Piazza della Madonna dei Monti (nella foto sopra) si estende tra Via dei Serpenti e Via degli Zingari e prende il nome dalla chiesa di S.Maria ai Monti che qui si affaccia con il suo fianco sinistro.
Piazza della Madonna dei Monti è dominata dalla bella Fontana dei Catecumeni (nella foto 1), cosiddetta per la vicinanza all’omonimo Collegio, commissionata da Papa Sisto V Peretti a Giacomo Della Porta nel 1588 ed eseguita dallo scalpellino Battista Rusconi. La vasca in travertino, di forma ottagonale, prende slancio da quattro gradini sottostanti che ne ripetono il disegno compensando il dislivello della piazza con uno zoccolo a cuneo. Sulla vasca si alternano gli stemmi di Sisto V e quelli del Popolo Romano, a dimostrazione che venne eseguita anche con il contributo dell’amministrazione civica. Al centro si elevano due balaustre che sostengono, a diversi livelli, altrettanti catini in travertino. Da quello superiore, arricchito di maschere e festoni e sovrastato dai monti sistini, s’innalza un alto zampillo d’acqua che ricade nello stesso e si riversa poi nel catino inferiore, da dove, attraverso quattro protome leonine, l’acqua ricade nella sottostante vasca ottagonale. Nel 1680 Papa Innocenzo XI fece eseguire alcuni lavori di restauro e così il Senato Romano volle apporvi un’iscrizione, tuttora presente, che così recita: “IMPERAT UNDECIMUS QUARTO INNOCENTIUS ANNO ET REDIVIVA FLUIT FACTA PERENNIS AQUA“, ovvero “Innocenzo XI governa nel quarto anno (del suo pontificato) e l’acqua, fatta per durare nel tempo, fluisce rediviva”. Due secoli dopo, nel 1880, fu effettuato un altro restauro, stavolta a spese del Comune di Roma, che vi fece apporre un’altra iscrizione, che costituisce la continuazione, e forse anche uno sberleffo, di quella precedente: “FACTA PERENNIS AQUA EVERSO SED SQUALIDA FONTE NUNC INSTAURATO VIVIDA FONTE SCATET – SPQR A(NNO) MDCCCLXXX“, ovvero “L’acqua, fatta per durare nel tempo ma squallida per la fonte rovinata, ora, dopo il restauro, zampilla vigorosa – SPQR Anno 1880”.
Su Piazza della Madonna dei Monti si affaccia anche la chiesa dedicata ai Santi Sergio e Bacco (nella foto 2), ufficiali dell’esercito romano e martiri per la fede in Siria nel 303. La chiesa è di origini molto antiche: la prima menzione risale all’inizio del IX secolo, ai tempi del pontificato di Leone III. La chiesa viene di nuovo ricordata nell’XI secolo, nelle bolle dei pontefici Gregorio VI e Gregorio VII, come Monastero di S.Sergio in Suburra. Ricostruita dopo il Sacco di Roma del 1527, nel 1622 venne affidata da Papa Gregorio XV ai Frati Minimi di S.Francesco di Paola. La chiesa fu ampiamente restaurata nella prima metà del Seicento dal Cardinale Antonio Barberini, fratello di Papa Urbano VIII, che affidò la chiesa ai Monaci Ruteni di S.Basilio che tuttora la amministrano. Ulteriori restauri si ebbero nel 1729, nel 1741 e nel 1896, anno dal quale, sostanzialmente, la chiesa conserva il suo aspetto attuale.
La chiesa, dal 2019 Cattedrale dell’Esarcato Apostolico per gli ucraini di rito bizantino, presenta una bella facciata a tre ordini orizzontali con un portale in travertino del Seicento, sormontato da un frontone triangolare e dall’iscrizione che ricorda il restauro del Cardinale Antonio Barberini: “F(ECIT) ANT(ONIUS) BARBERIN(I) CAR(DINALIS) S(ANCTI) HONUPHRII IN HONOR(EM) S S SERGII ET BACCHI”, ovvero “Antonio Barberini Cardinale di S.Onofrio fece in onore dei Santi Sergio e Bacco”. Ai lati del portale vi sono due nicchie con altrettante statue raffiguranti il patriarca Josyp Slipyj, a destra, ed il metropolita Josyf Veliamyn Rutski, a sinistra, entrambe opera dello scultore Ugo Mazzei. Il secondo ordine presenta una grande finestra ad arco a tutto sesto affiancata, a sinistra, dallo stemma di Papa Leone XIII Pecci, un pino attraversato da una fascia, accostato nel tronco da due gigli ed accompagnato in alto da una cometa, mentre a destra è situato l’emblema dell’Ordine di S.Basilio, una colonna circondata dalle fiamme, simbolo di fede illesa. Sopra corre l’iscrizione che ricorda l’intervento di Papa Leone XIII: “LEO XIII PONT(IFEX) MAX(IMUS) INSTAURANDUM CURAVIT ANNO DOMINI MDCCCLXXXXVI”, ovvero “Leone XIII Pontefice Maximo curò il rinnovamento nell’Anno del Signore 1896”. Al terzo ordine si trova una finestra con cornice mistilinea sormontata da un frontone triangolare ed affiancata da altre due nicchie contenenti le statue di Papa Urbano VIII, a destra, e del Cardinale Antonio Barberini a sinistra, anche queste realizzate dallo scultore Ugo Mazzei. Al di sopra corre la seguente iscrizione: “RESTITUIT ET RESTAURAVIT IOSEPH I(IVANOVYČ) CARD(INALIS) SLIPYI A(NNIS) M(UNDI) MCMLXIX MCMLXXIII”, ovvero “Il Cardinale Josip Ivanovyč Slipyi restituì e restaurò negli Anni del Mondo 1969 1973”. In alto, il frontone è sormontato dalla croce patriarcale mentre nel timpano è situato lo stemma di Josyp Slipyj raffigurante la croce patriarcale, la mitra, la pastorale e la Madre di Dio con le mani alzate in preghiera.
Come la limitrofa chiesa della Madonna dei Monti, anche in questa chiesa fu rinvenuta, nel 1718, sotto l’intonaco di un muro nella sacrestia, un’immagine della “Madonna con il Bambino Gesù“ che rappresentava l’esatta copia ingrandita dell’icona miracolosa della Madre di Dio di Žyrovici. La notte del 7 settembre 1719, per ordine di Papa Clemente XI, l’icona fu staccata dal muro e posta sopra l’altare maggiore, dove tuttora si trova. Nel 1827 Papa Leone XII dedicò la chiesa dei Santi Sergio e Bacco all’icona della Madonna del Pascolo, una definizione che ricorda il luogo in cui i pastori trovarono l’originale di questa sacra immagine, ovvero presso il villaggio di Žyrovici (attuale Bielorussia) nel XV secolo: ancora oggi la chiesa è popolarmente chiamata Madonna al Pascolo.
L’interno (nella foto 3), a navata unica, presenta la volta finemente decorata con un affresco settecentesco di Sebastiano Ceccaroni raffigurante la “Gloria della Madonna in cielo”.
Di notevole interesse l’iconostasi, che separa la navata centrale dal presbiterio, dietro la quale è situata un’edicola con due colonne di verde antico e capitelli corinzi in bronzo, opera settecentesca di Filippo Barigioni, che contiene l’icona miracolosa della Santissima Madre di Dio di Žyrovici, ovvero la “Madonna del Pascolo” (nella foto 4), ricoperta da una veste in metallo argentato e dorato realizzata nel 1819.
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