Via della Madonna dei Monti collega Via dei Serpenti a Via di Tor de’ Conti e prende il nome dalla chiesa che quivi sorge, S.Maria ai Monti (nella foto sopra in primo piano), più popolarmente detta “Madonna dei Monti”. La via ripercorre approssimativamente un tracciato molto antico, quello dell’Argiletum, un’antica via romana che collegava il Foro Romano alla “Subura“. La chiesa di S.Maria ai Monti (nella foto 1) sorge sul luogo dove, un tempo, sorgeva un monastero di Clarisse, poi trasformato in case di abitazione, e con un locale che fungeva da fienile. Un giorno di aprile del 1579 alcuni operai, intenti a demolire un muro del fienile, udirono una voce che pregava di non far male al bambino: stupiti, gli operai tolsero i mattoni con le mani e fu così che ritrovarono un bellissimo affresco rappresentante la “Vergine con il Bambino“.
La notizia, naturalmente, si sparse per tutta Roma, richiamando un gran numero di persone, tra le quali una donna non vedente di nome Anastasia, la quale, dopo aver visto la Sacra Immagine, riacquistò la vista. Il ripetersi dei miracoli e la gran folla che ogni giorno si accalcava dinanzi alla casa convinsero papa Gregorio XIII a dare l’assenso alla costruzione della chiesa. Progettata da Giacomo Della Porta nel 1580, la chiesa, raro esempio ancora intatto di architettura della Controriforma, si presenta con una facciata assai armonica a due ordini, con paraste e capitelli corinzi, ampie cornici, nicchie simmetriche ed un bel portale classico con loggia superiore colonnata: il tutto è chiuso da un timpano, sovrastato dall’emblema rionale (i tre monti) che sorregge una Croce. Bella la cupola ottagonale, fiancheggiata da due campanili gemelli, poggiante su un alto tamburo pure ottagonale nel quale coppie di pilastri si alternano a finestre rettangolari, sormontate da timpani curvi o rettangolari. Sopra la cornice, i pilastri continuano idealmente in costoloni abbinati che scandiscono la calotta in otto spicchi. La lanterna è opera di Carlo Rainaldi, che subentrò al Borromini, del quale ne modificò il progetto dimezzando il numero delle colonne e diminuendo di un quinto l’altezza. L’interno della chiesa è a croce latina ed a navata unica, nella quale si aprono alcune cappelle laterali.
La volta è affrescata con “Ascensione, Angeli e Dottori della Chiesa” di Cristoforo Casolari del 1620, mentre l’altare maggiore, opera del Della Porta, è costituito da una fastosa edicola sormontata dalle statue del “Salvatore tra Angeli” e contenente la miracolosa immagine della “Vergine con il Bambino” (nella foto 2), più conosciuta come “Madonna dei Monti”, alla quale si deve l’edificazione della chiesa. Ai lati della Vergine, seduta in un trono cuspidato con in braccio il Figlio, vi sono quattro Santi oranti, S.Lorenzo e S.Stefano in piedi e S.Agostino e S.Francesco inginocchiati. Accanto alla chiesa sorge un bellissimo palazzo conventuale chiamato Palazzo del Collegio dei Neofiti e dei Catecumeni (nella foto sotto il titolo in secondo piano e nella foto 3), costruito nel 1635 dall’architetto Gaspare De Vecchi su commissione del Cardinale Antonio Barberini. Il Collegio, trasferitosi qui dalla Piazza di S.Chiara, ospitava coloro che si erano convertiti al cattolicesimo (i neofiti), i quali ricevevano la dottrina cristiana per essere poi ammessi al battesimo (i catecumeni): ad essi si insegnava latino, greco, ebraico, filosofia, matematica, ma anche lingue orientali, nella prospettiva di divulgare poi la cultura cristiana e convertire i loro ex correligionari. Nel 1712 Papa Clemente XI assegnò la chiesa di S.Maria ai Monti ed il Collegio ai Pii Operai dei Catecumeni e Neofiti, un gruppo di sacerdoti diocesani, organizzati dal venerabile Carlo Carafa. Nel 1886 il Collegio fu chiuso ed oggi ospita la casa parrocchiale della Madonna dei Monti e l’Istituto delle Maestre Pie dell’Addolorata. Il palazzo apre sulla via con un portale architravato a timpano curvo; la facciata sviluppa su due piani con due finti mezzanini, come indicano gli spazi per le finestre chiusi. Le finestre dei due piani presentano una ricca cornice e poggiano su due fasce marcapiano. L’architetto De Vecchi, dato che l’angusta via soffocava il palazzo, curò principalmente l’ingresso sulla piazza, quello ad angolo con la chiesa.
