Il Ludus Magnus (nella foto sopra) era, come dice il nome stesso, la “Palestra Grande” delle quattro palestre per gladiatori fatte costruire da Domiziano in connessione ed al servizio del Colosseo. I cospicui resti di questo edificio sono situati immediatamente ad est del Colosseo, tra le vie Labicana e di S.Giovanni in Laterano, dove è possibile ammirarne la metà settentrionale (nella foto 1), mentre quella meridionale giace in parte sotto via di S.Giovanni in Laterano ed in parte sotto l’isolato tra questa via e via de’ Ss.Quattro.
Il complesso fu scoperto nel 1937 ma gli scavi furono terminati soltanto una ventina d’anni dopo, negli anni 1959-61. Il nome e l’epoca di costruzione del Ludus Magnus già si conoscevano grazie alle fonti antiche e soprattutto grazie ad alcuni frammenti della Forma Urbis, la grande pianta marmorea realizzata in età severiana (inizi III secolo d.C.), ma sussistevano ancora grossi dubbi circa la sua collocazione nella topografia generale di Roma antica.
L’edificio, in opera laterizia ma originariamente rivestito con lastre marmoree, delle quali in seguito venne spogliato, si componeva di un corpo di fabbrica rettangolare (come possiamo vedere nella ricostruzione 2), probabilmente a tre piani, al centro del quale vi era un’arena (1) di forma ellissoidale destinata all’allenamento dei gladiatori (riconoscibile nella foto 1 in quella metà di ellisse delineata dalla cavea, mentre l’altra metà si insinua sotto la via di S.Giovanni in Laterano). L’arena, di circa 200 mq, era circondata dalle gradinate di una piccola cavea con una capacità di circa 3.000 posti ed alla quale si accedeva per mezzo di scalette esterne: se ne possono riconoscere i resti con i muri radiali che sostenevano le gradinate (nella foto 3).
L’arena, raggiungibile tramite ingressi (2) posti in corrispondenza degli assi principali, era inserita in un quadriportico di circa 100 metri per lato con colonne in travertino sul quale si aprivano una serie di ambienti perimetrali riservati all’alloggio dei gladiatori ed ai servizi per gli spettacoli: sono ancora ben visibili le celle dei lati occidentale ed orientale ma in particolare tutte le 14 celle del lato settentrionale. Su questo lato si apriva anche l’ingresso principale dell’edificio, con una scalinata che scendeva da via Labicana, il cui livello fu rialzato nell’età di Traiano (a questo imperatore sono dovuti anche importanti restauri dell’edificio stesso). Da questo ingresso si accedeva anche alla tribuna d’onore (3), posta al centro dell’asse minore ed il cui ingresso probabilmente avveniva al piano superiore. Negli spazi di risulta tra il muro curvo della cavea ed il colonnato erano situate quattro fontanelle triangolari: una di esse, quella situata nell’angolo nord-occidentale del quadriportico, è tuttora visibile (nella foto 4).
Un corridoio sotterraneo, situato nell’angolo sud-ovest, collegava il Ludus Magnus con i sotterranei del Colosseo, sbucando proprio al centro dell’arena: da ciò si presume che il Ludus Magnus sia stato utilizzato anche per il “riscaldamento” dei gladiatori prima dell’esibizione.
Con l’ausilio della mappa 5 possiamo notare le dislocazioni degli altri tre Ludi costruiti da Domiziano, del medesimo tipo del Ludus Magnus (1), con arena, cavea ellittiche e circondate da ambienti porticati: il Ludus Dacicus (7), situato dinanzi alle Terme di Traiano (10) e così denominato perché almeno all’inizio deve aver accolto gladiatori provenienti dalla Dacia, il Ludus Gallicus (3), forse destinato ai gladiatori originari delle Gallie ed il Ludus Matutinus (2) per i gladiatori adibiti alle venationes, le grandi cacce che si svolgevano al mattino. I gladiatori erano armigeri volontari, schiavi, sgherri assoldati da famiglie potenti, ex prigionieri di guerra ed erano organizzati in vere e proprie truppe che, al soldo di un organizzatore, giravano l’Impero dando spettacoli nei vari luoghi. Alcuni di essi divennero famosi, come Calamus, Flamma, Pompeio Muscloso, Diocle. Se erano armati di rete e tridente erano chiamati “retiarii“, se armati di spade, scudo ed elmo “secutores“, se combattevano contro belve o animali feroci “bestiarii“. Insieme ai Ludi furono adibiti al servizio del Colosseo vari altri edifici ed impianti, probabilmente costruiti tutti nello stesso periodo per iniziativa di Domiziano e tutti in questi paraggi: l’Armamentaria (6), dove erano le armerie e le officine per la riparazione delle armi dei gladiatori; il Saniarium (4), adibito al ricovero ed alle cure dei gladiatori feriti; lo Spoliarium (5), dove i gladiatori uccisi nell’arena venivano spogliati dell’armatura (e dove, secondo Seneca, ricevevano il colpo di grazia quelli feriti gravemente); il Summum Choragium (8), ovvero il magazzino dove venivano conservati gli scenari, le macchine, i costumi ed ogni genere di strumenti, attrezzi ed apparati necessari per la realizzazione delle scenografie, a volte assai complesse, montate nell’arena del Colosseo per l’adeguata ambientazione degli spettacoli. Al servizio del Colosseo era anche la Castra Misenatium (9), la Caserma dei marinai di Miseno, adibiti alle manovre del velarium, un’enorme tenda che riparava dal sole gli spettatori. La vita dei Ludi si concluse con quella del Colosseo e con la cessazione degli spettacoli gladiatori.