S.Clemente

s.clemente

La Basilica di S.Clemente sorge a circa 400 metri dal Colosseo, racchiusa tra via dei Normanni, via Labicana, via di S.Giovanni in Laterano e piazza di S.Clemente, e prende nome da S.Clemente Papa, terzo successore di S.Pietro, morto nel 97 d.C. Questo luogo costituisce uno dei migliori esempi di stratificazione storica che Roma possa mostrare in quanto abbiamo la possibilità di ripercorrervi tre periodi storici: al livello della strada c’è la chiesa (nella foto sotto il titolo) che risale ai tempi di Pasquale II (XII secolo); sotto giace una chiesa del IV secolo e sotto ancora vi sono i resti di edifici romani. Questi edifici si possono dividere in due complessi distinti, uno dei quali servì da sostruzione alla primitiva basilica e l’altro fu solo in parte interessato dalla costruzione dell’abside. Il primo edificio, di forma rettangolare e delimitato da muri di grossi blocchi di tufo dell’Aniene, databile, in base alla tecnica edilizia ed ai bolli dei mattoni, all’inizio del I secolo d.C., si presenta come uno spazio diviso da una serie di ambienti simmetrici disposti intorno ad un cortile centrale porticato. Questo particolare impianto e la mancanza di tabernae all’esterno, nonché la presenza di pochi e stretti ingressi, fa supporre che il complesso fosse un edificio pubblico che richiedesse una sorveglianza e protezione continua: pertanto si ritiene possa trattarsi della Moneta, l’officina della Zecca imperiale dove si coniavano le monete romane, esistita in questa zona dall’età dei Flavi fino all’ultima coniazione ufficiale. Ricordiamo che il termine moneta fu attribuito alla Zecca perché originariamente situato accanto al Tempio di Giunone Moneta. L’altro edificio, risalente alla seconda metà del II secolo, è una casa privata costituita da una serie di stanze ornate di stucchi e collegate da un corridoio che circonda un cortile interno: fu qui che, all’inizio del III secolo, venne realizzato un santuario per il culto misterico del dio Mitra (nella Roma imperiale il mitraismo, un culto maschile della fertilità importato dalla Persia nel I secolo a.C., rivaleggiava per numero di seguaci con il cristianesimo).

mitreo di s.clemente
1 Altare con il dio Mitra

Furono chiuse le porte che vi si affacciavano, fu costruita una volta a botte con undici fori, allusione alla simbologia mitriaca, fu disposta, entro una nicchia, una statua del dio e fu collocato un altare (nella foto 1) con la raffigurazione di Mitra che uccide il toro. Verso la fine del III secolo, sparita la parte superiore dei muri in tufo, venne costruito, sulla parte restante, un edificio in laterizio che, considerata l’assenza di muri divisori, si suppone fosse costituito da una grande sala, divisa in due o tre navate da file di pilastri e colonne e che quindi si debba identificare con il titulus Clementis, ovvero una chiesa adattata in un’abitazione privata. Nel IV secolo quest’aula fu trasformata in una basilica paleocristiana a tre navate, tuttora esistente al di sotto di quella moderna, successivamente decorata con affreschi esaltanti la leggenda del Santo ed i misteri della fede cristiana.

iscrizione di san clemente e sisinnio
2 Iscrizione di S.Clemente e Sisinnio

In particolare, la navata centrale custodisce affreschi del IX secolo con scene della “Vita di Gesù” e della “Storia di S.Alessio”, ma è quello dedicato alla “Passio Sancti Clementis” che presenta una caratteristica molto particolare, in quanto è accompagnato da un’iscrizione che rappresenta una delle più antiche testimonianze del volgare italiano, con una datazione compresa tra il 1084 ed il 1100. Si tratta di una specie di “fumetto” che illustra un miracolo del santo (nella foto 2). Il patrizio Sisinnio ordina ai suoi servi (Gosmario, Albertello e Carboncello) di legare e trascinare S.Clemente, che nel frattempo si è miracolosamente liberato dalle catene, cosicché i due servitori, accecati come il loro padrone, non stanno trascinando il suo corpo, ma una pesante colonna, senza avvedersene. Il dipinto raffigura Sisinnio sulla destra che dice “FILI DE LE PUTE, TRAITE” (“Figli di puttana, tirate!”), accanto a lui Gosmario che incita l’ultimo servo a sinistra, Albertello, con “ALBERTEL, TRAI” (“Albertello, tira!”) e quest’ultimo che dice al terzo servo al centro, Carboncello, con “FALITE DERETO CO LO PALO, CARVONCELLE!” (“Fa’ leva da dietro col palo, Carboncello!”). Al centro del dipinto si trova un colonnato e la colonna che rappresenta S.Clemente che così recita: “DURITAM CORDIS VESTRIS, SAXA TRAERE MERUISTIS“, ovvero “Per la durezza del vostro cuore meritaste di trainare sassi”. Da notare che il pagano Sisinnio si rivolge ai servi in un linguaggio triviale, di tono plebeo (li apostrofa infatti come “fili de le pute”) ed usa il volgare, a sottolineare la sua durezza d’animo, contrapposta alla santità di Clemente che invece si esprime in latino, seppure in modo errato rispetto alla norma classica.
Gravemente danneggiata in seguito all’invasione normanna di Roberto il Guiscardo del 1084, l’antica basilica fu prima abbandonata e poi ricoperta di terra per sostenerne una nuova, edificata nel 1108 per volontà di Pasquale II. Nel 1403 una comunità monastica cominciò ad ufficiare la chiesa di S.Clemente, ovvero quando Bonifacio IX vi introdusse la congregazione agostiniana di S.Ambrogio di Milano. La basilica restò in mani ambrosiane fino al 1643, quando l’intera congregazione fu soppressa da Urbano VIII. Nel 1645 Camillo Pamphilj, Cardinal nipote di Innocenzo X, affidò la custodia della basilica ai Domenicani di S.Sisto Vecchio e l’intera proprietà fu poi trasferita nel 1667 in perpetuità all’ordine Domenicano dal Cardinale Francesco Maidalchini, successore di Camillo Pamphilj nella carica di Abate Commendatario di S.Clemente. Dieci anni dopo, a causa della persecuzione religiosa in Irlanda, la basilica ed il convento di S.Clemente, insieme a quelli di S.Sisto Vecchio, furono assegnati ai Domenicani Irlandesi, che ancor oggi amministrano la basilica. Tra il 1713 ed il 1719, durante il pontificato di Clemente XI, la chiesa fu ampiamente restaurata da Carlo Fontana. Occorre ricordare che le preesistenze romane e paleocristiane si erano nel frattempo dimenticate: bisognerà attendere la seconda metà dell’Ottocento, quando il padre domenicano irlandese Joseph Mullooly e l’archeologo Giovan Battista De Rossi iniziarono gli scavi nel sottosuolo, nella convinzione che lì sotto vi fosse la cripta, per riportare alla luce l’antica basilica medioevale. Gli scavi continuarono agli inizi del Novecento quando furono ritrovate anche le antiche vestigia romane.
L’odierna facciata della basilica (nella foto in alto sotto il titolo) è quella del XVIII secolo e, scandita da lesene con capitelli corinzi, presenta un finestrone centrale sormontato da un timpano triangolare ed è affiancata dal campanile realizzato tra la fine del XVII e l’inizio del XVIII secolo.

