonne con capitelli ionici e corinzi (nella foto 6), si giunge all’ingresso della basilica 8.
Prima di entrare nella chiesa possiamo notare, sulla destra, i resti della Basilica di Leone IV (nella foto 7) costituiti da tre arcate sorrette da colonne ed un frammento di architrave.
La porta posta tra le colonne permette di accedere alla Stanza del Calendario 5 (nella foto 8), ricavata nella navata sinistra della basilica primitiva e che faceva parte del Palazzo Cardinalizio, poi divenuto parlatorio delle Monache Agostiniane, come dimostrano la ruota e le aperture con la grata. La stanza prende il nome dall’affresco con calendario che riveste le pareti, risalente alla prima metà del XIII secolo. In alto sono raffigurate le personificazioni dei mesi che reggono un rotolo di pergamena su cui era scritto il calendario, mentre sotto vi è una fascia divisa in riquadri che raffigurava le attività umane proprie di ogni mese: purtroppo dell’affresco si conservano solo pochi lacerti.
Dal lato orientale della Stanza si accede alla Cappella di S.Silvestro 6, che costituiva l’Oratorio del Palazzo Cardinalizio, fatto costruire ed affrescare dal cardinale Stefano Conti nel 1246. A pianta rettangolare, presenta un meraviglioso pavimento cosmatesco, una volta a botte decorata con stelle e croci policrome, al centro della quale vi è una croce formata da scodelle di maiolica islamica. Il ciclo di affreschi duecenteschi in stile bizantineggiante che corre lungo le pareti dell’Oratorio riproduce le Storie di Papa Silvestro: oltre agli episodi della vita del pontefice, degno di menzione è il ciclo di affreschi che raffigurano la famosa Donazione di Costantino con cui l’imperatore avrebbe fatto dono a Papa Silvestro I, ed ai successivi pontefici, del primato sui cinque patriarcati di Roma, Costantinopoli, Antiochia, Gerusalemme ed Alessandria d’Egitto, atto con cui si ribadiva la sovranità temporale della Chiesa su Roma e sull’Impero Romano d’Occidente.
Il ciclo va letto partendo dalla parete d’ingresso, poi sulla parete sinistra verso l’altare e poi sulla parete destra dall’altare all’ingresso dell’Oratorio. Nella lunetta (nella foto 9) possiamo ammirare, nel registro superiore, il Giudizio Universale con Cristo Giudice, affiancato dalla Vergine, da S.Giovanni, dagli Apostoli e con due angeli nella parte superiore; il registro inferiore, a sinistra, mostra Costantino colpito dalla lebbra, per cui i sacerdoti di corte suggeriscono all’imperatore che per salvarsi avrebbe dovuto bagnarsi nel sangue caldo di 300 fanciulli, ma Costantino si commuove di fronte al pianto delle madri dei bambini catturati e dà ordine di rilasciarli; al centro Pietro e Paolo appaiono in sogno a Costantino malato e lo esortano ad affidarsi a Papa Silvestro; a destra i messi imperiali si dirigono al Monte Soratte per incontrare Papa Silvestro.
Sulla parete sinistra (nella foto 10), sono raffigurati i messi che salgono sul Monte Soratte, a destra Papa Silvestro rientra a Roma e mostra a Costantino le effigi di Pietro e Paolo.
Il ciclo continua con la scena (nella foto 11) che raffigura, a sinistra, Costantino che riceve da Papa Silvestro il battesimo, a destra Costantino, curato dalla lebbra,
A seguire (nella foto 12) Papa Silvestro a cavallo viene accompagnato da Costantino che tiene le redini come un servitore riconoscendo così la superiorità dell’autorità del papa..
La parete destra (nella foto 13), mostra, a sinistra, Papa Silvestro che resuscita il toro ucciso dal sacerdote ebreo, al centro Elena, madre di Costantino, trova la Vera Croce, a destra Silvestro libera il popolo romano da un drago che si era rintanato in una grotta nei pressi della Rupe Tarpea. Sotto il ciclo pittorico vi sono clipei con busti di profeti e patriarchi.