Qui infatti, sul cantonale concavo evidenziato da due paraste giganti, pose una bella edicola sacra (ben visibile nella foto 3), sorretta da mensole a volute e dalle ali di un cherubino e costituita da un altorilievo in marmo inserito in una nicchia quadrangolare raffigurante una copia in marmo dell’affresco della “Madonna dei Monti”. La lunga epigrafe marmorea sottostante ricorda che la costruzione del palazzo fu voluta da Papa Urbano VIII Barberini e da suo fratello, il Cardinale Antonio Barberini, nel 1635. Di fronte al palazzo si erge una casetta molto antica, forse risalente al XIII secolo, con resti di muratura medioevale: probabilmente qui poggiava l’antica torre detta “della Subura“. Di incerta appartenenza, si è propensi a credere che appartenesse ai Conti, se non altro perché le loro proprietà occupavano gran parte della zona, ma qualcuno vuole riconoscervi anche la “Torre Manilia“, costruita dal nobile Manilio, alla quale si appendevano i trofei vinti nelle gare di Campo Marzio ed alla quale si sacrificava a Marte il più bello dei cavalli vincitori della corsa delle bighe durante le “Equirie“.
Proseguendo, sulla sinistra, al civico 68 di Via della Madonna dei Monti, troviamo un’altra casa di epoca medioevale (nella foto 4), caratterizzata da colonne di granito incassate nel muro ed agli angoli, evidentemente resti di un portico medioevale. All’angolo con via dei Neofiti si erge la chiesa di S.Salvatore ai Monti (nella foto 5), risalente all’XI secolo, come riportato su un’antica epigrafe nella quale si ricordava la dedica di Papa Clemente II alla chiesa allora denominata “S.Andrea”.
Successivamente la chiesa fu dedicata, come ricordato in una bolla di Papa Niccolò IV del 1289, a S.Salvatore “de Suburra“, ma conosciuta anche come “S.Salvatore de Torre Secura” (per la vicinanza alla Torre dei Conti, appunto denominata “Secura“). La chiesa, distrutta completamente dai lanzichenecchi durante il Sacco di Roma del 1527, fu ricostruita durante il pontificato di Urbano VIII tra il 1630 ed il 1635 su progetto di Gaspare de Vecchi e collegata con l’adiacente Collegio dei Neofiti. La facciata, a capanna, è delineata da paraste ed è ornata da un campaniletto a vela; piccolo ma elegante il portale cinquecentesco, sopra il quale vi è la seguente iscrizione: “ANTIQUA PAROECIALIS AEDES SS SALVATORIS ET S PANTALEONIS AB URBANO VIII P(ONTIFICE MAXIMO) HOSPITIO CATHECUMENORUM CONCESSA VETUSTATE FATISCENS A FUNDAMENTIS RENOVATA ET IN ELEGANTIOREM FORMAM REDACTA A(NNO) MDCCLXII“, ovvero “L’antica sede parrocchiale del Ss.Salvatore e di S.Pantaleone fu concessa da Papa Urbano VIII all’ospizio dei Catecumeni e, pericolante per l’invecchiamento, fu rinnovata dalle fondamenta e ricondotta ad una forma più elegante nell’anno 1762”. La chiesa fu restaurata nel 1904 e poi sconsacrata ed utilizzata per manifestazioni culturali: oggi è semplice oratorio della vicina chiesa di S.Maria ai Monti.
Proseguendo la visita di Via della Madonna dei Monti troviamo, sulla sinistra, un gruppo di case (nella foto 6), poste tra i civici 83 e 95, risalenti al Seicento ed al Settecento che contribuiscono notevolmente a trasmettere quell’atmosfera che spesso cerchiamo in questi angoli di Roma, ovvero un ambiente popolare, dimenticato, forse anche anacronistico.
Nella sezione Roma nell’Arte vedi:
Madonna dei Monti di G.B.Falda
Collegio de’ Neofiti di G.Vasi