protiro di s.clemente
3 Protiro

L’ingresso principale su Piazza di S.Clemente è inquadrato in uno splendido protiro in laterizio del XII secolo (nella foto 3) sorretto da quattro colonne di granito con antichi capitelli e cornice marmorea ad intrecci.

portico di s.clemente
4 Portico e fontana

Varcato l’ingresso si accede ad un quadriportico costituito da colonne del XII secolo con capitelli ionici, al centro del quale è situata un’elegante fontana (nella foto 4) risalente, probabilmente, alla seconda metà del XVIII secolo, quando sostituì l’antico cantharus. La fontana è formata da una vasca di forma ottagonale al centro della quale, su un piccolo basamento circolare, si eleva un massiccio fusto in travertino che sostiene un catino dal quale s’innalza un breve zampillo d’acqua.

interno di s.clemente
5 Interno di S.Clemente

Dal quadriportico si accede alla basilica (nella foto 5 l’interno), divisa in tre navate terminanti in altrettanti absidi e divise da antiche colonne romane di marmo e granito che il Fontana ornò con capitelli ionici in stucco.

gloria di s.clemente
6 Gloria di S.Clemente

Il pavimento è cosmatesco ad intarsi marmorei formanti disegni geometrici mentre splendidi appaiono i tre soffitti lignei a cassettoni dorati delle navate, ornati dagli emblemi di Clemente XI e contenenti tre dipinti relativi all’Incoronazione di Maria, alla Gloria di S.Servolo ed alla Gloria di S.Clemente (nella foto 6). Nella navata di destra importante è la Cappella di S.Domenico, affrescata con “Storie della vita del Santo” di Sebastiano Conca e la Cappella dei Santi Cirillo e Metodio in cui è conservata una Madonna del Sassoferrato. Al centro della navata principale, con frammenti appartenenti alla prima basilica, è stata ricostruita la Schola Cantorum ed un candelabro cosmatesco. Segue il ciborio medioevale a forma di tempietto sostenuto da quattro colonne di marmo pavonazzetto e, nell’abside maggiore, la sedia episcopale.

mosaico absidale di s.clemente
7 Mosaico absidale

Splendido il mosaico del catino absidale (nella foto 7) con “Cristo crocefisso tra la Madonna e S.Giovanni“. Nella navata di sinistra si trova il “Monumento funebre del cardinale Antonio Venier”, opera di Isaia da Pisa, con colonnine e marmi del tabernacolo della basilica inferiore, voluto dal presbitero Mercurio, divenuto poi papa Giovanni II.

cappella di santa caterina
8 Cappella di S.Caterina

Qui si trova anche la bellissima Cappella di S.Caterina (nella foto 8), uno dei più preziosi gioielli della pittura del primo umanesimo italiano per la presenza delle “Storie della Santa“, opera quattrocentesca di Masolino di Panicale.

ingresso di s.clemente su via di s.giovanni in laterano
9 Ingresso su Via di S.Giovanni in Laterano

Su Via di S.Giovanni in Laterano si apre l’ingresso laterale alla chiesa (nella foto 9) realizzato nel 1719 da Carlo Fontana e costituito da un portale affiancato da due lesene ioniche e sormontato da due frontoni tra i quali sono posti due scudi araldici. Al di sopra è situata l’iscrizione dedicatoria che così recita: “CLEMENS XI PONT(IFEX) MAX(IMUS) RESTAURAVIT ET ORNAVIT ANNO MDCCXIX PONT(IFICII) SUI XIX”, ovvero “Clemente XI Pontefice Maximo restaurò ed ornò nell’Anno 1719, 19° del suo pontificato”.

ingresso al convento su via labicana
10 Ingresso al convento su Via Labicana

Sul versante opposto del complesso si apre, al civico 95 di Via Labicana, il portale di accesso al convento (nella foto 10) costituito da due grandi volute che inquadrano il maestoso arco bugnato sormontato dallo scudo araldico della Basilica, che unisce lo stemma dell’Ordine dei Predicatori con l’ancora di S.Clemente e le sue iniziali latine S C, ovvero Sanctus Clemens.