Via di S.Nicola de’ Cesarini prende il nome dall’antica chiesa di S.Nicola de’ Cesarini costruita nell’VIII secolo sul “Tempio di Giuturna” (identificato come tempio A) dell’Area Sacra di largo di Torre Argentina, che a sua volta prese il nome dalle proprietà della famiglia Cesarini: infatti dove oggi sorge il complesso archeologico un tempo era situato il palazzo dei Cesarini, posto da un lato tra la piazza dei Cesarini (già anticamente denominata “platea Cesarinorum“) e la via di S.Nicola de’ Cesarini, dall’altro tra l’attuale Corso Vittorio Emanuele II e la via del Teatro Argentina, con l’ingresso posizionato proprio dinanzi all’odierno Teatro Argentina. I lavori per il congiungimento di via Arenula con il Corso Vittorio Emanuele II, nella piena consapevolezza di distruggere in tal modo edifici di grande importanza archeologica, come testimoniavano alcuni avanzi di un tempio rotondo e di un tempio rettangolare, iniziarono nel 1927 proprio con l’abbattimento della chiesa cinquecentesca di “S.Nicola de’ Cesarini“: fu così che venne alla luce il complesso archeologico dei quattro edifici dell’Area Sacra, per la successiva sistemazione dei quali scomparvero anche la piazza ed il palazzo dei Cesarini.
Questo, che negli anni precedenti la sua demolizione era di proprietà dei conti Chiassi, si avvaleva, come struttura originaria, di una “turris Johannis de Cesario” del XII secolo, alla quale si aggiunsero successivamente orti e case adiacenti. Del palazzo sappiamo che l’architrave della porta d’accesso fu dipinta da Perin del Vaga, al tempo di papa Clemente VII, mentre da una descrizione di poco successiva che “la casa del signor Giuliano Cesarini ha la facciata dinanzi di passi 92 con un finestrato principale di dodici finestre antiche sopra mezzanini, la facciata di fianco di passi 16 e dalla porta fino a quando va in là il cortile passi 46. Non vi è altro fianco che il detto a mandritta e la porta non è nel mezzo”. Ampliato al tempo di papa Urbano VIII, quando vi fu incorporato l’adiacente palazzo Olgiati, l’edificio fu il luogo dove nel 1547 vi morì Vittoria Colonna; infine, sull’angolo del palazzo che prospettava verso l’odierno Corso Vittorio Emanuele II, era situata un’edicola settecentesca denominata (neanche a dirlo) “Madonnella dei Cesarini”, raffigurante l’Assunzione di Maria. La chiesa di S.Nicola de’ Cesarini, come sopra menzionato, risaliva all’VIII secolo: fu consacrata da papa Innocenzo II nel 1132 ma se ne ha una prima menzione in una bolla papale di Urbano III del 1186 quando la chiesa dipendeva da S.Lorenzo in Damaso.
Restaurata più volte nel Seicento e riconsacrata nel 1729, passò poi ai Carmelitani: la facciata fu dipinta da Giovanni Guerra ed all’interno presentava dipinti del Cinquecento, Seicento e Settecento. Tutto ciò che rimane dell’antica chiesa è situato all’interno dell’Area Sacra, ovvero due absidi (nella foto 1) con tracce di affreschi (nella foto 2). Nonostante le demolizioni, tuttora la via ospita un bellissimo edificio costruito nell’Ottocento per i Nobili Vitelleschi (nella foto in alto sotto il titolo), famiglia originatasi nel Seicento dal matrimonio di Virginia, ultima rappresentante dei Vitelleschi, oriundi di Città di Castello, con Girolamo Nobili di Rieti, che prese il cognome della moglie perché condizione essenziale affinché divenissero eredi della proprietà fu quella di conservare il cognome Vitelleschi. Il palazzo sorse sull’area dell’edificio appartenuto al Collegio Calasanziano, acquistato dai Nobili Vitelleschi ed appositamente demolita: il prospetto di tre piani, oltre il pianterreno, fu sopraelevato alla fine dell’Ottocento di un piano e successivamente di un secondo piano con terrazza.
Al pianterreno apre un portale ad arco bugnato (nella foto 3) con lo stemma di famiglia, un’aquila e due vitelli affrontati, affiancato da finestrelle quadrate incorniciate e porte di negozi aperti nel Novecento, alcuni dei quali conservano ancora le porte originarie. Al primo piano le finestre sono architravate, quelle dei piani successivi incorniciate. L’edificio, come si vede nella foto in alto, presenta una facciata anche su Corso Vittorio Emanuele II con una medesima struttura architettonica.