Piazza della Pigna è situata quasi al centro del trapezio che costituisce il territorio del rione omonimo, dal quale evidentemente prende il nome. L’attuale conformazione quadrangolare della piazza fu definita nel Cinquecento allorché vennero costruiti gli edifici che la delimitano, con la conseguente demolizione di altri fabbricati: si ricorda, fra questi, l’antica chiesa dei “Ss.Cosma e Damiano de pinea”, nella quale venne istituita la Compagnia della Pietà ai Carcerati che nel 1584 passò all’antistante chiesa di S.Giovanni della Pigna, come evidenziato dall’iscrizione tuttora esistente sull’architrave (nella foto sotto il titolo). Dominante dovette essere il nucleo baronale delle Case dei Porcari sulla piazza, poiché questa era allora denominata “piazza dei Porcari”. Il lato meridionale della piazza presenta due bei palazzi, palazzo Gabrielli, risalente al 1530, e palazzo Maffei Marescotti, entrambi sede, dal 1906 al 1946, del Vicariato di Roma; sul lato orientale prospetta il palazzo dei Porcari mentre quello settentrionale è caratterizzato dalla presenza della chiesa di S.Giovanni della Pigna, anch’essa tanto importante da assegnare al luogo il nome di piazza di S.Giovanni della Pigna. Questa chiesa, menzionata nelle bolle papali di Agapito II (955) e Giovanni XII (962), in origine era dedicata ai santi martiri Eleuterio e Genesio, tanto che una parte del corpo di quest’ultimo riposa tuttora sotto l’altare maggiore, mentre l’altra parte fu concessa da Sisto V alla chiesa di S.Susanna. Naturalmente S.Giovanni della Pigna, vista la vicinanza, ospitò moltissime tombe della famiglia Porcari, come testimoniato anche dalle numerose lapidi sepolcrali tuttora presenti, come quella di Nicola Porcari del 1362, decorata con splendidi caratteri gotici, e quella di Giuliano Porcari del 1282, con bellissima decorazione a mosaico. La chiesa fu dedicata a S.Giovanni allorquando venne riedificata nel 1624 dall’architetto Torroni per volontà della Confraternita della Pietà ai Carcerati, tuttora esistente e con sede al civico 52 della piazza. La Confraternita nacque grazie all’iniziativa di un padre gesuita, Giovanni Tallier, di nazionalità francese ma residente a Roma, che nel 1575 fungeva da confessore nelle carceri romane. Inizialmente il padre sollecitò ed organizzò un nucleo di persone pie e generose che si prendevano cura dei carcerati, ma già quattro anni dopo, il 28 giugno 1579, papa Gregorio XIII diede un forte impulso all’iniziativa erigendola ad Arciconfraternita. Nel 1585 papa Sisto V, cardinale protettore sin dalle origini della pia compagnia, ne confermò l’organizzazione e le competenze, concedendole anche il privilegio di liberare annualmente un giustiziando. La chiesa, restaurata nel 2007, presenta una facciata tripartita da lesene e da capitelli compositi: il portale, sormontato da un timpano curvilineo, presenta una testa d’angelo. Il riquadro sagomato presente al centro dei due finestroni superiori conteneva un tempo un affresco, oggi del tutto scomparso. Un timpano triangolare e la croce concludono la facciata. L’interno si presenta a navata unica con un altare maggiore dove è situato un “S.Giovanni Battista” di Baldassarre Croce.
Il fianco destro della chiesa, percorso dal vicolo della Minerva, è caratterizzato dalla presenza di una Madonnella (nella foto 1), costituita da un’edicola quadrangolare con due lesene laterali che racchiude un affresco seicentesco di grandi dimensioni; al di sopra si trova un timpano con al centro una testina angelica e festoni di fiori e frutta in stucco. L’edicola, denominata “Madonna col Bambino e Santi”, presenta la Vergine, seduta sulle nubi tra testine angeliche, con il Bambino benedicente in braccio, mentre sulla destra si vedono i Ss.Pietro e Paolo, uno inginocchiato, l’altro in piedi. Due piccole pigne, emblema del rione, sono scolpite direttamente sulle lesene, mentre un’altra, più grande, è posta sul fianco della chiesa al di sopra dell’edicola stessa.