Il Rione Ponte era, in origine, una distesa di paludi, come ricorda Ovidio nei “Fasti”, un luogo misterioso, sibillino e “gonfio di agguati”. Nei pressi di Ponte Vittorio Emanuele II era situato il “Tarentum“, il luogo dove si trovava, in età storica, il “Santuario di Dite (ovvero Plutone, dio degli Inferi) e Proserpina”, il cui altare sotterraneo veniva dissepolto in occasione di ogni cerimonia. Un altro ricordo archeologico fu scoperto nel 1890 dal Lanciani lungo le rive del Tevere, all’altezza di Tor di Nona: sono gli avanzi di un poderoso molo da sbarco per i marmi che servivano ai monumenti del Campo Marzio. Tra le memorie archeologiche vince in bellezza il “Ponte Elio” che peraltro ha dato il simbolo al rione. Papa Sisto IV Della Rovere fu il primo restauratore del rione: fece selciare tutte le vie e, nel gennaio del 1480, ripulì la zona di Ponte S.Angelo da tutti i tuguri fatiscenti, anche se la sua opera più importante può considerarsi la costruzione di S.Maria della Pace. Molti furono i personaggi noti che vissero nel rione: da Benvenuto Cellini, nel 1519, al genio del Borromini nel 1615, da Carlo Maderno a Messer Agostino Chigi. Ponte fu nominato V Rione di Roma il 18 maggio 1743, con chirografo di Papa Benedetto XIV. Nei primi anni del ‘900 il piano regolatore della “nuova” Roma operò nel rione vari sventramenti che inflissero vaste ferite all’antico tessuto urbano. Ciononostante questo rione ha conservato il suo tipico aspetto con i rettilinei rinascimentali convergenti verso Ponte S.Angelo, riuscendo a mantenere un perfetto equilibrio tra passato e presente.