Nel XVI secolo la cappella fu acquistata dall’Università dei Marmorari che nel 1570 fecero restaurare il presbiterio (nella foto 14) ed affrescare le pareti, l’arco trionfale e la volta a crociera, probabilmente ad opera di Raffaellino da Reggio.
Gli affreschi delle pareti laterali rappresentano Scene delle vite e dei martiri dei Santi Quattro Coronati, mentre sul fondo del presbiterio vi sono un’Annunciazione ed una Crocifissione; sulla volta sono raffigurati il Salvatore e gli Apostoli, mentre sull’arco trionfale sono raffigurati Costantino e S.Silvestro.
L’Aula Gotica 7 (nella foto 15) è situata al primo piano della Torre Maggiore, la struttura fortificata sul lato nord del complesso, l’ambiente più prestigioso del Palazzo Cardinalizio eretto dal cardinale Stefano Conti, dove si svolgevano banchetti, ricevimenti e si amministrava la giustizia.
Per secoli gli affreschi di questo ambiente rimasero nascosti sotto diversi strati d’intonaco tra le mura del convento delle Monache Agostiniane di clausura finché nel 1996 sono stati riportati alla luce questi meravigliosi affreschi del XIII secolo che testimoniano l’arte gotica a Roma.
Gli affreschi fanno parte di un unico ciclo pittorico eseguito fra il 1235 ed il 1247. Nei dipinti si individuano più mani, tra le quali quella del Maestro Ornatista e quella del Terzo Maestro, ma forse anche Giunta Pisano, attivo a Roma sicuramente nel 1239. La sala è divisa, tramite un arco in conci di peperino, in due campate coperte da volte a crociera.
Nel primo registro della campata meridionale sono rappresentati i Mesi dell’anno (nella foto 16 il mese di Marzo), ognuno con la sua personificazione e l’illustrazione delle attività specifiche del mese. Nelle fasce decorative sono dipinti fanciulli che indossano solo un mantello.
Nella fascia superiore si trovano le personificazioni delle arti liberali: Grammatica, Geometria, Musica, Matematica ed Astronomia, raffigurate come fanciulle che danzano intorno a figure sedute su un trono che rappresentano gli uomini famosi che le hanno esercitate (purtroppo i nomi di questi personaggi sono scomparsi).
Sopra i telamoni si sviluppano le Stagioni, raffigurate come uomini di diverse età affiancati dai Venti. La decorazione della volta di questa campata è quasi del tutto scomparsa, ma si notano un Paesaggio marino, alcuni Segni zodiacali e la costellazione di Andromeda.
Nella campata settentrionale (nella foto 17) vi sono, nel registro inferiore, le personificazioni delle Virtù e delle Beatitudini, rappresentate da donne in abiti militari che recano sulle spalle il personaggio più rappresentativo della virtù rappresentata; ogni donna calpesta due figurine che simboleggiano il vizio opposto e un personaggio noto per quel vizio. Al centro delle raffigurazioni vi è Salomone, il Giudice per eccellenza.
Nel registro superiore dovevano essere altre figure tra le quali restano Mitra che uccide il toro e la personificazione del Sole (Cristo) e della Luna (Chiesa).
Dal portico situato nel secondo cortile si accede tramite un portale all’interno della basilica 9 (nella foto 18), a tre navate divise da quattro colonne di granito con capitelli di spoglio, con un meraviglioso pavimento cosmatesco, un soffitto ligneo con lo stemma del donatore, il Cardinale Titolare Enrico di Portogallo, e, in alto, matronei che si aprono sulla navata centrale con due trifore con colonnine ioniche e parapetto in marmo.
L’abside 10 abbraccia tutte e tre le navate in quanto è l’abside della navata centrale della precedente chiesa, successivamente divisa in tre navate. La decorazione pittorica è opera di Giovanni Mannozzi, più noto come Giovanni da San Giovanni: paraste scanalate di ordine corinzio con cornici in stucco dorato sono affiancate dalle Storie dei Santi Quattro (nella zona superiore) e da Storie dei Martiri di Pannonia (nella zona inferiore).
Nel catino absidale (nella foto 19) è dipinta la Gloria di Tutti i Santi, un tempo detto il “Coro delle Angelesse” per la somiglianza degli Angeli a figure femminili.
