“La cuppola è un pallone
ancorato sul tetto
chi è che l’ha gonfiato? L’architetto
e lo fa seccardino o burraccione
seconno er fiato che se trova in petto.
Abbotta le ganasse Borromini
soffia – e sorteno tanti cuppolini.
Ce mette drento ‘n’ala de pormone
Michelangelo – e nasce er cuppolone”.
Così Mario dell’Arco, poeta nato a Roma nel 1905 ed ivi morto nel 1996, dedicò questi versi alla Cupola, uno dei simboli più significativi della Città. Ma in questa affascinante passeggiata “a testa in su” anche Giovanni, nostro collaboratore, nonché grande amante soprattutto dei particolari che impreziosiscono Roma, dedica alcune righe, oltre ad una serie di fotografie, che ci permettono di ammirare questo nobile protagonista del paesaggio romano:
“Le Cupole Romane, meraviglia del panorama urbano, le più numerose, le più belle, le più ammirate. Si scagliano dolcemente verso l’alto senza affatto deturpare la millenaria linearità panoramica dell’Urbe, formando un unico complesso architettonico con campanili, torri, colonne, orologi e statue. Per questo le Cupole Romane rimangono per sempre nei ricordi di chi le ha ammirate anche per una volta sola: dal Gianicolo al Pincio, dal Campidoglio all’Aventino o da Castello, l’emozione di poterle abbracciare tutte con uno sguardo solo, un’emozione a disposizione di chiunque voglia godere di questo panorama stupendo”.
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