S.Isidoro

s.isidoro

Nel 1622, anno in cui S.Isidoro venne canonizzato da papa Gregorio XV, una comunità di Francescani spagnoli (denominati Descalceati) acquistò un terreno sulle pendici del Pincio, grazie alla generosità del nobile Ottaviano Vestri di Barbiano, come appare da una bolla di Urbano VIII del 1625. I frati affidarono all’architetto Antonio Felice Casoni la costruzione di un convento e di una chiesa che dedicarono a S.Isidoro (nella foto sopra), il santo nativo di Madrid. Il complesso fu abbandonato dai religiosi spagnoli due anni più tardi ed affidato ai Francescani irlandesi: grazie a loro i lavori furono portati a termine, con tanto di ampliamento del convento, e la chiesa venne così consacrata nel 1686. La facciata, realizzata da Carlo Francesco Bizzaccheri, fu realizzata nel 1704. Nel 1809, durante l’occupazione francese, una parte del convento venne requisita, mentre l’altra, rimasta a disposizione del rettore padre James MacCormick, fu affittata ad un gruppo di artisti tedeschi denominati “Nazareni”: fu proprio grazie a loro che la via sulla quale oggi è situata la chiesa è denominata via degli Artisti. Tre anni più tardi, nel 1812, il convento fu acquistato ad un’asta pubblica dal principe Boncompagni Ludovisi, costretto poi a restituirlo agli antichi proprietari dopo il ritorno a Roma di Pio VII. La facciata della chiesa, in stile rococò, è divisa in due ordini ed è preceduta da una bella scalinata a doppia rampa. L’ordine inferiore è costituito da tre ingressi, separati da paraste con capitelli ionici con festoncini, dei quali quello centrale ad arco consente di accedere al portico, opera di Domenico Castelli. Le entrate minori laterali presentano due riquadri con simboli francescani. L’ordine superiore, scandito da paraste corinzie, reca al centro una finestra con timpano spezzato e croce, mentre ai lati, all’interno di nicchie, vi sono le statue di S.Isidoro e di S.Patrizio, patrono degli irlandesi; due grandi cornucopie sono poste ai due lati estremi. Nel timpano terminale si legge: “D(IVO) ISIDORO AGRICOLÆ DICATUM“, ovvero “Dedicato al Divino Agricoltore Isidoro”, in quanto questo santo, che lavorava come contadino presso un possidente di Madrid, è considerato protettore dei campi, dei contadini e dei raccolti. L’interno della chiesa è di Antonio Casoni e si presenta a navata unica a croce latina, con volta a botte, nella quale è affrescata l’opera settecentesca di Charles Van Loo, la “Gloria di S.Isidoro“.

altare di s.isidoro
1 Altare maggiore

Presso l’altare maggiore (nella foto 1) vi è il sarcofago dei martiri Leonzio e Floriano e nella pala la “Vergine con Bambino che appaiono a S.Isidoro” di Andrea Sacchi (1622).

cappella de sylva
2 Cappella de Sylva

Degna di menzione la bellissima Cappella de Sylva (nella foto 2), commissionata dal portoghese Rodrigo Lopez de Sylva, cavaliere dell’Ordine di S.Giacomo, a Gian Lorenzo Bernini. Questi progettò l’opera, che fu eseguita però da alcuni dei suoi più fedeli allievi. In particolare Paolo Naldini preparò ed eseguì la parete di destra con la “Pace” e la “Giustizia”, Giulio Cartari la parete di sinistra con la “Carità” e la Verità” ed i putti che sostengono la pala d’altare dell’Immacolata Concezione (1661-63), opera di Carlo Maratta. Le Virtù marmoree affiancano e sostengono le immagini della famiglia de Sylva, avvolte in sontuosi drappi: in realtà, soltanto nel 1722 Juana de Sylva, nuora di Rodrigo, farà portare a termine l’opera con l’inserimento dei bassorilievi rappresentanti i suoceri, se stessa ed il marito ed i due tondi raffiguranti altri membri della famiglia.

cappella de sylva a s.isidoro
3 Carità e Verità

Dobbiamo soffermarci però sulle due Virtù che ornano la parete sinistra della Cappella, ovvero la “Carità” e la “Verità” (nella foto 3): Bernini le aveva progettate con i seni morbidi e gonfi, in particolare la “Carità”, raffigurata proprio nell’atto di offrirli. Nel 1860, però, i sacerdoti della chiesa ritennero troppo scandalose sia le nudità sia le posture e così fecero ricoprire i seni con camicie di bronzo, avvitate al marmo e dipinte talmente bene da sembrare originali. Durante il restauro avvenuto nel 2002 i tecnici hanno rimosso le camicie, restituendo così al visitatore non soltanto i colori antichi ed originali del marmo, ma anche la nudità provocante delle due statue, così come le ideò il Bernini.

chiostro spagnolo a s.isidoro
4 Chiostro spagnolo

La chiesa inoltre custodisce due chiostri: quello più antico fu disegnato da Antonio Casoni nel 1622 per la comunità spagnola e per questo motivo conosciuto come “chiostro spagnolo” (nella foto 4). Dieci pilastri sostengono le arcate, che sono due per ogni lato; nei due pilastri doppi sono stati collocati due mosaici moderni, uno riproduce il “Crocifisso di S.Damiano“, mentre l’altro è la copia di un dipinto italiano del Quattrocento raffigurante “S.Francesco che riceve le stimmate“. Altri due dipinti, di autore ignoto, ornano le pareti: la “Vergine Dolorosa” ed il “Cristo Risorto“. Al centro del chiostro si trova un pozzo quadrato in travertino, decorato con l’emblema francescano.

chiostro waddinghiano a s.isidoro
5 Chiostro waddinghiano

Questo chiostro, divenuto un ambiente di passaggio coperto, mette in comunicazione la chiesa con il secondo chiostro, più grande, denominato “waddinghiano” (nella foto 5) perché commissionato dal padre Luke Wadding per i Francescani irlandesi e realizzato dieci anni dopo quello spagnolo. Questo si presenta asimmetrico, con le gallerie che presentano un differente numero di arcate a tutto sesto rette da pilastri; due lati dell’ordine superiore ripropongono la stessa spartizione ad arcate su pilastri, mentre negli altri due si aprono finestre moderne.

affreschi nei portici di s.isidoro
6 Affreschi nei portici del chiostro waddinghiano

Le pareti dei portici sono decorate con un ciclo di affreschi (nella foto 6) dipinti nel 1701 dal frate Giovanni Antonio Sguary, ricordato in un’iscrizione latina posta accanto alla porta posteriore. Le 30 lunette superiori raffigurano “Storie della Vita di S.Francesco“, descritte dalle relative didascalie in latino ed in italiano; nella fascia sottostante sono affrescati 49 ritratti di santi francescani.