Il Viminale è il più piccolo dei sette colli di Roma, al quale si aggiungono il Campidoglio, il Quirinale, il Palatino, l’Aventino, il Celio e l’Esquilino. Era separato dall’attiguo colle Quirinale dal “Vicus Longus“, che dal Foro di Augusto seguiva la valle fino alle Terme di Diocleziano. In età repubblicana il Viminale, quasi privo di santuari e monumenti pubblici, era essenzialmente un quartiere residenziale, come dimostrano le ricche case del II e del I secolo a.C. rinvenute in Via Panisperna, Via Balbo e lungo il “Vicus Patricius“. Tra gli edifici pubblici ricordiamo la caserma della III coorte dei Vigiles, situata probabilmente presso la “Porta Viminalis“, ed uno stabilimento termale chiamato “Lavacrum Agrippinae“, posto nei pressi della chiesa di S.Lorenzo in Panisperna. Il nome di questo colle deriva dai “vimina“, ovvero i vincheti, cespugli e boschetti di salice che anticamente vi crescevano in abbondanza. Una contrada al centro del Viminale era detta in tempo antico “ad decem tabernas“, per alcune botteghe esistenti in loco, tanto che per molto tempo si usò chiamare questa zona “Dieci Botteghe“.
Nella foto in alto e nella foto 1 possiamo ammirare il Palazzo del Viminale, concepito da Giovanni Giolitti, allora Presidente del Consiglio, come sede dell’Esecutivo. Il complesso edilizio fu realizzato tra il 1911 ed il 1919 su progetto dell’architetto Manfredo Manfredi, con decorazioni e rifiniture completate nel 1921, mentre la sistemazione del piazzale antistante e delle rampe di accesso furono ultimate nel 1930. Fu eretto su una zona ampia 60.000 metri quadri di proprietà demaniale occupata da giardini ed orti tra Via Agostino Depretis, Via Palermo, Via Cesare Balbo e Via Milano, opportunamente scavata e spianata dall’Ufficio Speciale del Genio Civile. Se ne ricavò così un immenso volume di terriccio che finì nell’area dove sorse la Città Universitaria della Sapienza e furono portati alla luce numerosi reperti archeologici assai importanti per la definizione dell’antica topografia del Colle Viminale. Soltanto nel 1961 il Palazzo del Viminale divenne sede esclusiva del Ministero dell’Interno, ovvero dopo che la Presidenza del Consiglio si era trasferita a Palazzo Chigi.
Il palazzo, inaugurato ufficialmente il 9 luglio 1925, presenta un corpo centrale collegato armoniosamente ai laterali con un effetto scenografico accentuato dal prospetto di accesso costituito da una scalinata centrale e da due grandiose rampe carrabili. Queste, in particolare, sono delimitate da quattro colonne, due per lato, ornate da coppie di Aquile ad ali spiegate (una delle quali nella foto 2), opera dello scultore Publio Morbiducci, alla base delle quali sono presenti alcune iscrizioni che, unite e riferite all’Aquila, formano un’epigrafe commemorativa del progetto espansionistico dell’era fascista: “ITALIAE DUCIS AUSPICIO – NOSTROS PER FINES PERGE – VICTRIX HINC PROCUL EVOLA – AUDAX PER ORBEM CLAMITANS”, ovvero “Sotto l’auspicio del Duce d’Italia – dirigiti verso i nostri confini – da qui vincitrice vola lontano – gridando audace per il mondo”. Da segnalare che la parola DUCIS, in rispetto ad una “damnatio memoriae” odierna, risulta malamente cancellata.
Come sopra menzionato, il piazzale antistante fu realizzato successivamente rispetto al palazzo: in particolare, la fontana (nella foto in alto e nella foto 3) fu eretta soltanto nel 1929 per riempire il vuoto dell’emiciclo compreso tra le due rampe di accesso. La fontana, realizzata su progetto dello scultore Publio Morbiducci e protetta da colonnine di travertino collegate tra loro da robuste catene e da una balaustra in ferro sagomato, è costituita da una vasca mistilinea di marmo posta ad un livello inferiore rispetto al livello stradale. Al centro si eleva un massiccio basamento quadrangolare ai quattro lati del quale sono scolpiti i tre monti sovrapposti, simbolo del rione Monti, la Lupa Capitolina (nella foto 3, verso Via Agostino Depretis) e la Corona Turrita, simbolo della città (nella foto 4, verso il Palazzo del Viminale).
Il basamento sostiene un ampio catino, anch’esso quadrangolare e decorato con finte maniglie circolari scolpite, da cui dipartono due zampilli d’acqua che, scivolando lungo il basamento, vanno a ricadere nella vasca inferiore. Occorre precisare che la fontana, progettata inizialmente per “Piazza Mastro Giorgio” (oggi Piazza Testaccio), venne dapprima destinata a Piazza Galieno e poi definitivamente collocata in Piazza del Viminale.
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