La Torre degli Annibaldi, situata in Via del Fagutale ma dominante Via degli Annibaldi, fu costruita nel 1204 da Pietro Annibaldi, cognato di Papa Innocenzo III (1198-1216). L’edificio, costituito da una fascia di tufelli alla base e di laterizio nella parte superiore, poggia sul ciglio dell’altura costituita dalla parte terminale del Fagutale, una delle tre cime del colle Esquilino. Nel 1894 fu operato un taglio al Fagutale, reso evidente dall’altissimo muraglione di sostegno, per consentire il passaggio della via degli Annibaldi e fu in questa occasione che venne alla luce un reperto di età romana sul quale la torre stessa poggia: si tratta del cosiddetto “Ninfeo di Via degli Annibaldi“. La costruzione, in opera reticolata, è databile tra la fine della Repubblica e l’età augustea, ma non si sa se appartenesse ad una struttura più grande o se fosse a sé stante, né tantomeno se fosse di carattere pubblico o privato. Vogliamo qui ricordare che i ninfei erano dei luoghi caratterizzati dalla presenza di fontane, costituiti da ambienti articolati, a volte anche suddivisi in navate ed utilizzati come luoghi di ritrovo e di festeggiamenti. Gli Annibaldi costruirono ed utilizzarono la torre proprio in contrapposizione alla famiglia antagonista dei Frangipane, che invece avevano la loro roccaforte nell’antistante Colosseo. Ma già dal secolo successivo, con il decadimento della nobile famiglia a favore dei Caetani, la torre entrò a far parte del complesso fortificato di “S.Maria in Monasterio“. Nel XVI secolo la chiesa-castello cadde in rovina (tanto che la chiesa fu fatta abbattere da papa Clemente VII perché pericolante) e la Torre passò ai Maroniti, tuttora proprietari dell’edificio. Si noti il vano semicircolare posto sul lato meridionale della costruzione: si tratta di un ambiente chiuso utilizzato come scala di collegamento tra i vari piani, una sorta di scala condominiale odierna. Questa torre era tristemente nota nel Medioevo perché, accanto alla famosa Lupa Capitolina, qui situata su una base di pietra e assicurata al muro da grappe di ferro, venivano inchiodate le mani dei ladri, soprattutto di quelli colpevoli di aver trafugato oggetti preziosi dalle chiese.