Piazza del Parlamento prende il nome dalla facciata posteriore di palazzo Montecitorio, sede della Camera dei Deputati e del Parlamento. L’area oggi occupata dalla piazza comprende quella che in precedenza apparteneva a due piazze distinte: l’area prospiciente il palazzo parlamentare era dedicata a Gabriele D’Annunzio, mentre quella verso via di Campo Marzio era denominata “largo dell’Impresa”, nome che le derivava dall’impresa del Lotto che aveva sede nel demolito palazzo Conti in via dell’Impresa. Agli inizi del Novecento fu necessario ampliare la sede del Parlamento e dotarla di un’aula idonea alle sedute parlamentari: i lavori di ampliamento furono affidati all’architetto palermitano Ernesto Basile, esponente di primo piano della stagione liberty italiana, che eseguì un nuovo edificio alle spalle dell’originale. Basile mantenne infatti solo la parte frontale del palazzo berniniano, quello su piazza di Montecitorio, riducendo il cortile, demolendo le ali e la parte posteriore ed innalzando, sulla piazza del Parlamento, il nuovo corpo di fabbrica (nella foto sotto il titolo) caratterizzato da quattro torri angolari rivestite in mattoni rossi e travertino. Proprio all’interno di questo blocco Basile collocò l’Aula delle sedute parlamentari. L’edificio si presenta con una grande gradinata e due statue allegoriche in marmo, opera di Domenico Trentacoste.
All’angolo di Piazza del Parlamento con via di Campo Marzio è situato un importante edificio (nella foto 1), costruito nel 1748 per gli Agostiniani di S.Maria del Popolo demolendo antiche strutture. La sua importanza deriva dal fatto che, durante i lavori di scavo per le fondamenta del nuovo edificio, venne alla luce l’obelisco-gnomone di Augusto, quello oggi situato sulla piazza di Montecitorio. A ricordo del ritrovamento, fu posta una grande targa marmorea sopra il portale della casa (nella foto 2), con lo scopo di indicare anche il luogo preciso dove l’obelisco venne rinvenuto. La targa così recita: “BENEDICTUS XIV PONT MAX OBELISCUM HIEROGLYPHICIS NOTIS ELEGANTER INSCULPTUM ÆGYPTO IN POTESTATEM POPULI ROMANI REDACTA AB IMP CÆSARE AUGUSTO ROMAM ADVECTUM ET STRATO LAPIDE REGULISQUE EX ÆRE INCLUSIS AD DEPREHENDENDAS SOLIS UMBRAS DIERUMQUE AC NOCTIUM MAGNITUDINEM IN CAMPO MARTIO ERECTUM ET SOLI DICATUM TEMPORIS ET BARBAROR(UM) INJURIA CONFRACTU(M) JACENTEMQ(UE) TERRA AC ÆDIFICIIS OBRUTUM MAGNA IMPENSA ATQUE ARTIFICIO ERUIT PUBLICOQ(UE) REI LITERARIÆ BONO PROPRINQUU(M) IN LOCU(M) TRANSTULIT ET NE ANTIQUÆ SEDIS OBELISCI MEMORIA VETUSTATE EXOLESCERET MONUMENTUM PONI JUSSIT ANNO REP SAL MDCCXLVIII PONTIF IX“. Ovvero: “Benedetto XIV Pontefice Maximo, l’obelisco elegantemente inciso con geroglifici, portato a Roma dall’imperatore Cesare Augusto, dopo che l’Egitto fu ridotto in potere del Popolo Romano, eretto nel Campo Marzio e dedicato al Sole su un pavimento marmoreo con indicazioni in rame per segnare le ombre del Sole e la durata dei giorni e delle notti, spezzato e giacente per le ingiurie del tempo e dei barbari, ricoperto di terra e dagli edifici, dissotterrò con grande spesa e maestria e per il bene pubblico della cultura lo trasferì in un luogo vicino ed affinché con il tempo non si perdesse la memoria dell’antica sede dell’obelisco, ordinò di porre questa lapide, nell’anno di recuperata salvezza 1748, nono del suo pontificato”.
Dopo il 1870 la casa fu espropriata dallo Stato Italiano e venduta; sottoposta ad un restauro mantenne sostanzialmente intatta la struttura settecentesca. Presenta due facciate: una sulla piazza ed una lungo via di Campo Marzio; sviluppa quattro piani oltre il pianterreno con quattro ordini di sette finestre a cornice semplice. Due paraste lisce a tutt’altezza fanno da cantonale all’angolo tra la via e la piazza, mentre un’altra parasta taglia per un terzo la facciata sulla piazza. A coronamento vi è un cornicione e, al di sopra, un attico. Al pianterreno due piccoli portali, uno sulla piazza ed uno sulla via, aprono tra porte di rimessa adattate a negozi.