Il presbiterio fu sopraelevato nel IX secolo per ricavare la cripta semi-anulare, nella quale si conservano quattro arche, ritrovate nel XIII secolo, contenenti le spoglie dei martiri. Nella parete di sinistra, presso la scala che scende alla cripta, è murato il paliotto d’altare del XII secolo con ai lati due iscrizioni: quella di sinistra ricorda la deposizione dei corpi sotto Leone IV con l’elenco delle reliquie, mentre quella di destra la ricognizione di Pasquale II nel 1111.
La navata sinistra custodisce l’Altare dell’Annunciazione con affreschi di Giovanni da San Giovanni e l’Altare di S.Sebastiano, con la pala raffigurante S.Sebastiano curato da Lucina ed Irene realizzato da Giovanni Baglione nel 1632. Lungo la navata si trova anche una colonnina con capitello, lavorati in un unico blocco di marmo bianco, probabilmente appartenuta al ciborio di Leone IV.
La navata destra custodisce invece l’Altare del SS.Sacramento, con paliotto limitato da pilastrini cosmateschi.
Dalla navata di sinistra si accede al bellissimo chiostro 11 (nella foto 20) costruito intorno al 1220 dal marmoraro Pietro de Maria nell’area precedentemente occupata dalla navata sinistra della chiesa antica. A pianta rettangolare, presenta vari reperti archeologici (tra cui epigrafi e sculture antiche, altomedievali e medievali) e quattro gallerie divise in due campate da pilastrini sui quali sono scolpite paraste scanalate e rudentate. Le campate sono formate da una serie di otto archetti nei lati lunghi e di sei nei corti. Tutti gli archetti hanno la doppia ghiera e sono sostenuti da colonnine binate, con capitelli a nenufari e basi con foglie protezionali d’angolo, che poggiano sullo stilobate. La parte medioevale termina con una trabeazione in laterizio, composta da corsi di mattoni lisci ed a denti di sega alternati, intramezzati da una zona di marmo dove compare una decorazione a mosaico, formata da rombi che inscrivono stelle, croci e quadrati. Nella loggia superiore, costruita nel XVI secolo, si aprono finestre moderne: fu in questa occasione che, per sopportare il peso del piano superiore, furono apportate modifiche al pianterreno, come il tetto ligneo sostituito con volte in muratura, alcuni archetti sostituiti da grandi archi di scarico e nuovi pilastri in muratura che si aggiunsero a quelli di marmo già esistenti.
Il cortile interno, tenuto a giardino, presenta al centro un labrum, o vasca per le abluzioni (nella foto 21), dell’epoca di Pasquale II. La fontana è costituita da una doppia tazza ricavata da un unico blocco di marmo: un piccolo zampillo sgorga dalla vaschetta circolare superiore e si raccoglie in quella inferiore, quadrilobata, caratterizzata da una coppia di teste leonine da cui fuoriesce l’acqua che si riversa nella sottostante vasca di forma quadrata ad angoli rientranti. La fontana ornava l’atrio della chiesa già nel IX secolo: fu rinvenuta per caso, quasi completamente interrata, nel corso dei lavori di restauro eseguiti nel 1913 da Antonio Muñoz, il quale la collocò nella posizione attuale.
Dalla galleria orientale si accede alla Cappella di S.Barbara 12 (nella foto 22), a pianta centrale con tre absidi su tre lati ed illuminata da finestre rettangolari, una delle quali conserva ancora la transenna originaria: caratteristica della cappella sono le mensole trabeate riccamente adorne che sostengono la volta a crociera. La volta e le pareti erano coperte di affreschi del XIII secolo, oggi quasi completamente svaniti, nei quali si possono riconoscere i Simboli degli Evangelisti, le Storie di S.Barbara ed una bellissima Madonna con Bambino, opera di allievi del Giotto.
La Cappella di S.Barbara ne ha un’altra gemella dedicata a S.Nicola, posta simmetricamente dall’altra parte ma purtroppo non visitabile perché situata nell’area di clausura.
Nella zona di clausura è situato anche l’antico Refettorio, che occupa parte della navata destra della basilica primitiva.
Nella sezione Roma nell’Arte vedi:
Santi Quattro Coronati di E.R.Franz