Porta Pinciana

porta pinciana

Porta Pinciana fa parte delle Mura Aureliane e da qui inizia la ben nota via Vittorio Veneto. La porta risale al 403 d.C., quando un’antica posterula di Aureliano fu ingrandita da Onorio; affiancata e protetta da due torri semicircolari conserva ancora l’originale arco centrale in travertino, che era dotato di una galleria coperta con una camera di manovra per la movimentazione della saracinesca. Il toponimo della porta discende dalla “gens Pincia“, proprietaria del colle omonimo. La porta ebbe diverse denominazioni nella sua storia: anticamente era chiamata “porta Salaria vetus” perché di qui transitava la “via Salaria vetus” (ossia “vecchia”). Vale la pena soffermarsi sull’antichissima via nata forse anche prima della nascita di Roma come “itinerario del sale” e progressivamente sistemata come grande via di comunicazione. Proveniva dalla “porta Fontinalis” delle Mura Serviane, alle pendici del Campidoglio, costeggiava il Quirinale e con un percorso corrispondente alle attuali via Francesco Crispi e via di Porta Pinciana usciva dalla Porta Pinciana, dopodichè si congiungeva, poco oltre la porta, alla “via salaria Nova“, che invece usciva dalla Porta Salaria, per dirigersi poi verso la Valle dell’Aniene e la Sabina.

lato interno di porta pinciana
1 Lato interno

Porta Pinciana venne chiamata anche “porta Turata“, perché più volte murata tra l’VIII ed il XIX secolo, e, dopo che assunse la denominazione Pinciana, per corruzione fu detta anche “Porciana” e “Portiniana”. Il nome di “porta Belisaria” le deriva, invece, dal nome del generale bizantino che nel 537 qui respinse Vitige, re degli Ostrogoti, ma che fu anche l’artefice di un restauro delle Mura Aureliane nel VI secolo. La tradizione, inoltre, vuole che Belisario, vecchio e ridotto in miseria, mendicasse presso la soglia della porta che fu l’epicentro della sua gloria militare: la storia appare del tutto falsa, anche perché Belisario morì in ricchezza, ma l’origine della leggenda sembra che derivasse da una scritta (che non esiste più) un tempo graffita alla destra della porta, “Date obolum Belisario“. La porta venne murata nel 1808 e riaperta ai primi del ‘900; nella foto 1 possiamo osservare il versante interno della porta, dove è possibile anche notare il monumento ai caduti della Prima Guerra Mondiale del rione Ludovisi.

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